Gaia capiva che il loro amore poteva anche resistere per anni alla lontananza ma ora che lo aveva conosciuto e provato non accettava più quella che inizialmente era stata la loro decisione. Aveva bisogno di lui accanto e, se questo non era possibile, preferiva rinunciare del tutto a lui. L'attesa e l'abbandono nell'attesa, erano peggiori della solitudine! I giorni scorrevano come nuvole sulla pelle e Gaia sentiva fisicamente il dolore per la lontananza da Joussef che si era imposta. Decise di riacquistare il desiderio e l'amore per il lavoro ma il ritorno nello studio non fu piacevole! Non più profumo di fiori, telefonate d'amore ed anche i suoi nuovi abiti erano opachi come nebbia d'autunno. Sentiva la sua mente girare vorticosamente in cerca di lui e altrettanto precipitosamente lasciò che Michele, suo vecchio amico e collaboratore, la invitasse una sera a cena. Non aveva più difese Gaia:le parole tenere che più volte Michele le aveva sussurrato ma che mai aveva ascoltato, scendevano ora come unguento sulle sue ferite, su quella fuga e sul suo pensiero. Michele è qui, vicino a me, lo vedo, lo sento, mi parla, mi cerca... è qui. Non importò a gaia che quella sera a letto con lui non provasse amore, nè passione nè sentimento alcuno. Michele sapeva che Gaia non lo amava ma per anni l'aveva desiderata e mai gli aveva detto sì. Aveva temuto di perderla quando era giunto Joussef ma ora era lì con lui e Michele non se la lasciò sfuggire. _Sono qui per te, le disse, ti sono vicino, cercami, chiamami e mi avrai sempre-Gaia, piangeva, non lo vedeva ma tra le lacrime invocò la sua presenza lì per sempre. Michele riempiv una millesima parte di lei ma non era tutto. Non lo invitò mai nella sua casa nè in quel piccolo appartamentino sotto le stelle dove era stata di Joussef.