Le cose sarebbero migliorate solo se, in silenzio, avesse acceso la mente. Ma l'alienazione erotica le trafiggeva ancora, dannosa e corrosiva, i nervi e la pelle. Probabilmente un solo gesto di ribellione e periodi bianchi sarebbero tornati sulle sue palpebre soffici. Ma era chiaro. Lei. Non voleva. E oh mio dio, continuava a ballare sotto le lenzuola vecchie. Ad ascoltare clavicembali stonanti, carezzarle i lobi piccoli e rosei. Non poteva dedicarsi interamente al silenzio, ne sarebbe stata circondata come una coltre di nebbia. Passeggiava sul materasso, testava ogni singola cingolante molla. Ognuna di quelle erano legate ai suoni che le premevano sul collo. Non più poesie, amore. Non più. Avrebbe voluto dirglielo. Non più poesie, amore. Non più. Quando ad arrancare sulle tende c'erano solo fantasie utopiche, la solitudine sonnecchiava come gatto ruffiano. Non provava null'altro che ebrezza, nel sentirsi costantemente abbandonata al suo divenire polvere. Tutte le ore, scandite solo dal grattare del legno contro legno, come se quelle travi facessero l'amore anche per lei.