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Amica

Questa mattina mi sono svegliata, e nel mio letto c'era Azzurra. Allora non l'avevo soltanto sognata, esisteva davvero!
Le ho sorriso e le ho soffiato un bacio; l'ho sentita fredda, sotto le mie labbra, e non ha fatto una piega.
Non importa. Siamo uscite assieme e assieme siamo andate alla fermata del pullman.
-Posso tenerti per mano?- le ho chiesto.
-No. Cosa penserà la gente?- mi ha risposto lei, schizzinosa.
-Chi se ne frega della gente? Voglio sentirti tra le mie dita!-
Lei ha fatto finta di niente; alcune ragazze poco lontane da noi hanno cominciato a ridere. Le conoscevo. Con alcune di loro ho fatto i primi due anni di superiori. Non ci siamo mai rivolte la parola... eravamo su due piani astrali completamente differenti. Io alle prese con i brufoli e gli amori non corrisposti, loro già intente a giocare alle donne adulte.
Sono arrossita e sono stata zitta, per evitare di mettere in imbarazzo sia me che Azzurra.
-Sarà una giornata dura- le ho detto. -Mi aiuterai?-
-Fidati di me- ha risposto, distaccata. -Ti fidi, vero?-
Già, bella domanda... mi ricordo, la prima volta che l'ho vista. Avevo subito pensato che fosse bellissima, di una bellezza glaciale; e nonostante questo anche affidabile, un'amica a cui rivolgersi. Avevo solo sette anni e mia madre mi aveva detto di starle alla larga, di non fidarsi, che Azzurra era pericolosa.
E io da brava bambina avevo obbedito, spaventata; Azzurra era finita nella mia lista nera, come i drogati al parco e gli sconosciuti che ti offrono le caramelle e un passaggio a casa.
Un terrore durato poco più di un mese, poi Azzurra era finita nel dimenticatoio (ma i drogati e gli sconosciuti, quelli no); fino a settimana scorsa. Dopo il funerale di mio padre, lei si è fatta viva. Si ricordava persino il mio nome, mentre io non ricordavo nulla di lei. Ed è subito scoccata la scintilla, tra di noi.
-Allora, Erika! Ti fidi di me o no?
-Non sono più una bambina! Sarò anche una sfigata, ma so ragionare con la mia testa!
-E questo cosa significa?- irritata, ora.
-Significa che mi fido- ho risposto, a testa bassa.
E sebbene non la stessi guardando, immagino che stesse sorridendo.

Con l'inizio delle lezioni, ci siamo dovute separare; prima ho accennato ad una giornata dura... due ore di educazione fisica, dove svolgo il mio ruolo di bersaglio umano mentre le mie compagne mi bersagliano con i palloni da basket.
Una delle più incattivite mi ha colpito sul naso. Non ci ho più visto. Se non mi avessero trattenuta, sarei andata a cavarle gli occhi. Sarebbe stato divertente. Invece mi hanno trattenuta abbastanza a lungo da sbollire... mi hanno calmata dicendo che era solo uno scherzo, si sono scusate, e io me la sono bevuta.
E dire che sono alta un metro e settantacinque; potrei calpestarle; e sono anche molto più bella della maggior parte di loro; potrei prenderle in giro. Cretina, me lo merito proprio di subire tutto questo.

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2 commenti:

  • Noir Santiago il 24/04/2011 08:42
    Ciao. Il racconto si legge tutto d'un fiato. È parecchio contorto, soprattutto la protagonista. Per come la vedo io perde un po' di aura qunado spieghi che Azzurra è una pistola. A rileggerci, un ottimo esordio.
  • Anonimo il 23/04/2011 13:53
    Un buon esordio perchè il racconto, anche se non è il mio genere preferito( ma questi sono limiti miei, non tuoi) si lascia leggere con una certa leggerezza. Scorrevole, ben scritto ed originale, almeno per me che scrivo solamente o quasi racconti autobiografici... aspettiamo di vedere i prossimi per un giudizio completo ma il voto per questo primo lavoro è positivo. Almeno così a me pare... ciaociao.

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