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0. 00 - la frequenza dei demoni
"L'auto di Matteo Ronchi, fu trovata ai bordi della strada sterrata che portava al fiume Cuccio. Il diciassettenne, che frequentava il quarto anno di liceo, era scomparso, assieme alla sua fidanzatina, Jennifer Coloni, da tre giorni. A trovare l'auto del giovane, una Passat verde prestatagli dal padre, erano stati due ragazzi attirati dalla luce dei fari che chiazzava il buio. Sebbene fosse novembre, a Carlazzo, un piccolo paesino in provincia di Como, le giornate continuavano a essere afose, e con molta probabilità, le persone avrebbero seguitato a fare il bagno nel fiume Cuccio per altre settimane. Sopraggiunto sulla scena, dopo la chiamata dei due ragazzi, il capo della polizia locale Massimo Moretti si era immaginato di ritrovare Matteo e Jennifer vivi. Invece non fu così: i due liceali non c'erano, e la Passat era coperta da schizzi di sangue con il parabrezza andato in frantumi. La radio era accesa, e gracchiava sulla frequenza 0. 00. La portiera del guidatore era aperta, e alcune macchie di sangue sul terreno, a detta di Moretti, potevano indicare che Matteo, dopo aver subito un'aggressione, era caduto fuori strisciando. I genitori dei due ragazzi erano pervenuti sulla scena poco dopo, e in lacrime, avevano iniziato a urlare il nome dei propri figli. Quella notte del 14 novembre, la paura cominciò a uscire da quella stradina contornata da boschi e vallate, gettando ogni singolo abitante di Carlazzo nell'angoscia. Massimo Moretti, colui che tuttora si sta occupando del caso, fu intervistato la mattina seguente al fatto, dichiarando che nulla di così sconvolgente era mai accaduto in quel paesino, dove tutti si conoscevano aiutandosi a vicenda. Comunque, i ragazzi non sono stati ancora trovati, e tuttora si continua a pensare al peggio. Il macabro particolare che il capo della polizia locale Moretti trovò sul sedile del passeggero imbrattato di sangue, cioè una ciocca di capelli appartenenti a Jennifer, fu immediatamente archiviato nella mente di tutti, come un segno definitivo: a Matteo e alla sua fidanzatina sedicenne, era capitato qualche cosa di brutto, e chissà, magari non sarebbero mai più stati ritrovati".
Valentina Coloni appoggiò il quotidiano sul tavolo, si riportò i lunghi capelli biondi dietro alle orecchie, e tornò a pensare a sua sorella. Non era d'accordo con quanto appena letto: sua sorella Jennifer non si sarebbe mai messa nei guai, la conosceva troppo bene. Valentina era arrivata a Carlazzo durante la mattinata, e l'articolo risaliva a tre giorni fa. Era arrivata appena aveva saputo: i loro genitori si trovavano in Irlanda per lavoro, e non sarebbero tornati fino il sabato prossimo. Valentina era alta, magra, capelli biondi, e un seno che faceva impazzire la maggior parte delle matricole all'Università di Como. Aveva ventiquattro anni, e poiché amava indossare maglie con scollature a V, quando parlava con qualcuno, non era mai guardata in faccia.
La casa di Jennifer sorgeva vicino alla banca, in via Militare. In realtà l'abitazione apparteneva ai genitori, e sebbene fossero due anni che Valentina non ci metteva piede, ricordava perfettamente tutti i vani al suo interno. Adesso, seduta alla scrivania di sua sorella, spostò alcuni fogli ammucchiati vicino al computer nella speranza di trovare qualche indizio. Non aveva alcuna intenzione di informare mamma e papà: avrebbe scatenato il panico. In un cassetto sulla gamba destra della scrivania, trovò una specie di diario, dove all'interno, c'erano foto che rappresentavano Jennifer e Matteo abbracciati. Poi, su una pagina scarabocchiata, notò un appunto scritto da sua sorella: MARTEDÌ SERA ALLE 10, MARY LUCCINI, CASA DEGLI ORRORI. Che cosa significava? Martedì era il giorno prima alla loro scomparsa. Valentina trasse un lungo respiro, e guardando dalla finestra gli alberi del monte Camana, un'imponente collina sovrastante Carlazzo, si rilassò sulla sedia. All'improvviso, la porta della camera si aprì, e un ragazzo con i capelli neri a caschetto fece il suo ingresso.
