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Un trasporto senz'anima
Un giorno di dicembre dell'anno 2150 fu finalmente annunciato che il teletrasporto era riuscito. Il clamore suscitato da quell'avvenimento fu tale, dopo anni di tentativi finiti nel nulla e di oggetti disintegrati senza che poi si fossero mossi, che per molte settimane a seguire gli organi di informazione smisero di parlare di altro. Si era riusciti quel giorno a spostare una banana da una stanza a un'altra facendola prima disintegrare in particelle elementari e poi trasportandola lungo un fascio di luce verso la sua destinazione, dove poi era stata ricostituita sulla base della mappa dei suoi atomi che era stata fatta in precedenza.
Se fino a quel giorno le immani possibilità che un tale sistema di trasporto avrebbe offerto erano state solo timidamente sognate, a quell'annuncio la fantasia esplose in un boato che parve non avere più fine. Ci fu lo scienziato che finalmente riuscì a dire a tutti che sarebbe stato possibile inviare sugli aerei in volo il carburante senza bisogno di farli scendere a terra, ma ci fu anche la vecchietta dell'angolo, che da tempo non ce la faceva più a portarsi la spesa a casa e finalmente sentì che le sue pene erano finite.
Nei mesi che seguirono si provò a teletrasportare anche altre cose e si capì che non solo le banane potevano viaggiare lungo quel fascio di luce ma anche tazze, manganelli e persino poltrone. Venne finalmente anche il giorno che tutti agognavano ma di cui nessuno fino a allora aveva osato parlare apertamente: quello del trasporto di esseri viventi. Si era infatti riusciti a mappare la struttura atomica del classico topolino da esperimento e dopo averne fatti viaggiare tre senza poi ottenere di nuovo un topolino alla fine del viaggio, quasi per miracolo il quarto topolino si ripresentò nell'altra stanza come se nulla gli fosse successo. Ne guadagnò un giro per il mondo, chiuso in una gabbietta dorata e alla mercè di milioni di persone che volevano vederlo da vicino, ma finì poi schiacciato sotto ai piedi di un lottatore di sumo, dopo che un bambino per sbaglio gli aveva aperto la gabbietta.
Naturalmente l'obiettivo finale di questo processo scientifico era il teletrasporto dell'essere umano. Dopo aver fatto viaggiare maiali, cani e persino cavalli, si era arrivati a mappare accuratamente la struttura di un vecchietto che di lì a non molto sarebbe morto di malattia. Dopo avergli promesso che comunque il suo viaggio sarebbe andato a finire, i suoi figli e nipoti avrebbero beneficiato di un congruo vitalizio, fu fatto passare nel raggio di luce, e, incredibilmente, si ripresentò nell'altra stanza così com'era partito. Gli fu fatta subito un'accurata visita medica, e tutti gli organi risultarono a posto, e pure la malattia. Gli fecero anche una visita psicologica e in quell'occasione fu notato che nonostante fosse in grado di leggere e fare di conto, aveva perso la voglia di sorridere. La vista del suo nipotino, che prima lo mandava in visibilio, gli risultò infatti quasi del tutto indifferente. Alla cosa non fu data importanza e l'entusiasmo per quel successo portò gli scienziati a ipotizzare che un giorno sarebbe stato persino possibile fare una mappatura anche delle malattie, in modo poi da sottrarle dall'uomo durante il trasporto e farlo arrivare sano dall'altra parte.
E mentre il vecchietto morì di malattia senza aver più sorriso, si riuscì a trasportare alcune altre persone, questa volta non destinate per loro natura a una morte imminente, ma dietro a un compenso così enorme che avrebbe cambiato in modo definitivo la qualità della loro vita. L'esperimento riuscì in tutti i casi e le visite mediche confermarono sempre che queste persone arrivavano alla fine del viaggio in piena salute. Tuttavia gli accertamenti psicologici cominciarono a evidenziare dei fenomeni un po' strani, di per sé non proprio allarmanti, ma che indicavano che un qualche turbamento il teletrasporto doveva procurarlo. Uno dei viaggiatori cominciò a grattarsi continuamente dietro la schiena guardando lontano nel vuoto e senza interessarsi più ad alcunché. Se interrogato su qualsiasi cosa che riguardasse il suo passato rispondeva però in modo appropriato, senza dimenticanze o errori. Un altro viaggiatore intraprese una carriera di disegnatore e volle rappresentare infinite volte una casetta, un albero e un prato. Gli fecero un esame del quoziente d'intelligenza: non era mai stato molto intelligente, ma il suo quoziente non risultò peggiorato. Un altro ancora cominciò a chiedere di mangiare, e da quel momento in poi l'unico scopo della sua vita parve quello di dover saziare una fame senza fine.
Fu messo in piedi un comitato scientifico per studiare la cosa, ma dopo mesi e anni di studi non si venne a capo di nulla. Si continuò a teletrasportare cose e animali con grande efficienza e su distanze sempre più lunghe, mentre per gli uomini ci si armò di cautela sempre maggiore, anche perché si era sparsa la voce di quelle stranezze e di volontari che si facessero avanti ne venivano fuori sempre meno.
Un giorno il viaggiatore che non aveva smesso più di mangiare si trovò sul punto di morte. Sua madre volle per lui un prete, ma di preti disposti a venire non ce n'erano più. Alla fine fu trovato un fraticello che non essendoci più monasteri in giro si era trovato a fare il barbone in una vecchia stazione di periferia. Portato dinnanzi al morente, dopo averlo scrutato ben bene, egli disse con assoluta sicurezza: "Ma io non posso dargli il viatico, in costui l'anima non c'e' più, si deve essere persa per strada'.
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