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Liana e Luca

La storia che voglio raccontarvi è una storia vera, tanto vera che ho dovuto inventare i nomi dei protagonisti e non posso dirvi il nome del paesino in cui si è svolta, una trentina di anni fa.

Liana e Luca erano una bella, giovane coppia. Lei bionda, lui castano. Tutti e due avevano una pelle chiara e delicata che si arrossava facilmente quando la esponevano al sole del mare vicino al loro paesello. Erano sposati da sette anni e non avevano figli, nonostante li desiderassero entrambi. La famiglia di Luca aveva più volte sollecitato Liana a farsi visitare da un ginecologo per un'eventuale cura che risolvesse un problema che, per una famiglia molto tradizionalista, era un serio problema. Problema e questione d'onore. Liana aveva risposto alle sollecitazioni dicendo che sì, sarebbe andata da un ginecologo se Luca fosse andato da un andrologo. La famiglia di Luca la prese molto male e interpretò l'aut aut di Liana come un'autocertificazione di sterilità. La voce si sparse per tutto il paese che condannò Liana e compianse Luca. Liana si sentì emarginata e dentro di lei cominciarono a germogliare indignazione e rabbia. Colse negli atteggiamenti di Luca un disamore crescente come se fosse stato tradito nell'amore e nell'onore. I parenti di Luca fecero la loro brava parte nel coltivare i semi velenosi del suo cuore. Liana si chiuse in se stessa, perse il suo naturale buonumore, rifletté sull'ingiustizia che stava subendo e e cominciò a odiare il suo paese che stava scoprendo carico di pregiudizi. Ma non cedette. Non andò dal ginecologo. Pensava che la sua non fosse una ripicca: se aveva chiesto che anche Luca si sottoponesse ad una visita era perché realmente voleva risolvere il problema che poteva essere suo ma anche di Luca.
Sempre più depressa, Liana passava sempre più tempo in casa e una mattina sentì suonare il campanello. Andò ad aprire e si trovò davanti un giovane marocchino che vendeva tappeti. Liana non aveva alcuna intenzione di comprarli ma fece entrare il giovane. "Si accomodi in salotto - gli disse - e mentre lei srotola qualche tappeto, io vado a fare il caffè. Lo gradisce?". Il giovane, sorpreso da tanta gentilezza, si accomodò sul divano, sorrise e disse: "Grazie, signora! È difficile trovare tanta accoglienza". Liana andò prima a rassettarsi i capelli, mise un vestito vivace, un po' di profumo e si presentò in salotto con due tazze di caffè e un vassoio di biscotti. Si sedette vicino al giovane marocchino e, poggiandogli la mano sul braccio, sorrise e gli disse: "Mi parli di lei". Il giovane mostrò sorpresa e imbarazzo. "Che c'è? - chiese Liana - Non si trova a suo agio? Ha fretta? Io no. Facciamo due chiacchiere!". E intanto la sua mano saliva da braccio del giovane fino al viso che accarezzò con dolcezza.

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"Mamma! - gridò Luca, ansimante per le scale salite di corsa - Liana è incinta! Non mi sembra vero! Non mi sembra vero! È un miracolo!!". "Sono tanto contenta, Luca - disse la madre, abbracciandolo - ma non parlerei di miracolo. Liana ci ha voluto fare una sorpresa. È andata dal ginecologo che ha trovato il rimedio."
Per nove mesi tutto il parentado sferruzzò per scarpine, coprifasce, cuffie, ghette, golfini e magliette. Quando arrivarono le prime doglie, Luca accompagnò Liana all'ospedale civile e le stette teneramente vicino per tutto il travaglio. Quando Liana entrò in sala parto, Luca, come tutti i padri, camminò in su e in giù, nervosamente, per tutto il corridoio. Finalmente si aprì una porta e una infermiera con un sorriso un po' strano, sollevò una copertina tendendo le braccia per depositare su quelle di Luca due gemelli, maschi, bellissimi e neri.

 

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1 commenti:

  • Anonimo il 19/08/2009 13:32
    Direi che Liana ha peggiorato la situazione... no?

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