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Vacanze in campagna
Un centinaio di mucche al pascolo, dondolano la coda per scacciare gli insetti fastidiosi, in un campo erboso mentre il sole tramonta ; uomini esperti si accingono ad iniziare la mungitura giornaliera. Un braccio teso di bambino con una grossa tazza in mano si spinge fin sotto uno dei capezzoli e il suo corpo resta indietro per paura dell'animale.
I primi schizzi rimbalzano sul fondo del tazzone, ma poi una densa schiuma trabocca allegramente...
Ho dei ricordi come scolpiti, che con il passare del tempo hanno acquistato sempre più valore, rappresentando odori, suoni, luoghi e circostanze che la mente di un bambino trasforma in un mito che lo accompagnerà per sempre.
Il caldo dell'estate mi riporta a tanto tempo fa e a quell'entroterra siciliano fatto di spighe di grano allevamento del bestiame e lavoro senza sosta.
Ma per me e mia sorella si trattava di vacanze e a noi appariva come un grande parco di divertimenti.
Era agosto, eccitati dall'idea di partire, ci mettevamo in auto con i nostri nonni che erano già anziani ma ancora in gamba.
Il nonno era un uomo pacioso, allegro, gli piaceva dedicarsi alla famiglia.
Nostra nonna si era sempre occupata energicamente dell'organizzazione della casa e in cucina era imbattibile. E per noi stravedevano!
Anche quell'anno, alcuni segni sulla strada ci dicevano che stavamo per arrivare : una grande quercia, colpita da un fulmine e sopravvissuta alla mutilazione ; poco più avanti un cancello rotto, lasciato da sempre in quella condizione.
Non so perché, ma il cuore aumentava la frequenza e un momento dopo eravamo già nel lungo viale alberato, che precede la grande piazza del paesino, dove due chiese quasi si fronteggiano, e proprio in mezzo, una fontana del seicento con due bocche laterali da cui sgorga l'acqua più dissetante che ricordi!
Eravamo lontani dalla città e dal suo veleno.
Pernottavamo in una pensioncina, l'unica allora, annessa ad un ristorante a conduzione familiare.
Sapori d'altri tempi... Il prete del paese era ogni giorno lì a mangiare!
La corriera arrivava quasi sempre all'ora di pranzo annunciando il suo arrivo con un clacson bitonale ; subito dopo la vedevo passare attraverso il vetro opaco della finestra del locale.
Portava novità : un andirivieni di persone e c' erano spesso pacchi che arrivavano dalla città .
Ricordo che mia nonna, che non rinunciava a cucinare nemmeno in "trasferta" , era munita di un fornelletto a spirito con cui preparava, per noi bambini, le uova appena fatte da simpatiche galline.
In paese era frequente vedere contadini che a dorso di mulo, con il basto carico, passavano lentamente. Bruciati dal sole, con il viso segnato da lunghe fatiche.
L'inconfondibile profumo dell ' ultima sfornata, ci attirava sempre al panificio adiacente alla piazza : pagnotte e filoni, cotti a legna, si mantenevano buoni per molti giorni.
Le giornate trascorse al sole tra pecore, cavalli, mucche e maiali nelle terre di amici allevatori, ci regalarono esperienze che non dimenticheremo mai : Il latte appena munto, bevuto ancora tiepido, la ricotta che veniva a galla in un grande calderone e la legna di ulivi che usata per il fuoco emanava un forte odore mentre il fumo avvolgeva lo stanzone annerito.
Una delle nostre mete era una collinetta : una bella corsa in salita.
Facevamo a gara e, una volta in cima, rimanevamo seduti su una roccia a guardare di sotto e a sentire il vento.
Il panorama ondulato della zona circostante, aveva colori dal giallo oro del frumento al marrone scuro dei terreni arati. Qua e là alcune rocce isolate apparivano ai nostri occhi come zone selvagge da scoprire.
Per anni ho pensato che non esistesse una campagna come quella...
Uno dei giochi preferiti, oltre a disturbare gli animali in ogni modo possibile, era approfittare di una montagna di letame, che veniva depositato al limite di una zona terrazzata, per essere usato come concime.
In un momento di distrazione dei nonni, ci lasciavamo scivolare con dei sacchi, che fungevano da slittino, lungo questo declivio non proprio profumato!
E un'enorme trebbiatrice, ci appariva come un mostro mangiatutto che avanzava lenta, ma inarrestabile.
Ci faceva meraviglia l'effetto delle balle di paglia che, forse per magia, venivano fuori dal suo didietro.
I grandi abbeveratoi erano garanzia di divertimento e i giochi con gli altri bambini, avevano quasi sempre l'effetto di ridurci pieni di fango e sudati fradici.
Veniva così il momento di lavarci, una pratica alla quale cercavamo di opporci in ogni modo : scappando, nascondendoci o semplicemente dicendo che dopotutto non eravamo così sporchi!
Con grande disappunto di nostra nonna, che riusciva nel suo intento solo perché fiancheggiata dal nonno.
La sera riempiva la piazza di gente : stanchi del lavoro in campagna, gli uomini si concedevano un bicchiere e quattro chiacchiere in uno dei due bar, che avevano, davanti all'ingresso, uno spazio sotto ad un pergolato.
Quanti gelati abbiamo mangiato seduti a quei tavolini!
I nonni, anche se anziani, non sembravano stanchi.
Il piacere di regalarci dei momenti felici li caricava dell'energia necessaria per tenerci testa.
Che forza ci sarà voluta!
Quando, recentemente sono tornato per rivedere i luoghi dei divertimenti estivi,
mi è capitato di ritrovare i bambini di un tempo, con cui avevo giocato; alcuni conservano lo stesso sguardo dei monelli di una volta e lo hanno tramandato ai loro figli.
Il tempo passa e modifica uomini e cose, solo i ricordi restano sempre come li abbiamo avuti. Quelli più forti, specialmente se felici, non possono svanire, non se ne sono andati!
Ogni volta che ripenso a quel paese, e alle nostre imprese innocenti, non posso fare a meno di tornare con la mente ai nostri nonni che, pazienti, ci hanno dato la possibilità di avere dei ricordi magici da conservare.
Rimasi emozionato vedendo il film di Tornatore girato proprio lì e mi sembrò di tornare bambino, con un ramoscello in mano... a rincorrere galline.
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