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L'uomo che aveva smarrito l'anima
L'auto avanzava a fatica lungo la strada che costeggiava il torrente, il rumore del motore copriva quasi del tutto lo scroscio dell'acqua che in quel punto formava una cascata.
La nebbia autunnale era come un velo impenetrabile alla vista dell'uomo che, con i fari antinebbia,
cercava invano di farsi strada nella nebbia.
"Dio, non ho mai visto una nebbia così fitta!" disse l'uomo, " È talmente fitta che non si riesce a tagliarla neppure col coltello!".
Tutto ad un tratto l'auto si fermò di botto e non voleva più saperne di ripartire; pareva come quei muli di montagna che quando s'impuntavano non c'era verso di farli smuovere.
L'uomo scese dall'auto e sentì lo scricchiolio dei rami e delle foglie sotto i suoi passi.
"Dove mi trovo?" disse, " Non si vede nulla!". "Speriamo di non perdermi in mezzo a questo mare di nebbia!".
Si girò, si rigirò, ma i suoi occhi erano come accecati; percepiva soltanto il rumore del torrente che impetuoso avanzava incurante della nebbia che lo avvolgeva.
L'uomo allora si ricordò di avere una torcia nel cruscotto della sua auto, la prese, la accese e s'incamminò verso est seguendo la sua luce.
Continuò a camminare inoltrandosi sempre di più nella boscaglia e, man mano che avanzava,
il rumore dello scroscio del torrente andava scomparendo mentre la nebbia pian piano si diradava ed un pallido sole saliva ad est illuminando il paesaggio autunnale e mettendo in risalto le foglie arrugginite bagnate di rugiada.
Il cinguettio degli uccelli era una dolce melodia che faceva da sottofondo musicale a questo quadro autunnale.
L'uomo si fermò un istante, si guardò attorno, vide un sentiero e lo seguì sino a giungere ad uno spiazzo dove si ergeva una grossa quercia sotto la quale era posta una vecchia casa diroccata tutta rivestita d'edera e di foglie arrugginite.
La casa aveva una porta di legno usurata dal tempo; l'uomo la aprì, entrò, e rimase come impietrito nel vedere sul muro un affresco su cui v'era dipinto il suo ritratto con sotto scritto: "Joseph Roger scomparso misteriosamente il giorno di natale dell'anno 1695".
"Com'era possibile tutto ciò?" si chiese l'uomo e, dopo un attimo di smarrimento, s'infuse
coraggio e continuò la perlustrazione della casa.
L'interno era tutto sterrato. All'angolo destro vi era una cassapanca in noce; nel centro vi era posto un tavolo antico e quattro sedie tutte sgangherate.
All'angolo sinistro c'era una scala di legno che conduceva al piano di sopra.
L'uomo, con passo cauto e lento, salì i gradini che scricchiolavano sotto i suoi piedi e raggiunse il piano superiore. Entrò nella stanza che era quasi completamente buia, solo uno spiraglio di luce filtrava da una fessura del tetto e andava a posarsi sopra un piccolo cofanetto posto sul pavimento; si avvicinò, lo raccolse e, con grande stupore, vide che vi era una scritta illeggibile a causa della
polvere che si era accumulata col tempo.
La pulì soffiandoci sopra e passandoci su la mano come se fosse un panno.
Gli si gelò il sangue nelle vene quando lesse ciò che c'era scritto sopra: "Qui è custodita l'anima di Joseph Roger".
Com'era possibile che la sua anima fosse racchiusa da secoli in un cofanetto d'argento? Roba da fantascienza!
Ora capiva perché in certi giorni si sentiva un vuoto dentro come se gli mancasse l'anima.
"Joseph, sei l'unico uomo che vive senza anima, povero Joseph" pensò dentro di se.
Cercò invano di aprire il cofanetto per vedere che forma avesse la sua anima.
Il cofanetto non voleva saperne di aprirsi; era come se una forza occulta lo tenesse protetto da sguardi curiosi.
