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Lettera d'amore
Mio amato bene,
è appena partito il treno che mi ha diviso dai tuoi occhi di mare.
Io non so se l'azzurro del cielo potrà colmare il vuoto del tuo sguardo vivo e profondo; se nell'angolo di mondo verso il quale mi dirigo, riuscirò a placare lo struggimento della tua assenza.
Sto vivendo, istante dopo istante, la solitudine di te nella corsa decisa di questo treno, che va sperdendo a poco a poco il profumo della tua pelle e, ancor più, mi sconforta l'amarezza di non udire la tua voce dolcissima e gioiosa già distante nell'eco remota di queste ore.
Sono solo con me stesso e cerco inutilmente un varco per spaziare oltre questi vetri di treno perché i miei occhi possano sconfinare oltre la barriera dei monti e dei villaggi che si frammettono.
Fuori, si piega ogni chioma al vento dei distacchi, sfilano i casali nelle immagini lacerate dalla corsa e scivolano inebetite le nubi nella gola oscura del tramonto.
Ogni spiraglio di questo giorno va declinando di luce, mentre il tuo volto si leva ad accendermi lo spirito di tenue speranza.
Ora, ti prego, serba in me questa tua luminescenza, questa fulgida cometa in cui ti trasfiguri regina del mio tempo vuoto e lontano, sii perseverante a soggiogarmi ancora con le tue moine.
Mi conforta l'idea di vivere afferrato ai pochi simboli che di te mi restano in custodia nel cuore, scrigno segreto d'ogni tuo frammento dorato, di gesti, di parole, d'accenti armoniosi che si assemblano nell'incanto della tua esistenza.
Ed il pensiero d'averti vicina per vegliarmi nei sogni futuri, ti conforma già nell'immagine alla quale non saprei sottrarmi, né potrei eludere, per la passione di cercarti, lo strale di cielo da cui potresti rilucere per espandere tepore sino alla mia stanza.
Credimi, se tu ora restassi come sei, così luminosa al mio cospetto, saprei resistere al tormento d'averti perduta, e saprei vivere ristorato sempre dal tuo calore e dalla sorgente consolatrice del tuo sguardo.
Ecco, già alberghi nel mio spirito che ti culla, ti accarezza, mi volge in letizia la tua presenza e torna a risplendere il mio spento sorriso.
Questo battito si sofferma sulle cose d'intorno, divaga in mille altri pensieri che di te mi accompagnano e mi rasserena in leggerezza la tua presenza.
Tu mi dai la forza di schiudere il germoglio del mio cuore chiuso alla stagione infinita d'un altro tempo di vita. E si muove il ricordo a quelle albe di promesse di cui tante volte parlammo per meditare scelte e attese.
Il bagliore di cui il tuo viso s'adorna, illumina il mio cammino e mi conduce alla certezza di annullare le distanze, varcando le soglie anonime delle infinite strade riservate ad ognuno.
Ed il brivido delle tue carezze non svanisce neanche alle vibrazioni metalliche di questi binari, così provati e consueti alle note dolenti d'infiniti addii ed oblii voluti o forzati.
Tu, ora vai attenuando la frontiera di questo addio ed acquieti la mia pelle come i veli d'una luna placida e feconda, nella ronda d'imperio che la notte le accorda.
Sì, prediligo l'opalescenza d'un giaciglio di luna che in te si miri e in me si renda specchio universale che vanifica lontananze.
Auspico il tuo dolce dormire che annuvola e abbuia ogni altra recondita luce, poiché nell'oscuro, s'affievolisce ogni grandezza del mondo e le cose inafferrabili come te, restano avvolte nella nube bianca d'afflato che ora asseconda il mio percorso.
Noi vivremo insieme pur perdendoci, pur vagando su strade remote d'anonime metropoli.
Tu vestita del candore delle zagare, io d'una corazza di certezza che possa sempre difendere il nostro amore.
Io e te univoca identità che ripara allo smarrimento d'opposti destini.
E per ritrovarti nelle notti che m'attendono, scruterò il cielo a ritrovare il brillio della tua stella.
Rendila viva la scia ove la tua luce si diparte e lacera ogni ombra accecandola coi tuoi riflessi.
Ti rivedrò ogni sera sulla sponda del mio mare, magari inventandoti nello sfondo di tramonti vermigli e volgendo i passi al soffice arenile per il tuo notturno planare.
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