su un vasto altopiano tra Afghanista, Cina e Tagikistan ci venne incontro uno scheletro con tanto di falce e con, nell'altra mano, un quadro fatto a pezzi. non era un amante del bello, voleva solo che scrivessimo in colonna il nostro necrologio e omettessimo i nostri nomi, leggendo; voleva che gridassimo spazientiti, che ci riducessimo allo stato liquido dinanzi alla sua puteolente maestà, che ci prosternassimo, che prendessimo nota della nostra incorreggibile nullità, che innalzassimo a lui, inni di lode con verso di pecorella.
come Dio volle, la piccola benefattrice della favola, che cresceva con noi, ci donò formelle di metallo che rinvigorirono i nostri berretti flosci con un'imperiosa chiamata alla ribalta, spronati a fare intingoli di idee, potenti miscele di esplosivi pensieri, come oratori senza orari che intingono parafulmini nei calamai dei loro scrittoi.