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Genova-Buenos Aires-Genova
Il viaggio era finito, mi aspettavano 20 giorni di riposo. Da contratto.
Grazie era ripartita nuovamente sulla Michelangelo ed io, a Genova, suonavo nei vari locali notturni della città dove ero conosciuto e richiesto.
Una partenza improvvisa per sostituire un'orchestra per avvicendamento, mi ritrovò imbarcato sulla Giulio Cesare - rotta sud-America-. A conti fatti non avrei rivisto Grazia per due mesi e la cosa mi addolorò parecchio. Rivivevo i nostri momenti felici, i nostri sguardi furtivi nella sala da ballo per non farci scoprire dagli ufficiali (che ritenevano loro esclusivo provilegio corteggiare le belle ragazze...) che erano rimasti "in bianco" e che, ignari del nostro "menage", continuavano a provare a fare delle "avance" a Grazia. Tutto ora mi appariva nitido, chiaro, ma esprememente doloroso. Mi rivedevo nella sua cabina mentre abbracciati raccontavamo di noi, dei nostri sogni, delle nostre aspettative del nostro futuro. Una notte la sentii singhozzare e quando ne domandai il motivo rispose:
"Sto vivendo una cosa talmente bella che ho paura che prima o poi finisca" e mi abbraccio forte stringendomi a sé.
Fu in quell'occasione che mi confidò che anni prima, in veste da sposa, ai piedi dell'altare, mentre aspettava colui con il quale sarebbe convolata a nozze, fu raggiunta da una pattuglia della polizia stradale che la informava che il suo fidanzato era rimasto vittima in un incidente mentre cercava di raggiungere la Chiesa.
Piangemmo assieme abbracciati mescolando le nostre lacrime in un unico dolore. La cosa mi colpì molto e le fui grato di aver condiviso con me quel terribile peso.
Sapevamo che il nostro amore, prima o poi, era destinato a finire perché la società Italia non accettava coppie sulla stessa nave per una questione disciplinare...(?)...(ed è per questo che tenevamo segreta la nostra relazione...) ma nonostante ciò volevamo illuderci di farla franca, di riuscire a continuare a ""viaggiare" insieme. Eravamo convinti che il nostro amore fosse in grado di vincere e superare ogni regola vigente e di trovare l'accorgimento giusto al momento opportuno per continuare il nostro rapporto.
Finalmente i due mesi trascorsero abbastanza velocemente. Io ero tornato dal viaggio dal sud-America e aspettavo di essere ri-imbarcato sulla Michelangelo, come da contratto e sarei di nuovo stato con Grazia.
Arrivò il giorno dell'arrivo e quindi andai sotto-bordo ad aspettarla... ma non la vidi. Chiesi alle sue colleghe dove l'avrei potuta trovare, ma mi fu risposto con molta, troppa cautela, che era stata sbarcata il mese prima causa una caduta da una scaletta di bordo. Si era infortunata alla schiena. L'esame radiologico di bordo non era in grado di individuarne e stabilirne la gravità per cui era stata fatta rientrare in aereo in italia, per gli accertamenti del caso, presso l'allora Cassa Marittima che disponeva di ottimo luminari medici in tutti i settori.
Sembrerà strano ma non conoscevo l'indirizzo di Grazia perché "il bordo" ti fa estraniare da tutto ciò che è "terra"... ma solo chi ha navigato può comprendere questo "modo di vivere e di pensare". Lo scalandrone che ti unisce alla nave è anche quello che ti separa da tutto il resto del mondo, da tutto ciò che ti lega con la terra-ferma: affetti, pensieri, problemi, preoccupazioni, gioie... Montando quel ponte provvisorio ti lasci alla spalle tutto per poi ritrovartelo al ritorno. È un ponte che unisce e che separa.
Ritornai al porto per i giorni a seguire quando finalmente qualcuno ebbe la compiacenza, o la pietà, di informarmi su quanto era accaduto.
Grazia aveva riportato una lesione alla spina dorsale ed il responso fu terribile: sarebbe rimasta su una sedia a rotelle tutta la vita!
Dio!
Un colpo al cuore mi fece sbandare e sbiancare, mi girava la testa e la pressione salì a mille. Mi fecero sedere dandomi un bicchiere d'acqua con un calmante... che mi ricordo rifiutai piuttosto malamente data la tensione nervosa che stavo vivendo.
Cercai di sapere come fare per rintracciarla, ma mi fu risposto che non potevano darmi l'indirizzo di dove era ricoverata perché così aveva voluto lei. Non era in condizioni psicologiche di vedere nessuno.
"Neanche me?".
