non volevo crederci, anzi non avevo nemmeno mai immaginato di poter sentire quelle parole, avevo vissuto sempre così follemente, sempre così libera che non mi ero accorta del rischio. quando mi dissero che ero malata, non volevo crederci, avevo paura, iniziai a dimenticare le cose belle della vita, iniziai a dimenticare i visi dei miei famigliari e delle persone care, iniziai a sparire. non avevo mai pensato che si potesse morire così giovane, o almeno non avevo mai pensato che sarebbe capitato a me, a quest'età. Avevo paura che quando sarei caduta nel sonno, non mi sarei più svegliata, che quando avrei visto il sole, quello sarebbe stato l'ultimo giorno della mia via. non ho trovato il coraggio di rialzami, non ho fatto altro che colpevolizzarmi e odiarmi, si, mi odiavo, tremendamente. bensì iniziai a curarmi, il mio umore era meno di zero, le persone che mi facevano compagnia, venivano a trovarmi per pietà, nessuno mi comprendeva davvero, nessuno diceva davvero "come stai?", erano tutto bravi a non mettersi nei miei panni, tutti bravi ad incoraggiarmi e a farmi forza, ma cosa ne sapevo loro del dolore? della sofferenza? della perdita della tua stessa vita? ero solo un corpo vuoto e stanco, stanco anche di combattere quelle battaglie che mi erano state inflitte, incominciai a non avere più fede in quel Dio che mi aveva sempre sorretto, avevo paura di morire. "signorina, lei non risponde più alle cure" cadì nel più profondo e tetro buio. Non riemersi mai del tutto, nonostante siano già passate settimane, e sono ancora quì, all'ultimo stadio della malattia, a capire ancora cosa ho sbagliato, quale parte della mia vita ho commesso peccato, ho commesso errore. Aspetto solo che la mia ora, quella in cui so che vedrò quel Dio che tutti venerano, allora li non avrò più paura, non avrò più rimpianti.