"Povero Joseph, in che situazione ti sei cacciato! Sei entrato in un incubo e non riesci più ad uscirne fuori! Hai vissuto sotto le stesse sembianze che hai ora in un altro tempo e non lo hai mai saputo!".
Con il cofanetto stretto nelle mani scese di corsa la scala di legno sino a raggiungere il piano terra, voleva fuggire da quest'incubo che lo tormentava e riprendersi la sua anima custodita in quel minuscolo cofanetto.
Aprì la porta e con sorpresa si trovò di fronte una vecchia.
"Ciao Joseph, è da tre secoli che aspetto il tuo arrivo!" disse la vecchia.
"Chi sei?" chiese Joseph.
"Sono la tua coscienza!" rispose lei.
"La mia coscienza!" esclamò stupito Joseph, poi chiese "Che cosa vuoi da me?".
La vecchia non rispose, gli passò le dita fra i capelli accarezzandogli il capo, gli sorrise e, come d'incanto, sparì nel nulla.
Joseph rimase allibito da quell'apparenza.
Nella testa iniziarono a frullargli mille pensieri.
"La mia coscienza!" .
"Che cosa avrò fatto di così grave per non avere più l'anima?" si chiese Joseph.
E pensare che anche gli animali hanno un'anima!
"Io, Joseph, sto vivendo senza! Ed ora la ritrovo chiusa in questo cofanetto senza riuscire a riprendermela".
"Oh mio Dio! Quali peccati avrò commesso?".
Joseph allora cominciò a sfogliare il libro della sua vita cercando di capire. Si rivide quando all'età di cinque anni i suoi genitori, che erano tedeschi,
decisero di trasferirsi in Italia dove il padre aveva trovato lavoro in una società italiana.
La seconda guerra mondiale era finita da poco, essa aveva causato morte e distruzioni; milioni d'anime cercavano giustizia per tutti quei crimini commessi.
Joseph si vergognava d'essere tedesco; pensava ai sei milioni d'ebrei volati in cielo per mano dei nazisti.
Un giorno Joseph aveva incontrato un certo Simon scampato per tre volte ai plotoni d'esecuzione nei campi di concentramento d'Auschwitz e Mauthausen.
Simon gli raccontò tutti gli orrori che vide in quei campi di sterminio promettendogli che avrebbe dedicato la sua vita per la cattura di tutti quei criminali nazisti: "Io cerco giustizia, non vendetta. La cosa più importante che ho fatto é stato lottare contro l'oblio, Dio sceglie il destino che tu credi di scegliere per te". "Bisogna mantenere viva la memoria per far sì che altri crimini orrendi contro l'umanità non accadano più, non bisogna lasciare che tutto venga sepolto nella dimenticanza". Mentre diceva ciò, le lacrime dei ricordi scendevano a fontana dai suoi occhi inondandogli il viso.
Da quel giorno non lo vide più, però sentì parlare ancora di lui dai giornali e dalla televisione per tutti quei criminali che fece catturare consegnandoli alla giustizia.
"Che centra ora Simon con la mia anima?" si chiese tra sé e sé.
Questa era una bella domanda...
"È possibile che io, Joseph Roger, in passato sia stato un criminale di guerra?".
"Questo è da escludere perché io, Joseph, al tempo della grande guerra ero ancora un bimbo!".
"Allora, che peccati avrò commesso per vivere senz'anima?" si chiese Joseph.
Continuò in silenzio a sfogliare il libro dei ricordi cercando di capire. Si rivide a 20 anni quando Chiara aveva aperto il suo cuore donandogli il suo amore.
Ricordi com'era bella?
I Suoi occhi erano due finestre luminose che illuminavano il tuo cammino e il suo cuore palpitava d'amore; soltanto per te!
"Chiara ti amava Joseph, e tu che hai fatto? L'hai tradita per una donna fredda, calcolatrice, cinica e priva di sentimenti, cui era Ivana!".
