I giorni seguenti Giulia le fu vicina e parlarono delle eventualità conseguenti l'intervento e Giulia, che da giorni pensava sempre alla sua amica, ebbe un'idea. Era il momento di chiamare Joussef e chissà che ciò che non era stato possibile realizzare in serenità si poteva farlo in un momento di grande dolore. Augurando a Gaia "buona fortuna"l'accompagnò in sala operatoria e si allontanò, piangendo. Lunghe ore, interminabili minuti! Il dolore di Giulia diventava sempre più forte, era lei l'unica persona su cui gaia fidava ed ora più che mai doveva esserle accanto. L'intervento ebbe termine e Gaia riprese lentamente coscienza. Il buio era in lei e fuori di lei. Giulia l'affidò alle cure di Quinto e corse al telefono. Inutilmente compose il numero telefonico dell'ufficio di Joussef;la segretaria rispose che era in Germania e vi sarebbe rimasto per alcuni giorni ma Giulia non si perse d'animo e con uno stentato francese spiegò la gravità del momento. Qualsiasi donna non avrebbe resistito a quel tono addolorato e le promise che avrebbe rintracciato Joussef e gli avrebbe spiegato. Giulia rientrò nella camera dove Gaia riprendeva conoscenza e nel ritornare alla vita ripeteva il suo nome: Joussef. Giulia non era credente ma in quel momento implorò un Dio, qualunque fosse e dovunque si trovasse, di far vivere Gaia ancora per molti anni e di far giungere Joussef al più presto. La notte fu lunga, bisognava controllare la flebo, inumidire le labbra di gaia, asciugarle il sudore che le imperlava la fronte e le lacrime che, in alcuni momenti, rigavano le guance. Gaia continuava a tenere gli occhi chiusi, serrati come a rallentare il suo rientro alla realtà. Inutilmente Giulia le parlava, chiedendole di rispondere... solo il respiro di Gaia e la fiducia di Quinto la rassicuravano. Trascorsero due giorni e due notti:la situazione clinica era tranquilla ma Gaia si rifiutava di parlare, di rispondere, di aprire gli occhi. All'alba del terzo giorno Giulia disperava di essere stata ascoltata da alcun dio, quando la porta della camera si socchiuse leggermente e l'infermiera apparve non con la flebo ma con un fascio di ginestre e bocche di leone. Era il segnale che Joussef aveva saputo! Giulia si alzò dalla sedia, prese quei fiori che portavano speranza e lesse il biglietto che li accompagnava: "Sei sempre nel mio cuore, la vita ci appartiene, sarò da te tra breve. Ti amo!"Giulia pianse di gioia e avvicinò quel magnifico dono al letto su cui Gaia giaceva pallida e silenziosa sempre con gli occhi chiusi.