- Chi sei tu? -, chiese Valentina alzandosi, - perché sei entrato senza suonare il campanello?
- Sono Simone, un amico di Jennifer, ero venuto per recuperare alcuni film che gli avevo prestato.
Indossava una maglia nera con un teschio stampato sul petto e un paio di jeans neri.
- Piacere Valentina, la sorella di Jennifer.
I due si strinsero la mano e Simone abbassò lo sguardo. - Mi dispiace per Jennifer e Matteo, li conoscevo bene. Qui in paese ci stiamo dando tutti da fare per ritrovarli.
Valentina annuì. - Sono venuta anch'io per ritrovarli -, spiegò mostrando a Simone il diario.
- Cos'è?
- Il diario di Jennifer -, rispose sedendosi sul letto, - sai niente a proposito di una casa degli orrori e di una certa Mary Luccini?
Simone scosse la testa restituendogli il diario. - Assolutamente no.
Valentina lo fissò per alcuni secondi, poi, riprendendo il diario, gli mise una mano sulla spalla. - D'accordo, conosci qualcuno che potrebbe saperlo?
- Sì -, rispose contraendo le mascelle. - Massimo Moretti, il capo della polizia locale, in fondo è lui che si occupa delle indagini.
Valentina annuì. Sapeva di non potersi fidare di un diciassettenne, ma per il momento, doveva considerare ogni possibilità. Poco dopo, Simone recuperò tre dvd horror da una mensola e uscì dalla casa.
Alle sedici in punto, Valentina bussò alla porta del Comune di Carlazzo, una costruzione in mura gialle che risaliva pressappoco agli anni quaranta. Fu accolta da un uomo, il quale poco dopo si rivelò essere Massimo Moretti in persona. Era un quarantenne tarchiato, con folti capelli neri e una cicatrice a forma di U sotto lo zigomo sinistro.
- Da quanto tempo è che non ti vedo?-, chiese Moretti mettendo i piedi sulla scrivania.
- Poco più di tre anni, da quanto mi sono trasferita per studiare psicologia.
Moretti fece un cenno col capo. - Immagino tu sia qui per Jennifer, giusto?
Valentina annuì. - Voglio partecipare alle indagini.
Moretti inarcò le sopracciglia. - Ci avrei scommesso.
- Ho letto sul giornale che la macchina di Matteo è stata trovato presso il fiume Cuccio.
- Esatto -, rispose Moretti alzandosi in piedi, - e non era un bello spettacolo. Scusa se te lo dico, ma le probabilità che siano ancora vivi sono poche, con tutto il sangue che c'era sulla macchina. Sembrava che qualcuno avesse squartato un cinghiale.
Valentina deglutì.
Alle diciotto e venti, il buio era già calato sul paese, e i nuvoloni che stavano nascondendo la luna, non promettevano niente di buono. Valentina occupò posto sul divano in cucina. L'indomani mattina sarebbe andata con Moretti sul posto dove era stata trovata la macchina di Matteo. Riguardo a Mary Luccini e alla casa degli orrori, che aveva trovato sul diario di Jennifer, non aveva accennato niente. Moretti non gli era parso il genere di uomo che potesse prendere sul serio una cosa del genere. All'improvviso, la radio in cucina cominciò a gracchiare. Valentina si alzò, e con i capelli raccolti in una coda che gli picchiettavano la schiena ad ogni passo, raggiunse la cucina: la radio era sintonizzata sulla frequenza 0. 00 e un fastidioso ronzio riempiva la stanza. Rabbrividì pensando a quello che c'era scritto sull'articolo, cioè che la radio nell'auto era accesa sullo 0. 00. Poi, quel rumore svanì, e una flebile voce femminile, cominciò a parlare:
- Tu mi ascolterai, e morire dovrai...
Valentina fece qualche passo indietro respirando lentamente. Non era possibile, stava immaginando tutto. Spense la radio e salì le scale raggiungendo il bagno. Restò per alcuni secondi a guardarsi allo specchio. Che cosa le stava succedendo? Chiuse gli occhi pensando che la scomparsa di Jennifer le stesse giocando brutti scherzi. Doveva restare calma e pensare lucidamente. Riaprì gli occhi e allo specchio, vide che dietro di lei c'era sua sorella. Era nuda, avvolta da un sacco di plastica imbrattato di sangue. Valentina sentì le gambe cedergli: la bocca e gli occhi di Jennifer erano cuciti e sentiva dei lamenti terribili. Urlò voltandosi. Non c'era nessuno: né sua sorella né una goccia di sangue.
