racconti » Racconti brevi » Amica al 98%
Amica al 98%
Cresce così la storia della nostra vita: nutrendosi della storia della vita degli altri e comincia proprio dal sorgere del giorno; come quando ti accompagna un certo desiderio di caffè o di latte che non sai mai da dov' è partito, forse ci ha lavorato sopra il sonno e la fantasia o, semplicemente, perché la nostra vita è fatta anche di cose che non si conoscono e che quotidianamente accettiamo per fede o per non complicarcela più del necessario. Il giorno si vede dal mattino e siccome la vita è fatta di giorni...
Un giorno conobbi Ivana e di conseguenza suo fratello Ettore, il suo sorriso acchiappò il mio e ne fece un nodo. Il caso volle, o lo volle qualcun Altro, che il socio del mio amico si dovette separare per iniziare una nuova attività con la moglie. Il commercialista, uomo noto nel commercio delle liste, gli consigliò di non cambiare forma alla ditta, né nome; sarebbe stato meno costoso cambiare semplicemente socio. Per cui, quel sorriso che per molto tempo era rimasto teso tra un incontro e l'altro, si smollò. Una socia all'uno per cento che con l'andare dei giorni avrebbe colmato il vuoto del novantanove per cento. Un affitto di tremilioni e cinquecento mila lire all'anno per un locale che io chiamai ex- stalla, ma che s'intonava perfettamente con il nome dell'azienda: TAMPO STAR SNC DI ETTORE T. & C. Io ero la "C" Come Cara Compagna Contabile... ECCCC!
Lire tremilioni e cinquecento per un fienile abbandonato da ogni animale, a parte i ragni! Scrivania di cartone, scatole interscambiabili da cm 40x60x80 usate come seggiole, praticamente sempre nuove, divanetti improvvisati con le cassette della frutta, un po' meno versatili delle sedie ma più resistenti, per gli amici che di tanto in tanto, molto di tanto in tanto, passavano a salutarci. È superfluo dire che era vietato, severamente, l'accesso a clienti e fornitori; consegne e ritiri a nostro carico! Nel bel mezzo della convinzione di essere le stelle della tampografia, c'investì la legge 626 che fu per noi una vera e propria rivoluzione industriale... artigianale... semi agricola... insomma quello che eravamo e, pareva proprio potessimo essere tutto, tranne che sicuri! Dato che uno dei pilastri che rende sicura la vita è il denaro, unica cosa che noi non possedevamo, ci avviluppammo come l'edera al suo muro, alla banca. Ebbi il mio primo incontro ravvicinato con la fidejussione: seducente forma di garanzia personale ovvero, come tutto quello che un amico possiede lo dona incondizionatamente all'altro in caso di bisogno. Mi pareva proprio una buona garanzia se ci permetteva l'utilizzo di un immobile più somigliante ad un'azienda così scoprimmo quanto un leasing possa legare l'uno all'altro per almeno vent'anni! Cominciammo a lavorare crogiolandoci tra i candidi mobili veri: i numeri, sdraiati sul rotolo della calcolatrice in libera discesa sulla tangibile scrivania, non contarono le prove di solidità sulle sedie a rotelle tra un angolo e l'altro dell'ufficio ma, immortalarono sotto i nostri scarabocchi i racconti delle avventure in moto e la celebrazione delle mie poesie.
Poi un giorno, spuntò dal nulla un mago dei tappi della aranciata e della coca-cola che col proprio lavoro avrebbe triplicato il fatturato. E fu subito socio al quarantotto per cento: ottima percentuale di manipolazione di tamponi per tappi senza sorriso. Fu così che mentre io continuavo ad elaborare conti, Ettore relazioni, il mago cominciò a creare soldi. I tre dipendenti cominciavano a scommettere sul fatturato, lo davano uno a quattro, nel senso che era quadruplicato nell'ultimo anno: i conti stavano ai soldi come le relazioni stavano a chi?
C'era un'incognita... insomma, i conti non tornavano: io l'uno per cento sull'utile, Ettore il cinquant'uno, il mago il cento per cento: che fosse proprio un mago? Che la matematica d'un tratto fosse divenuta la sua opinione personale?
No, il casinò fu il gioco! Ma il casinò dei casinò era che Ettore non ci credeva. Fu allora che presi la decisione di dirgli: "Per te garantisco a vita, ma per il manipolatore di tamponi, no!" Non avevo nessun legame col mago, non c'era neppure un misero filo di sorriso che s'azzardasse ad unirci e siccome non volevo assolutamente perdere l'amicizia che invece continuava a legarmi ad Ettore, restituivo il mio prezioso uno per cento restandogli amica al cento per cento: ora i miei conti tornavano e forse senza di me potevano tornare anche quelli della ditta, d'altronde il manipolatore s'era dimostrato un grande mago!
Ettore mi disse che avrebbe parlato con l'altro socio e così venne a conoscenza di come il grande mago fosse contento della mia dipartita e di quanto sarebbe andata meglio l'azienda. Che cominciasse a pensare ad un centouno per cento?
Credo che in quel preciso momento al mio amico Ettore venne in mente la vecchia stalla, con i buchi sul tetto e coi fili bianchi della corrente che facevano d'autostrada ai ragni. Credo che quella grossa fune che legava il suo sorriso al mio, abbia cominciato a stringergli il cuore, poiché la sua risposta fu: " Mi basta il novantotto per cento della tua amicizia, ho bisogno di una socia al due per cento, il mago è abituato a lavorare al cento per cento, non ha bisogno di soci!"
Che dire? GRANDE MAGO! Ettore naturalmente!
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0