Non mi piace commentare fatti importanti a caldo. E non lo farò, nemmeno in questo caso. A cadavere ancora caldo. Anche perché non so come il delitto sia avvenuto. La vera dinamica. I dettagli. E poi provo disprezzo per quelli che commentano i film senza averli visti.
Mi limiterò a tentare di comunicare i sentimenti che mi ha risvegliato l'avvenimento e il rumore che lo circonda.
In genere, per analisi e giudizi, preferisco illudermi che la saggezza del tempo aiuti a comprendere meglio di quanto l'irrazionale del primo impatto possa fare.
In una certa parte della Terra, anzi del Globo, termine più attuale oggi, un uomo, un pericoloso criminale secondo la vox media, è stato giustiziato sommariamente. Sul posto. Terminato! come dicono negli States. Poi, probabilmente, infilato in uno di quei sacchi, tipo immondizia, che vediamo nei serial tivù, e scaricato nell'oceano. Da una portaerei U. S. A.
IU- ES- EI : Paese che continua a suscitare in me, fin dalla giovinezza, odio e amore a fasi alterne.
È la terra di Thoreau, di Whitman, di Kerouac, della Nuova Frontiera; di Luther King, di Malcom X, di Ginsberg, di Dylan, di Springsteen... o quella di Custer, dei falchi di Hiroshima e Nagasaki, di Nixon e dei Bush?
Dei neri e ispanici che si arruolano e offrono le loro vite in conflitti senza giustificazione ideale, spinti da quel misto di disperazione per l'assenza di prospettive e di amore e riconoscenza che li fa sentire americani... o dei fanatici che firmano stragi alla My Lai. E si accaniscono per puro sadismo sui prigionieri in Irak e Guantanamo?
È tutto questo ed altro ancora, si dirà. In questo sta il suo fascino: nelle sue contraddizioni. La capacità di suscitare profondi odi e travolgenti amori.
E 'questo che fa la grandezza di un Paese, bellezza!
Lungi da me discutere se Osama fosse un pericolo per noi occidentali: senz'altro lo era. E grande. Grandissimo. E forse meritava anche di morire. Certamente di pagare. Magari dopo essere stato riconosciuto colpevole e condannato da un tribunale...
Ed è umano e comprensibile che l'Occidente si difenda da ciò che lo minaccia. Ma in questo fatto stento a vedere la sua superiorità morale, culturale. Nella violenza dell'avvenimento; nella sua esecuzione "chirurgica"; nella sua disumana tecnicalità; nell' odore di vendetta che trasuda; nella grandguignolesca frenesia mediatica che lo sta accompagnando; nella sua drammatica fisicità ( l'uomo pare sia stato freddato a bruciapelo; comunque eliminato a orologeria dalla ragion di stato o, meglio, cancellato in fretta e furia dalla convenienza dell'Occidente globalizzato); nel tripudio di osanna che ha scatenato nelle strade e nelle piazze; nei troppo facili, sguaiati, sbrigativi e saccenti commenti di vili e tuttologi ; nella sua cinematografica realtà; nella macabra, voyeuristica fruizione di pochi eletti davanti a un megaschermo... sento fastidio e smarrimento. Faccio fatica a riconoscermi. Sarà l'età.