La mattina seguente, quando uscì da casa, il cielo era nuvoloso, e un velo di umidità saliva dalla strada bagnata: aveva già piovuto durante la notte. Valentina aprì il cancelletto e s'incamminò verso la piazza principale, dove sorgeva la macelleria Risi. Aveva dormito pochissimo, e le occhiaie le pesavano sotto gli occhi. Riguardo alla visione di sua sorella avuta la sera prima, decise di archiviarla come una fragilità della sua mente. Indossava una maglia con cappuccio verde e un paio di jeans stretti. Quando vide Moretti in piedi davanti alla sua Renault blu, Valentina accennò un sorriso stringendogli la mano.
- Credevo di essere in ritardo -, spiegò baciandola sulla guancia. Valentina arrossì.
- Sono le nove. In perfetto orario -, rispose.
Moretti infossò il collo nella giacca nera e sorrise. - Bene, possiamo andare.
I due si diressero verso il Grotto Degli Amici, dove sulla destra, c'era una strada sterrata che scendeva verso il fiume Cuccio.
- Stamattina -, spiegò Moretti, - alcuni dei miei uomini hanno perlustrato i boschi oltre il fiume.
- Hanno trovato Matteo e Jennifer?
Moretti scosse il capo e si passò una mano sui folti capelli neri. - Purtroppo no. Quei due potrebbero essere ovunque.
Valentina annuì stringendosi nelle braccia. Camminavano lentamente, come due innamorati che si stavano confidando.
- Avete controllato anche a casa di Jennifer? -, chiese Valentina mordendosi il labbro inferiore.
- Sì. Perché questa domanda?
- Ho trovato una specie di diario in camera sua. C'era un appunto che risaliva alla sera prima al ritrovamento dell'auto.
Moretti abbassò lo sguardo annuendo. - Cioè?
- Conosce per caso una certa Mary Luccini? Potrebbe essere una sciocchezza inventata da un adolescente -, spiegò assicurandosi di essere ascoltata, - ma mia sorella ha scritto anche riguardo a una casa degli orrori.
Moretti rimase in silenzio per alcuni secondi, poi, come se non trovasse le parole giuste, sbuffò creando una nuvola di condensa.
- Si tratta di una vecchia storia -, disse arricciando il naso, - Mary Luccini ha massacrato i propri genitori con un'ascia, poi, dopo aver nascosto i cadaveri all'interno di due sacchi di plastica, li ha gettati nel fiume Cuccio.
Valentina deglutì. Ripensò alla sera prima e alla visione avuta: sua sorella Jennifer all'interno di un sacco di plastica.
- Il fatto accadde quindici anni fa, quando Mary aveva solo tredici anni.
- Un'ultima cosa -, disse Valentina, - che fine ha fatto Mary?
- Si trova in un ospedale psichiatrico a Porlezza, il Santa Clara.
Adesso erano giunti in una zona, dove una curva a gomito, faceva vedere la costa rocciosa della montagna di fronte.
- Eccoci arrivati: l'auto di Matteo è stata trovata in questo punto -, e con un dito Moretti indicò alcune macchie di sangue secco sul terreno ricolmo di sassi.
- Dove abitava Mary Luccini? -, chiese Valentina alzando le spalle.
Moretti sospirò. - Alla fine di questa strada, l'unica a essere così vicina al fiume Cuccio. Gli abitanti di Carlazzo la considerano una casa indemoniata, ecco perché viene chiamata La Casa Degli Orrori.
Valentina annuì guardandosi attorno. Dietro agli alberi che circondavano la zona, sembrava ci fosse qualche cosa in agguato: una forza maligna che sarebbe uscita nella notte per piombare nei suoi sogni.
- Quando arrestai Mary, non ricavai un bel niente, la faccenda resta tuttora un mistero. Pensi che l'unica cosa detta da quella ragazza, prima che venisse rinchiusa, fu una sorte di filastrocca: tu mi ascolterai, e morire dovrai.
