Il padre della sposa, paonazzo, alzo' ancora una volta il calice per l'ennesimo brindisi nell'aria satura di tabacco mentre sua moglie si ravvivava l'improbabile acconciatura.
Farfuglio' qualcosa che scateno' un uragano di urla, risa e battimani di approvazione, allento' il nodo della cravatta e cadde finalmente a sedere. Intanto gli specialisti delle occasioni solenni erano al lavoro nella pista da ballo ricavata all'interno del perimetro dei tavoli, li osservavo scambiarsi le dame e muoversi fuori tempo su ritmi veloci e su remake di qualche numero strappalacrime del tempo che fu.
Le ragazze meno attraenti ballavano scimmiottando un can can e alzando le gonne mostrando le loro gambe tozze infilate in autoreggenti dozzinali che avrebbero loro garantito comunque una nottata movimentata. Le più belle erano al tavolo, annoiate e altere come sempre e impegnate a rispondere ai rimbrotti dei loro uomni, rimbrotti feroci e impotenti che salivano di tono man mano che l'alcol scendeva in corpo.
Uscii fuori per una sigaretta, l'aria era secca e pulita e il caos della sala mi arrivava distante ed ovattato. Fumare assumendo un'aria interessante mi era sempre riuscito bene, davo il meglio di me, ero uno specialista. Sentivo che ne avrei approfittato.
Dietro le auto piu grosse si riparavano i più giovani a fumare in segreto e le ragazzine a digitare veloci messaggi sui cellulari colorati. Dichiaravano un qualche amore eterno, ne ero certo.
Mi mancava una donna, qualcuna che si fosse fatta bella proprio per l'occasione, avrei sorvolato sullo stile del vestito e sui concetti e avrei persino approvato i suoi rimproveri sul mio bere spropositato.
Ed avrei voluto tornarmene a casa con lei, dimenticando il grugno dello sposo e il pancione della sposa. Noi, soli nella notte, due esseri inconciliabili e percio' semplicemente perfetti.