"Ciao" disse mentendo "non ti porterò rancore per ciò che mi hai fatto..."
Sul viso del ragazzo si leggeva la tristezza, la sua ragazza alla proposta di matrimonio aveva risposto "io ti lascio".
Daniele un ragazzo di quasi trent' anni, alto di carnagione chiara e capelli e occhi scuri, unica imperfezione sul suo viso erano tre cicatrici di graffi che si era procurato da piccolo durante l'attacco di un cane rabbioso.
Maria, la ragazza di Daniele, dopo aver risolto definitivamente il suo rapporto sentimentale, si era avviata verso casa, a piedi. La casa distava pochi metri di strade buie, ma illuminate dalla luce della luna piena. Camminando, Maria, sentì in lontananza un arrancare faticoso di passi pesanti come se un grosso cane corresse; non temeva i cani per cui proseguì tranquilla per le strade isolate e deserte della periferia dove abitava. Il rumore si faceva sempre più vicino e ad un tratto si fece silenzio. Maria era giunta davanti alla porta di casa e, sentendosi osservata, si voltò trovandosi davanti un grosso lupo dal pelo nero che, orrendamente in piedi, mostrava due mani pelose al posto delle zampe anteriori. L'insolito animale la scrutava con i suoi occhi gialli, digrignando i denti e facendo fremere le orecchie, all'improvviso fece un balzo verso Maria per aggredirla ma la ragazza urlando si mise a correre per salvarsi la vita.
Maria correva e correva, nulla era più importante né la stanchezza, né il dolore alle gambe, tutto il suo essere era fatto di orrore e di desiderio di sopravvivere.
I passi del lupo erano sempre più distinguibili li accompagnava il pensiero dell'essere inquietante ed anomalo che Maria aveva scorto. L'animale era troppo veloce per Maria e presto la raggiunse buttandola a terra e rigirandola verso di sé per guardarla negli occhi e per mostrarsi a lei, per soggiogarla con il suo sguardo giallo e vitreo, sentire il profumo della sua paura e l'odore del suo sangue con la voluttà di un rapporto sessuale.
Maria non reagiva più, sentiva le sensazioni contrastanti dell'orrore e del piacere, sembrava che tutto fosse il compimento di un "disegno" che lei stessa aveva contribuito a creare.
Si lasciò andare nella certezza che "così doveva essere...", l'ultima cosa che vide prima di chiudere definitivamente gli occhi furono tre segni sul muso del lupo, tre graffi che assomigliavano a quelli fatti da un cane...
"Daniele" sussurrò flebilmente prima di lasciare che il lupo sferrasse con violenza l'ultimo attacco alla vulnerabile gola di lei.