Valentina parcheggiò la macchina sul lungo lago, di fronte alla costruzione, dove sulla facciata principale c'era scritto in stampatello: OSPEDALE PSICHIATRICO S. CLARA. Scese dall'auto sentendo la fitta pioggia tamburellare sulla carrozzeria della sua Golf. Entrò dalla porta sbiadita e fu accolta da una donna sorridente, con lunghi capelli grigi che gli ricadevano sulle minute spalle. Dopo aver chiesto di voler parlare con Mary Luccini, la donna la accompagnò lungo un corridoio illuminato da lampade a neon, aprì la porta numero centoquattordici e poi lasciò entrare. La stanza era buia, una fioca luce entrava da una finestrella all'altezza del soffitto. Valentina sgranò gli occhi, intravedendo una figura seduta su un letto: a occhio e croce, quella ragazza viveva in uno spazio di dieci metri quadrati. Valentina si fece avanti e la figura sul letto, ammanettata, sorrise con il volto coperto dai lunghi capelli neri.
- Benvenuta Valentina, ti stavo aspettando.
- Che cosa? -, chiese inarcando le sopracciglia, - come fai a sapere il mio nome?
Nell'oscurità, Mary sogghignò. Valentina riusciva a vederla solo per il vestito che indossava: una completo bianco sudicio e sporco.
- Me l'hanno detto loro -, rispose indicando con un dito la piccola radiolina posta su un comodino.
Valentina corrugò la fronte. - Continuo a non capire.
- Le loro voci ti entrano nella testa, ti fanno impazzire -, continuò Mary immobile sul letto.
- Tu sei pazza -, sovvenne Valentina, - hai ucciso i tuoi genitori quando aveva tredici anni!
- Sono state quelle voci a ordinarmelo... ho dovuto ucciderli, altrimenti mi avrebbero perseguitato per sempre.
- Non so neanche perché sono venuta qua -, sbraitò Valentina voltandosi verso l'uscita.
- Io lo so invece -, la informò Mary. Lentamente, Valentina tornò a guadare la ragazza.
- Tua sorella è scomparsa. Povera Jennifer, chissà dov'è?
- Come fai a sapere tutte queste cose?
- Le voci hanno parlato a qualcun altro! Stanno tormentando un'altra persona, proprio come hanno fatto con me.
Valentina scosse la testa. - Smettila! Cerchi solo di spaventarmi!
- Anche tu hai sentito le voci alla radio, sullo 0. 00. Si tratta del loro mezzo di comunicazione.
La rabbia dentro di sé crebbe: Valentina uscì dalla stanza e corse verso l'uscita sentendo le risa di Mary diventare sempre più rauche.
Quando arrivò a casa, verso le sei, per prima cosa prese in mano la radio e la mise sulla frequenza 0. 00. Niente, neppure un sibilo. Scosse la testa delusa. Che cosa sperava di trovare? Salì le scale e una volta in camera, si buttò sopra al letto. Poco dopo cominciò a piovere, e Valentina chiuse gli occhi addormentandosi. Alle due di notte, un fastidioso rumore la svegliò. Reggendosi sui gomiti, si mise supina cercando di individuare la fonte di quel fastidioso suono. La radio in cucina! Stava gracchiando. Valentina strillò mettendosi sotto le coperte. Respirava a fatica e all'improvviso, cominciò a udire dei lenti e pesanti passi che salivano le scale. Si facevano sempre più vicini, poi, svanirono. Valentina rimase con la faccia sotto le coperte. Chiuse gli occhi pensando che tutto fosse finito. A un tratto, e con delicatezza, qualcuno o qualcosa iniziò a sfilarle le coperte di dosso. Valentina iniziò a strillare sentendo il cuore palpitarle in gola. Balzò in piedi di scatto e urlò raggiungendo l'interruttore della luce: nella stanza, a parte lei, non c'era nessuno. Piangendo, si sedette sul letto portandosi le mani al viso, stava forse impazzendo? Poi, una mano biancastra con delle vene gonfie, sbucò da sotto il letto afferrandola per la caviglia. Lei urlò cadendo a terra. Sua sorella Jennifer, o meglio il corpo nudo ricoperto da vene violacee, le saltò addosso cercando di strangolarla. Dapprima Valentina cercò di resistere, sentendosi le narici inondate da un tanfo di putrefazione, poi ricadde sul letto sotto quella forza sovraumana che voleva farle del male.
- Sono al fiume puttana! Vieni a trovare la tua sorellina!
Dagli occhi di Jennifer, uscivano due rivoli simmetrici di sangue, che scendendo lungo le guance si rigonfiavano sul mento. Valentina urlò con tutto il fiato e poco dopo, il vuoto tornò a circondarla: quelle mani che la stavano strangolando erano sparite. Cadde a terra riprendendo a respirare normalmente.
