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L'invito alla festa (parte 2)
Passammo tutto il resto della mattinata e gran parte del pomeriggio a discutere su quale vestito fosse più adatto, ci scervellammo sugli abbinamenti scarpa-vestito, studiammo il trucco decine di volte. Era divertente, ma inutile, perché i ragazzi non ci avrebbero fatto caso, per loro il vestito migliore era sempre il più scollato, il meno coprente e avevo capito la lezione.
Madda e Marina si muovevano dall'armadio allo specchio in preda a multipli attacchi isterici.
<<Ma non te ne frega niente?>> Mi domandavano stupite vedendomi rilassata sul letto.
Rispondevo con un sorriso, poi mi stiracchiavo e ridevo, cosa che le mandava in bestia. Si aspettavano che fossi in preda al panico, che sbraitassi disperata, ma io riuscivo a pensare solo agli occhi di Francesco.
Girai lo sguardo verso la piccola sveglia sul comodino, le quindici e dieci.
<<Io vado, ci vediamo dopo.>> Dissi uscendo di corsa per non prendere il pullman.
<<Ma dove vai?>> Gridarono all'unisono due voci rabbiose alle mie spalle.
Uscita in strada il caldo mi fece boccheggiare.
<<Aspetti!>> Esclamai sbracciando per fermare l'autista, ma non ci fu niente da fare.
Osservai il pullman che se ne andava sentendo montare dentro una grande tristezza, dovevo arrivare in tutti i modi a Grosseto per raccontare tutto a mia madre, ma a quindici anni non si hanno molti mezzi di trasporto a disposizione. L'orario del passo finiva alle cinque, anche prendendo la corsa successiva non ce l'avrei fatta a vedere mia madre prima della festa. Improvvisamente sentii salire le lacrime agli occhi.
Mi voltai per tornare dalle ragazze, ormai non aveva senso stare lì con il caldo che faceva.
<<Ehi.>> Urlò una voce dietro di me accompagnandosi con un colpo di clacson.
Filippo scese dal motorino col suo sorriso contagioso e mi venne in contro entusiasta.
<<Che c'è che non va?>> Mi domandò guardando sospettosamente il mio viso.
Mi sforzai di sembrare tranquilla <<Niente. Tutto a posto.>>
<<Non mi freghi, dai che c'è?>> Insistette sorridendo ancora.
<<Bè, dovevo andare a Grosseto ma ho perso il pullman.>> Spiegai stringendomi nelle spalle.
<<A fare?>>
<<A vedere mia madre.>> Risposi guardandomi la punta delle scarpe, era stupido eppure mi vergognavo della cosa.
<<Bene, andiamo.>> Disse accendendo il motorino con un colpo di pedalina.
Lo guardai con aria interrogativa. <<Il casco?>>
Si tolse il suo e me lo porse.
Sorrisi colpita dalla sua gentilezza e montai dietro di lui.
<<Reggiti.>> Mi suggerì senza neppure darmi il tempo di farlo, partì come un razzo.
Lo scatto del motorino mi sbalzò indietro e io mi strinsi alla pancia di Filippo temendo di cadere.
<<Paura eh.>> Urlò lui per sovrastare il rumore del motorino.
Scossi la testa divertita, ma a quanto stavamo andando? Le cose mi sfrecciavano davanti come macchi di colore.
<<Tu ci sarai alla festa?>> Chiesi.
<<Come?>>
<<Ho detto>> urlai per farmi sentire <<stasera alla festa ci sarai?>>
Lui annuì.
Arrivammo a Grosseto in una quindicina di minuti, credo che rischiammo di morire almeno tre volte, ma fu divertente.
<<Aspettami qui.>> Gli dissi avviandomi verso l'ospedale una volta arrivati.
Il reparto di rianimazione è accessibile solo dal pronto soccorso, una sola stanza con tanti letti attaccati a delle macchine.
<<Arianna.>>
<<Ciao.>> Dissi salutando l'infermiera.
<<Tutto bene?>>
<<Sìsì,>> Dissi accarezzandomi un braccio <<avrei un favore da chiederti.>>
<<Dimmi.>>
<<Ecco, io ho conosciuto un ragazzo e vorrei...>>
<<Lo sai che deve autorizzarti un medico ad entrare.>> Mi fermo lei guardandomi con aria dispiaciuta.
<<Solo per un attimo.>> Mormorai implorante.
L'infermiera ci pensò un attimo, poi con un sospiro mi aprì la porta. <<5 minuti.>>
<<Grazie!>> Esclamai correndo dentro.
<<Piano.>>
<<Sì, scusa.>>
Mi madre era sempre uguale, mi chiamavano la figlia di Biancaneve, ma lei sembrava più Aurora della Bella addormentata nel bosco.
<<Ciao mamma.>> dissi accarezzandole la mano stando attenta a non toccare la cannula per le flebo.
Le raccontai tutto, del vestito che avevo scelto, dello sguardo di Francesco, della crisi isterica delle ragazze.
<<Mi sarebbe piaciuto aver i tuoi consigli, tu sapevi sempre tutto.>> Ricordai ricacciando nello stomaco il groppo che avevo in gola.
<<Arianna.>> Mi ricordò l'infermiera affacciandosi sulla soglia.
Annuii. <<Devo andare, ciao mamma.>> Le baciai la fronte.
<<Tutto bene?>> Chiese Filippo vedendomi tornare, probabilmente avevo ancora gli occhi lucidi.
<<Perché non ci andiamo insieme alla festa?>> Proposi <<Mi riaccompagni un oretta prima, io mi vesto e andiamo tutti insieme.>>
<<D'accordo.>>
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