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Jackpot
Mi divincolai dalla morsa di Morfeo quando le luci del Casinò di Sanremo avevano lasciato il posto a quelle pigre della prima parte del mattino. Avevo la bocca impastata, le gambe pesanti ed un fortissimo mal di testa. Quest'ultimo causato sia dall'enorme quantità di alcool ingerita prima di addormentarmi (una Vodka, una bottiglia di Vino, due Birre, un calice di Champagne, due Cognac, Amen), sia dalle due ore di sonno passate seduto su uno sgabello con la tempia appoggiata sul muro.
" Signore deve andare. La sala da gioco ha chiuso un'ora fa'."
La vecchia signora che mi rimproverava con un marcato accento genovese passava lo spazzolone tra le roulette e le macchine del videopoker. Con la sua espressione corrucciata e le sue spalle curve, sembrava portare il peso di tutto quel mondo frivolo, fatto di champagne e di soldi facili, che aveva animato quelle sale fino a qualche ora prima.
" Me ne vado. Me ne vado subito. Scusi tanto. È stata una serataccia."
" Vuole che la compatisca? Quanto ha perso? Mille? Duemila?"
" Duemila e Cinquecento."
" Ne vedo tanti come lei. Fate i bastonati come se aveste perso per colpa di qualcun altro. Che ci venite a fare qui a San Remo? È il Casinò che vince sempre."
" Mah... signora.. è una storia lunga."
" Bah.. che non son mica fatti miei. Tanto lo so già che tornerà. Lei ha la faccia di quelli che tornano."
" Non credo che tornerò. Beh.. la saluto."
"..'giornata."
" Speriamo."
Mi alzai dallo sgabello e aggiustai lo smoking che avevo affittato per l'occasione. Tra lo Chemin de Fer, il noleggio dell'abito, i drink, la benzina e tutto il resto, la trasferta sanremese mi era costata più di tremila euro. Praticamente due stipendi mensili.
Andai verso il bagno per lavarmi la faccia, ma quando infilai le mani in tasca trovai una sorpresa. Piatta e rotonda, una fiche da 50 euro era sopravvissuta alla debacle appena consumata e riposava beata dentro ai bei pantaloni neri del mio abito di lana leggera.
Il corridoio delle Slot Machines era vicino alla toilette per signori. Tutte le macchine erano spente, tranne una. Strano, pensai. Esitai un secondo davanti alla porta e mi guardai intorno. Proprio in quell'istante uscì dal bagno un tizio pelato che si fermò un istante davanti a me e sorrise. Lo guardai fisso mentre si allontanava verso l'uscita.
Con la mano destra sprofondata nella tasca toccavo il bordo della mia amichetta rotonda. Una sola fiche rimasta, una sola macchina accesa. No, pensai. Non può essere un caso. Mi voltai veloce e imboccai il corridoio.
Tirai la leva e rimasi ipnotizzato per qualche secondo davanti ai mille baluginii tipici delle Slot, con buona pace del mio mal di testa. Le quattro ruote iniziarono a girare. La prima si fermò su un Limone. Anche la seconda mi mostrò un limone. Così come la terza e la quarta.
Cazzo, avevo vinto. Fanculo allo Chemin de Fer, alla sbronza, alla notte passata sullo sgabello, mi dissi. Avevo fatto Jackpot!
Dopo qualche clic e un paio di jingle, la macchina iniziò a vomitare pezzo per pezzo una montagna di fiche che prese forma sul pavimento sotto ai miei piedi. Erano così tante che per raccoglierle fui costretto a chiedere una busta alla reception.
L'ufficio cambi aprì puntuale alle dieci di mattina. La mia vincita circa quattrocentomila euro, cifra che compensava ampiamente gli spiccioli che avevo perso la sera prima. L'addetto, dopo avermi chiesto i documenti e dopo avermi accolto con un sorriso molto liquido, mi ringraziò per la visita a Sanremo e mi consegnò i contanti in un borsa di tela sintetica con lo stemma del casinò stampato con inchiostro dorato.
Presi i soldi, andai a passi rapidi verso il parcheggio, pronto ad affrontare il viaggio di ritorno sulla via Aurelia, costeggiando il Tirreno. Sarei rientrato a Roma da vincitore, come quei condottieri che avevano costruito la vecchia consolare. Immaginavo corone di alloro e archi di trionfo schiudersi davanti al trionfatore di Sanremo e al suo malloppo.
Ritrovata la mia macchina nel parcheggio infilai di nuovo le mani nel vestito. Merda, le chiavi. Frugai e rifrugai in ogni tasca dello smoking, nella borsa dei soldi e nella mia valigetta. Niente.
Provai allora ad aprire comunque la macchina per controllare se, per la fretta di iniziare a giocare, le avevo lasciate dentro, attaccate al cruscotto. La portiera si aprì al primo tentativo. Le chiavi erano, effettivamente, attaccate al cruscotto. Che cretino, pensai. Per fortuna non l'avevano rubata.
Quando provai a farla partire una valanga d'acqua ghiacciata spense tutti i miei facili entusiasmi e tutta la mia fretta di tornare a casa col malloppo.
"Belin... tutti uguali quelli come lei. Nessuno, dopo una notte al casinò, rimane con una fiche in tasca. Possibile che non se l'è chiesto?"
Era una voce che avevo sentito qualche ora prima. L'accento, poi, mi toglieva ogni dubbio.
Sul sedile posteriore della mia Audi sedevano la signora delle pulizie genovese, ancora in divisa e l'uomo calvo che era uscito dal bagno. Entrambi impugnavano una pistola. Mi intimarono di consegnargli sia i soldi che l'automobile..
Qualche ora più tardi, quando riuscii ad andare al commissariato per denunciare l'accaduto, la polizia mi raccontò che il pelato era il marito della genovese. I due, nel frattempo, avevano già varcato il confine italofrancese a Ventimiglia.
La polizia mi raccontò che avevano fatto lo stesso colpo a Capione d'Italia. Lui era un vecchio tecnico della SIP, ora in pensione. Dopo la chiusura del Casinò manometteva una Slot Machine, senza scardinare la scatola con le fiche. Lei, che faceva le pulizie, trovava un pollo ubriaco qualsiasi e gli metteva una fiche in tasca, sottraendogli le chiavi dell'auto.
Lo sventurato faceva il resto. Vinceva alla slot truccata e cambiava i soldi dando i suoi dati all'ufficio cambi. Loro, che erano rimasti anonimi come due fantasmi, lo braccavano proprio sull'auto. Gliela rubavano e passavano il confine per godersi i soldi in Costa Azzurra.
Una sola fiche, una sola Slot Machine accesa, No, pensai. Non era un caso. Per niente.
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0 recensioni:
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- Bene, mi è piaciuito, in effetti questo è proprio il genere di storie che mi piace leggere.
Di solito non metto emoticon, invece stavolta sì,
Anonimo il 20/04/2011 07:45
Bello, ben scritto e complimenti per la fantasia... uno che scrive un racconto così deve essere per forza amante del gioco... o sbaglio... ciaociao
Anonimo il 19/04/2011 12:02
Bellissimo!!!
Complimenti 
Anonimo il 19/04/2011 11:27
Piaciuto

- Complimenti, una piccola perla.


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