Cinque ore dopo, alle sette, Valentina era immobile davanti allo specchio nel bagno. Guardava dritto nei suoi occhi, cercando di capire perché il fantasma di sua sorella, o qualunque cosa fosse, continuava a perseguitarla. Con la mano destra, sfiorò i lividi sul collo: poteva dire a Moretti che la scomparsa di Matteo e Jennifer potesse essere collegata a Mary Luccini e a quella maledetta frequenza 0. 00? Il telefono squillò facendola sobbalzare. Portandosi i capelli dietro alle orecchie, raggiunse la cucina rispondendo:
- Pronto?
- Sono Moretti, come stai?
- Bene -, mentì, - ci sono novità?
- Sì purtroppo: abbiamo trovato tua sorella e Matteo.
Valentina trasse un respiro. - Voglio sapere tutto.
- I loro cadaveri sono stati trovati un'ora fa: erano avvolti in sacchi di plastica e abbandonati sulle rive del fiume Cuccio. Sebbene i corpi fossero gonfi, il medico legale ha detto che l'arma usata per ucciderli, potrebbe essere un'ascia.
- Mio Dio.
- Questa storia è identica all'omicidio compiuto da Mary Luccini: inoltre anche il luogo di ritrovamento dei cadaveri è lo stesso!
Valentina rimase in silenzio, poi, quando il campanello suonò due volte, voltò lo sguardo velocemente. - Ora devo andare, c'è qualcuno alla porta.
Dopo aver riagganciato il telefono, rimase con gli occhi fissi sulla porta di legno di abete. - Chi è?
- Simone -, disse una voce infantile, - il ragazzo dell'altro giorno.
Valentina aprì la porta ritrovandosi di fronte il ragazzo pelle ossa con i capelli neri a caschetto: lo fece accomodare portandogli un bicchiere d'acqua.
- Sbaglio o tu a quest'ora dovresti essere a scuola? -, chiese indicando lo zaino ai piedi.
- Sì -, rispose fissandola negli occhi, - dovevo parlarti.
- Hanno trovato i cadaveri di Jennifer e Matteo -, spiegò Valentina provando una fitta al cuore.
- Lo so. L'altro giorno non sono stato sincero con te.
Valentina inarcò le sopracciglia.
- La sera prima alla scomparsa, io, Jennifer e Matteo, siamo andati in quella casa.
- Quella di Mary Luccini? La casa degli orrori?
Simone annuì passandosi una mano sui capelli. - Matteo voleva girare un video sui fantasmi per poi metterlo su Facebook, qualche cosa però è andata storta: una vecchia radio si è accesa all'improvviso, e sentimmo una voce che ci incitava a uccidere!
- Perché non lo hai detto subito? Che cosa accadde dopo?
Simone abbassò lo sguardo. - Io sono tornato a casa, Matteo e Jennifer invece sono voluti tornare in quella casa: sono certo che la loro morte c'entri con quella casa!
Valentina annuì e all'improvviso, sentì il bisogno di baciarlo, come per condividere quel momento. Si sporse in avanti sentendo le sue labbra calde: un calore che le percosse tutto il corpo. Poi, quel momento di passione, diventò più focoso: Simone iniziò a mordicchiarle le labbra e Valentina dovette allontanarlo, sentendo il sangue fluirgli in bocca. Il ragazzo sorrise con le labbra sporche di rosso. Valentina inarcò le sopracciglia e gli saltò sopra sfilandogli i pantaloni di dosso.
Alle venti, un'ora dopo che Simone se n'era andato, Valentina si mise la giacca e uscì da casa: voleva andare all'abitazione di Mary Luccini, sentiva che tutto era cominciato da lì, soprattutto dopo quello che gli aveva raccontato Simone. Salì in macchina e accendendo gli abbaglianti, schiarì la fitta pioggia che cadeva da ore. Aveva chiamato Moretti dicendogli di raggiungerla alla casa di Mary: così se fosse successo qualche cosa di paranormale, i testimoni sarebbero stati due. Ingranò la prima e l'auto partì con un ronzio. Quando giunse alla casa malandata, l'unica a essere così vicina al fiume Cuccio, Valentina spense il motore scrutando l'oscurità che avvolgeva la zona. Sulla destra, notò la Renault di Moretti parcheggiata. Scese chiazzando il buio con una torcia elettrica: la casa, con una forma a L, era costituita da assi di legno, e un tetro portico lungo tutta la facciata principale, le donava quel tocco che Valentina definì nella sua mente " maligno".
