Al termine della festa in machera il principe Prospero se ne andò a letto tutto soddisfatto. Si sentiva protetto e al sicuro, ben rintanato nel suo castello mentre fuori, la morte rossa non aveva pietà di nessuno. Chiuse gli occhi e si addormentò con un sorriso di beatitudine. Ma quella sensazione di assoluta tranquillità durò poco. Gli parve di sentire dei passi felpati che salivano le scale. Prospero si girò inquieto tra le lenzuola. Che fosse entrato qualcuno? Ma poi si convinse che doveva essere qualcuno della servitù. Però il rumore sicuro e regolare dei passi non cessava, al contrario, si stava facendo sempre più minaccioso e soprattutto più vicino alla porta dell camera di Prospero. Ad un certo punto, il rumore inquietante cessò, ma questo non bastò a rassicurare il principe, dal momento in cui sentì il cigolio della maniglia che si abbassava. Il principe cominciò ad avere paura sul serio. Non riusciva a muoversi. Si sentiva inchiodato nel letto, da solo, prigioniero di quegli strani rumori, incatenato alle sue stesse lenzuola. Un piccolo fascio di luce soffusa si fece largo nella grande stanza buia. Il principe sentì il cuore rimbombargli nel petto. Aveva paura di quei battiti che lo facevano quasi sobbalzare. I passi si stavano muovendo sul pavimento, facendo scricchiolare leggermente il parquet. Ormai non c'erano più dubbi; qualcuno si stava muovendo in quella stanza, sicuro e perfettamente a proprio agio circondato dal buio della notte. Ad un certo punto, una serie di lamenti soffocati, si fece strada fino alle orecchie di Prospero. Erano urla disperate, straziate di vite troppo giovani per essere spezzate dalla morte rossa. Ma come un'onda arrivarono e se ne andarono, allontanandosi piano piano. Prospero era sempre più pietrificato e impaurito. Anche se era all'interno di solide mura, aveva paura della morte rossa. I passi sul pavimento continuarono il loro percorso attorno al letto. A quel punto il principe vide, posata sul suo lussuoso comodino, una mano dalle dita lunghe e sottili, coperte di sangue. Le gocce rosse colavano, precipitando sul pavimento. Quella mano apparteneva a una figura scura, alta e misteriosa, girata di spalle. A quel punto la figura si voltò mostrando il più orribile e disgustoso degli spettacoli. Un viso lacerato dalle ferite e dal dolore. L'occhio sinistro era completamente sostituito da un buco di sangue che sgorgava, scendendo sul viso, rigandolo di macchie rosse, per poi colare a terra. La bocca era intatta solo per metà. Quando le sguardo dell'occhio destro dello sconosciuto incontrò, solo per una frazione di secondo, quello del principe, Prospero sentì come una cannonata colpirlo in pieno. La morte. Quella era la morte rossa, dalla quale nessuno, nemmeno in principe ricco con un immenso castello poteva sfuggire. Proprio in quel momento, un urlo acuto e disperato, raggiunse le camere della servitù svegliando tutti i dipendenti del principe. Una delle cuoche prese una candela e si avventurò per le scale buie guidata solo dalla luce tremolante della candela. Spalancò la porta della camera di Prospero e lo trovò seduto sul letto, con gli occhi spiritati e lo sguardo perso nel vuoto. Aveva la fronte imperlata di goccioline di sudore ed era pallido. "Che è successo?" chiese allarmata la donna correndo verso di lui "Avete fatto un incubo?"
"La morte..." balbettò il principe "ho visto la morte rossa in faccia"