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Avventura in India
Avevo sentito parlare degli "uomini vento" che vivevano nell'ashram di Babaji in India.
"Un'avventura non mi dispiacerebbe"- pensai. A casa ne parlai con Ketty, mia moglie, che mi disse: "Se ti fa piacere vivere quest'esperienza falla".
Da tempo seguivamo vie alternative alla religione cristiana che ci aveva decisamente disilluso. I sacerdoti propinavano un Dio di Giustizia mentre noi eravamo alla ricerca di individiarne Uno di Misericordia, Quello che il cuore ti fa ""sentire" e riconoscere come Padre, Amico, Sposo e Fratello.
"Proviamo anche questa strada, non si sa mai",- mentre ero già coinvolto nella misteriosa India, da sempre riconosciuta come patria della spiritualità.
Due giorni prima della partenza una febbre improvvisa mi costrinse a letto e non potevo disdire o spostare il viaggio pena la perdita del volo.
Chiamato un medico d'urgenza mi praticò una puntura che - mi disse - avrebbe tirato su anche un cavallo.
E così fu. Riuscii a prendere l'aereo puntualmente e arrivammo, come prima tappa, ad Abu Dabhi, negli Emirati Arabi per la sosta e carico passeggeri.
Ripartimmo dopo 20 minuti, ma durante la fase del decollo un fumo nero, inspiegabile, riempì il locale passeggeri per cui era necessario atterrare per le riparazioni del caso. Decisamente i segnali che dicevano di non partire c'erano tutti, ma la voglia di avventura rifiutò qualsiasi ragionamento. Non vedevo l'ora di arrivare: volevo vedere in faccia colui che si dichiarava reincarnato per la salvezza dell'umanità.
Facendola breve, dopo aver raggiunto Bombay, mi diedi di fare col mio scalcinato inglese, per poter raggiungere Hairakan, il posto dove il santone indiano aveva creato e fondato la sua comunità.
Un carro-bestiame fu il mezzo con il quale, ore ed ore dopo, raggiunsi la meta.
Senza averlo mai visto riconobbi Babaji da lontano avvolto nel suo sahari bianco che sorrideva a tutti.
Non so cosa mi prese interiormente, ma appena arrivati guardai con malcelato fastidio sia Babaji che tutti coloro che si inginocchiavano ai suoi piedi per farsi benedire. Orgoglio?
Ne fui talmente contrariato che mi detti da fare ad aiutare a svuotare il camion da tutte le provviste piuttosto che scendere a salutarlo. Qualcosa me lo impediva, certamente anche il mio ego ha avuto la sua parte in tutto ciò, ma era come se una forza a me sconosciuta mi impedisse di fare quel gesto. E pensare che ero andato lì per lui. Sentivo però il suo sguardo su di me che continuava a seguire i miei movimenti... anche se all'apparenza era come se mi disdegnasse.
Nell'ashram vivevano americani, indiani, tedeschi, olandesi e italiani. Alcuni di loro operavano come interpreti al santone.
Feci subito amicizia con Michela, una ragazza milanese che era nel'ashram da due mesi e mi feci indicare dove avrei potuto alloggiare. Mi accompagnò in un locale, fatto di sterco e paglia, che era la stalla dei cavalli. In un angolo vicino alla porta c'era lo spazio sufficiente per un posto a dormire a terra con due coperte lasciate da un viandante che era tornato in patria.
Quel che ne seguì interiormente durante la settimana di permanenza mi è impossibile descriverlo pur se annotato nella memoria a caratteri di fuoco. Posso solo dire che è stata una delle esperienze più dure della mia vita.
Dura perché 1°) non avevo accettato la figura di Babaji e il conseguente comportamento era inevitabilmente di rifiuto a tutto ciò che si viveva in tale contesto; 2°) il freddo (eravamo ai piedi dell'Himalaya negli ultimi giorni di Dicembre del 1990). Il freddo era tremendo, basti pensare che informatomi prima della partenza venni a sapere che era il periodo più freddo negli ultimi 20 anni con perdite anche mortali.
A peggiorare la situazione psicologica e umana l'usanza rituale dell'ashram: alle cinque del mattino "abluzione" nel fiume, completamente nudi, per purificarsi... e dalle sei alle otto preghiere, in hindi, che dovevi imparare a memoria come un mantra, col santone, sul terrazzo di casa sua (!?!?).
Cibo?: una ciotola di riso, quello che puoi contenere in un pugno, alle cinque della sera "se" avevi collaborato alla realizzazione di un nuovo piano verde dell'ashram, pulire le strade dagli escrementi degli animali, ricavare nuove camerette per eventuali nuovi ospiti scavate nella parete della montagna senza attrezzi adeguati, cucinare, spostare pietrisco dal fiume per arginare l'acqua durante le piene eccetera...
(continua...)
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