"Soprattutto te, né te né nessuno, non vuole essere compatita, adesso, cerca di capirla", fu la risposta piuttosto lapidaria del medico di bordo.
Mi disse di ripassare dopo qualche giorno e che avrebbe cercato di convincerla a farsi visitare, almeno da me che l'amavo.
Passati quindi alcuni giorni vissuti in agonia mi ripresetai a lui.
"Bruno"- mi disse prendendomi sottobraccio e facendomi lentamente sedere di fronte a lui, poi, guardandomi fisso negli occhi aggiunse: "Mi hanno appena informato che Grazia... non ce l'ha fatta... Non ce l'ha fatta a vedersi tutta una vita su una sedia a rotelle e l'ha fatta finita... Si è tagliata le vene del polso... Mi dispiace ". disse il medico posandomi la mano sulla spalla per poi dirigere il suo sguardo umido altrove. Non poteva farsi veder piangere... non è da dottore!
A quelle parole rimasi pietrificato.
Il responso fu talmente inaspettato, e dato con una tale freddezza, che mi sconvolse. Ora, dopo che mi era stata data quella terribile notizia, non vedi più: le lacrime, copiose, prorompevano come da un rubinetto aperto e non mi fu facile non lanciare insulti al Cielo per la collera che stavo vivendo in quel momento. Ma non prpferii parola. In un attimo il pensiero è andato a quella notte in cui, senza saperlo, profeticamente, mi disse:
"Sto vivendo una cosa talmente bella che ho paura che prima o poi finisca".
Ero passato da Paradiso all'infermo in un nano-secondo.
D'accordo con il capo-orchestra, che capì la situazione, rifiutammo l'imbarco sulla Michelangelo accettando in cambio una nuova rotta sulla Donizetti, una nave che passava il canale di Panama, sulla via delle Americhe del sud dalla parte del Pacifico.
Non riuscii più a vedere Grazia...
Da allora sono passati trentacinque anni.
"I veri morti sono coloro che sono morti nel ricordo dei vivi"
dice in antico detto, e tu, per me, sei sempre viva nel mio cuore.
Lascio che il Cielo porti un bacio al tuo indirizzo...
... ora so dove trovarti!
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0 recensioni:
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- Storia commovente raccontata con il cuore trafitto. trovo perfetta l'ultima battuta che riguarda il fatto di non essere veramente morti finché qualcuno ti porta dentro il suo cuore e il suo ricordo.
- Non è stato facile... ma la vita continua e di lei mi rimane un dolcissimo ricordo. Un caro abbraccio Bianca
- Mio Dio, è davvero una storia tristissima! Come può cambiare in fretta il destino! Hai detto bene: si può passare dalla felicità al dolore in un nano-secondo e perdere chi si ama è una cosa terribile e dura da sopportare... non so se io avrei mai avuto il coraggio di fare ciò che ha fatto lei, ma certo la prospettiva di una vita che non è quella che ci si aspetta porta a dei gesti imprevedibili e diversi in ognuno di noi... Molto bello il tuo racconto. Sarà stato duro rivivere quei momenti, ma è giusto ricordarli ugualmente, nel bene o nel male.
- Un caro abbraccio "vecchio lupo di mare"... e grazie del commovente commento, detto da te...
Anonimo il 30/04/2011 16:48
Stupendo racconto, commovente, come piace a me che sono un sentimentalone. diavolo, verrebbe quasi voglia di gridare all'ingiustizia, ma... che fare. bello questo tuo ricordo. Molti i passaggi che mi son piaciuti iniziando da quel "Lo scalandrone che ti unisce alla nave è anche quello che ti separa da tutto il resto del mondo, da tutto ciò che ti lega con la terra-ferma: affetti, pensieri, problemi, preoccupazioni, gioie... Montando quel ponte provvisorio ti lasci alla spalle tutto per poi ritrovartelo al ritorno. È un ponte che unisce e che separa" per finire con quel detto antico, assai saggio: "I veri morti sono coloro che sono morti nel ricordo dei vivi"
Complimenti... massimo dei voti. ciaociao
- Ringrazio Carla, Michele e Patrizia dei loro interventi.
Anonimo il 28/04/2011 08:10
... grazie Bruno per averci fatto dono di questo tuo ricordo... l'amore e la vita sono strattamente legate... non si può amare senza vivere e non si può vivere senza amore... ora non so... ho letto tutto e... beh bella e ho pianto
- Bruno, per parlarne vuol dire che hai somatizzato tutto ma ti fa onore il tenero ricordo.
Ciao e a presto.
Anonimo il 27/04/2011 22:12
Non ho parole semplicemente stupenda bruno... e commovente 5 stelle un bacio
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