Una sua paziente aveva lasciato un settimanale nella sala d'attesa della clinica e la pagina aperta aveva incuriosito Quinto."Qualcosa di speciale", aveva detto Giulia, parlandogli una sera, disperata per la sofferenza di Gaia a cui non si riusciva a porre un freno. La terapia, seguita in ospedale, dava buoni risultati ma il male oscuro che stava divorando gaia era un altro. Bisognava fermare l'autodistruzione a cui la loro amica si stava sottoponendo. L'articolo di quel giornale parlava di una comunitàil cui nome"Amrita", letteralmente "immortale"-"non morto", lo aveva interessato. Contattò i responsabili e seppe che chiunque poteva entrare e far parte di quella vita semplice, lavorando la terra, accudendo gli animali e, nel contempo, approfondendo aspetti dell'io, dell'altro, di un Essere superiore di cui si sentiva la presenza ma che non si riconosceva in nulla. Non era necessario essere seguaci di alcuna religione ma essere tesi alla conoscenza. Certamente c'erano regole di convivenza da rispettare ma anche momenti di solitudine in cui cercare in se stessi un "QUID" che desse alla vita il valore che le era dovuto. Quinto parlò con Gaia di questa opportunità ma non notò in lei alcun interesse. Come medico però sentiva che c'erano speranze per lottare e chiese a Gaia di accettare la sua proposta. La debolezza fisica e psicologica erano sottili come lame di un rasoio e Gaia non si oppose. Prolungò la sua assenza dal lavoro, chiuse la casa paterna, chiuse quel piccolo santuario in cui aveva condiviso l'amore con Joussef e partì. Michele venne a salutarla e non credette ai suoi occhi nel vederla così pallida, emaciata. Ma ciò che lo spaventò di più fu lo sguardo assente di quella donna, che in silenzio, aveva amato e che aveva conosciuto piena di vita. La sua stretta di mano così debole, appena percettibile. Michele l'amava ancora e si allontanò, piangendo. La nuova vita era serena, tutti si mostrarono attenti alle necessità di gaia, cui non mancavano le visite e l'appoggio dei suoi due amici. Gaia respirò la tranquillità delle colline e dei boschi, che le ricordavano la sua fanciullezza, ascoltava il lento scorrere delle acque del vicino ruscello le cui acque limpide attraversavano il bosco e raccolse le prime ciliege con Kishani. Studiosa di astrologia, vincendo le ritrosie di Gaia, aveva elaborato il suo tema zodiacale e, allontanando nei momenti di crisi il bisogno di liquori e sigarette, cercò di spiegarle "perchè" le fosse capitato "quel destino".