"Chiara invece era dolce, sensibile e romantica, una donna d'altri tempi: bella come una rosa di maggio, bella come la primavera che tu ami tanto!".
Joseph, il tradimento fa male; è come una pugnalata che trafigge il cuore!
Tu hai tradito l'amore di Chiara con quella vipera d'Ivana!
Alla fine, sei stato ripagato con la stessa moneta.
Ivana ti ha tradito con il tuo migliore amico, proprio l'amico della tua infanzia col quale avevi condiviso tutto.
Povero Joseph, che delusione!
La tua bella Chiara nel frattempo s'era fatta suora, consacrandosi al Signore.
Tu l'hai saputo quando oramai era troppo tardi, lei non poteva più tornare indietro.
"Le promesse si mantengono sempre!" diceva Chiara.
Ricordi, Joseph?
Ora lei era divenuta suor Speranza.
Joseph, l'amore è la fusione totale tra due persone.
Cuore, anima e corpo si fondono, divenendo una cosa sola.
Tu, Joseph, non l'hai capito e forse è per questo che il vero amore ti è sfuggito dalle mani.
Le occasioni, ricordati, non si ripresentano mai due volte di seguito.
Devi saperle prendere al volo finché hai la fortuna dalla tua parte.
Joseph, tu hai sbagliato tutto, ora ti ritrovi a metà del tuo cammino smarrito in un incubo senza saperne più uscire fuori e continui a sfogliare i ricordi del passato cercando di capire il perché non hai più un'anima.
Sarà perché volevi il successo e la ricchezza a tutti i costi o per la sete di potere che ti ha attanagliato per anni, rendendoti schiavo del tuo egoismo.
Joseph, se hai perso l'anima ci sarà pure un motivo.
Non si perde l'anima così, come se fosse un portafoglio.
La tua coscienza ora continuava a martellarti con domande che a te parevano senza risposta.
Intanto pensavi a come riuscire ad aprire questo maledetto cofanetto per riappropriarti nuovamente della tua anima.
Lo mettesti a terra, prendesti una grossa pietra e con tutta la tua forza la sbattesti sopra.
Come per incanto il cofanetto andò in frantumi, sbriciolandosi come un bicchiere di cristallo.
In mezzo a quei frantumi restò solamente una pergamena.
La prendesti, la apristi, era tutta accartocciata e vedesti che sopra di lei vi era scritta una poesia con inchiostro nero di china che diceva così: "Deserto é il tuo cuore, deserti i tuoi pensieri, tu
non sei un uomo; sei uno di ieri!".
Joseph, continuavi a non capire. "È forse in questa pergamena la mia anima o la poesia è l'anima di ognuno di noi?" ti chiedesti.
"La poesia, roba da femminucce!" dicevi sempre.
Questo non era il tuo vero pensiero.
Tu, Joseph, da ragazzo avevi scritto molte poesie e le più belle le avevi dedicate a Chiara, stella luminosa del tuo cammino, tuo grandissimo ed indimenticabile amore.
Forse era Chiara la tua anima e tu non te n'eri mai accorto.
Ecco perché l'hai perduta.
Ad un tratto sentisti una voce che ti chiamava:
"Joseph, Joseph!". Era tua moglie Chiara che t'informava che la colazione era pronta.
"Meno male che tutto ciò è stato solo un brutto sogno!" dicesti.
Ti alzasti dal letto e ti recasti in cucina dove tua moglie e i tuoi figli ti aspettavano come ogni mattina.
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- l'anima non si perde mai per caso.. si perde perchè la sua innata bellezza viene tradita.. dalla nostra "sordità" ai suoi richiami silenti, dalla nostra indifferenza, dal poco discernimento nel capire dov'è il bello, e dove il buono.. vedremo solo ciò in cui abbiamo creduto... e ciò che abbiamo creduto, si avvererà. sì, mi piace.
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