- Moretti? -, disse guardandosi attorno. Nessuna risposta.
Salì gli scalini del portico e provò la maniglia: la porta si aprì cigolando e all'interno, un rancido odore di chiuso la costrinse a tapparsi il naso. Sul pavimento c'erano detriti di ogni genere. All'improvviso, sentì dei rumori. Fece balenare la torcia a destra e sinistra: sulle scale, si vedevano delle impronte di piedi insanguinate che salivano al secondo piano. Valentina rabbrividì seguendole. Di sopra entrò in una stanza, e quando la illuminò, vide Mary Luccini seduta sul letto che sorrideva con il volto nascosto dai lunghi capelli neri.
- No, non è vero. Tu non puoi essere qui! Sei rinchiusa all'ospedale psichiatrico.
Un radio impolverata, sul comodino vicino al letto, iniziò a gracchiare sulla frequenza 0. 00.
- Ascolta, sta arrivando -, disse Mary. Valentina si voltò sentendo dei passi salire le scale.
- Chi è che sta arrivando? -, sbraitò tornando con lo sguardo su Mary: la ragazza però, era svanita nel nulla. Valentina spense la torcia elettrica restando in ascolto. I passi erano vicini, anzi, avevano già raggiunto il pavimento del secondo piano. Con il fiato sospeso, Valentina aprì di scatto la porta e balzò addosso a una figura nel buio: cadde a terra, e poco dopo, mentre si rialzava, vide davanti a lei Simone che impugnava con entrambe le mani, un'ascia sporca di sangue.
- Mio Dio! Che cosa stai facendo?
Simone scoppiò in una risata frenetica. - Quella sera, dopo che io, Jennifer e Matteo siamo entrati in questa casa, la radio ha cominciato a gracchiare, e quella voce che incitava a uccidere, mi è entrata nella testa.
Valentina indietreggiò lentamente, sentendo il pavimento sotto i suoi piedi scricchiolare.
- Matteo si era fermato con la macchina: stavano litigando. Jennifer non voleva tornare in questa casa. Io sono balzato fuori e li ho uccisi senza pietà!
- Tu sei pazzo!
Simone balzò in avanti spintonandola. Valentina cadde contro un vecchio armadio che si aprì: il cadavere di Moretti le piombò addosso sporcandola di sangue.
- Povero Moretti, ho dovuto sistemare anche lui! - spiegò Simone ridendo.
Valentina notò la pistola nell'imbragatura: la prese e sparò chiudendo gli occhi.
Dapprima Simone rimase in piedi, poi, toccandosi con una mano il foro all'altezza dello stomaco, cadde a terra con un tonfo.
Due giorni dopo il sole tornò a splendere, e nonostante i terribili fatti accaduti nei giorni scorsi, gli abitanti di Carlazzo stavano ritornando alla solita vita quotidiana. Valentina, che tra l'altro si era tinta i capelli di nero, portò la valigia all'ingresso, poi, voltandosi, diede un'ultima occhiata alla casa. Era giunto il momento di dimenticare, e anche se avesse passato pochissimo tempo con sua sorella, (quando era ancora in vita), non l'avrebbe mai dimenticata. Riguardo Mary Luccini invece, Valentina aveva appreso dai notiziari che si era suicidata alcuni giorni fa all'ospedale, tagliandosi le vene dei polsi con un pezzo di vetro. Prese la valigia, aprì la porta di casa e uscì sentendo una folata di vento colpirla in pieno volto. Salì in macchina, mise la prima e partì a velocità media.
All'interno della casa, la radio si accese sullo 0. 00. Dapprima gracchiò, poi rimase in silenzio. Si sentivano dei lamenti lontani e all'improvviso una voce familiare:
- Sorellina dove sei? Sono Jennifer: ti stiamo aspettando.
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- Grazie mille mi fa piacere che a parte quelle imperfezioni ti sia piaciuto

- Veramente bello, veramente stra complimenti (ci sono solo due imperfezioni, che all'inizio i genitori di entrambi vanno sul posto della tragedia, poi invece quelli di lei sono lontani se non ho capito male - poi il commissario dice che non era mai successo niente, invece mary luccini aveva "detto la sua" con l'ascia) , comunque queste sono precisazioni da cagacazzo, il racconto è bellissimo per me, ciao

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