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Sfoglia di cipolla
Era ricca, vergognosamente ricca, la signora della collina. così la chiamavano tutti, ed era insieme una forma di rispetto e una formula di avversione profonda. viveva nell'unica villa del paese che sorgeva appunto sulla collina, sovrastando tutto e tutti, circondata da un parco che un tempo doveva essere stato splendido, ma che ora somigliava nè più nè meno a una boscaglia incolta, dove anche le piante si odiavano tra loro cercando di sopraffarsi a vicenda in un intrico senza inizio nè fine. solo il viale d'ingresso era tenuto libero dalla furia vegetale per consentire il passo alla signora negli unici due giorni al mese in cui offriva ai paesani lo spettacolo della sua faccia aguzza e scarna, dagli occhi di vipera e il naso adunco, quando si recava a controllare di persona i suoi affari.
ci pensava mastro Giorgio il giardiniere a sgombrare il viale dagli sterpi e dalle ghiande, ma ormai ci andava sempre più di rado da quella megera, che erano due mesi che non lo pagava. l'ultma volta gli aveva dato una cassetta di frutta tanto matura che neanche il tempo di portarla a casa, era tutta marcita e puzzolente.
usciva solo due volte al mese, un giorno per andare a riscuotere le rendite in moneta contante dei suoi possedimenti, un altro per riscuotere le rendite in natura dai suoi coloni. che cosa ne facesse, poi, di tutto quel ben di Dio non si sa, visto che si faceva portare tutto quanto in casa, da dove non si vedeva mai più uscire.
in paese dicevano che persino l'aria fresca del mattino, imputridiva all'istante a contatto con quelle nari da Cerbero.
non aveva mai dato niente ad alcuno, nè ora, che era avanti negli anni, regalava almeno un sorriso, nè, avesse pur campato come Matusalemme, avrebbe mai abiurato dal suo credo: è mio, mio, tutto mio.
una sola volta, quand'era più giovane, aveva donato ad un povero affamato che aveva bussato insistente, una cipolla. e aveva immediatamente sbattuto la porta.
un giorno la signora morì. si ritrovò immersa in un buio profondo, senza fine, senza limite, senza peso; nel vuoto e nel buio, stranamente, rivide tutta quanta la sua vita, e anche il vecchio della cipolla. poi, le si spalancarono dinanzi le porte orribili dell'inferno, dove erano urla, lamenti, terribili bestemmie, e dove si ritrovò tra una moltitudine immensa a rotolar sassi con modi e moti che si ripetevano senza posa, in una sofferenza senza fine.
allora, il suo angelo, che l'aveva avuta in custodia dall'eternità e l'aveva amata anche quando i suoi occhi mandavano lampi di vipera ed aveva tanto ed incessantemente pregato per lei, provò una pena indicibile, e si recò al cospetto del Signore per implorarne una scintilla di misericordia. mentre era in volo verso l'Altissimo si sentì così solo, così piccolo, così incapace, per non essere riuscito a far sentire la sua voce a quella creatura durante tutto il tempo della sua vita che pregò il Signore di perdonare la sua inettitudine, che aveva causato tanto male alla sua protetta, ma Lui, che tutto conosce, lo confortò, poichè le creature dal cuore duro sono la peggiore delle sciagure.
l'angelo tanto pregò e tanto implorò che il buon Dio ne ebbe compassione e gli chiese di presentare una buona azione di quella sciagurata creatura, almeno una, per questo solo gesto avrebbe illuminata quell'anima del potere infinito della sua misericordia e le avrebbe concesso il perdono.
l'angelo si partì dal cospetto divino così colmo di speranza che volò in lungo e in largo tra le schiere dei beati senza mai fermarsi, leggero come una piuma, luccicante di gioia; guardava la moltitudine delle anime felici e immaginava, tra esse, quella della sua protetta, e sorrise, come sanno sorridere solo gli angeli.
ripassò attimo per attimo tutta la vita della sua protetta, ne rivide ogni gesto, riascoltò ogni parola, ogni pensiero esaminò, ogni moto del cuore e ogni più piccola scintilla di sensibilità cercò, ma, ahimè! era giunto quasi alla fine e non riusciva a scorger nulla che potesse essere presentato al buon Dio in sua discolpa.
sconfortato e stanco, si dispose a rinchiuder le ali su di sè a mo' di guscio, e meditar così la sua sconfitta, la sua pena... quando d'improvviso rivide il vecchio mendicante, lacero ed affamato, che tendeva la mano scarna e ne riceveva una cipolla; tale visione lo incoraggiò a riaprir le ali e a sollevarsi lesto e leggero fin nel più alto dei cieli. quando fu davanti a Dio presentò, timido e vergognoso, quella misera cipolla e attese, quasi senza speranza.
ma neanch'egli conosceva la grandezza della misericordia divina e fu sorpreso nell'udire il Signore che gli concedeva il permesso di scendere nell'inferno a raccogliere quell'anima porgendole la sua piccola cipolla. e così il caro angelo fu da lei, le disse di afferrarsi a quel suo unico atto pietoso, la piccola cipolla che lui recava con sè, poichè il buon Dio, in virtù di quel dono da lei offerto l'avrebbe salvata, per quel solo attimo di pietà, per quel piccolo, insignificante gesto, per quello solo, l'avrebbe accolta in paradiso.
all'istante la donna vi si aggrappò, furibonda, con le mani che sembravano artigli e uno sguardo colmo di strazio. s'afferrò e, per la prima volta, pianse di gioia. a veder ciò le anime dei dannati che condividevano la sua stessa pena ebbero come un guizzo, cercarono rapidamente, disperatamente d'aggrapparsi anch'esse a quel velo sottile di salvezza, in un estremo tentativo di requie.
s'afferrarono, così, una dietro l'altra, a grappolo, la prima tenendosi alle caviglie della donna, le altre dietro. ben presto si formò una catena, un rivolo di dolore che l'angelo gradualmente sollevava verso la luce, quando d'improvviso la donna, giratasi a guardare, ebbe di nuovo negli occhi lampi di vipera e cominciò a urlare - è mia, è mia, solo mia, andate via, andatevene - mentre così sbraitava, la piccola cipolla cominciò a perder le sue sfoglie, una ad una, e ricadevano nell'inferno come tante piccole fiammelle, disintegrandosi, finchè non ne rimase che una sola, sottile, trasparente, l'ultimo barlume di speranza che seguì la sorte delle altre.
allora l'angelo scomparve oltre le porte degl'inferi. per sempre.
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