Donne che ancora non sono tali, donne bambine, donne di vetro, donne in frantumi, donne che tuttavia non sanno di esserlo.
Donne che sono parte di me anche se non le conosco, anche se non so chi siano, donne con cui ho condiviso pensieri, agonie ed ossessioni.
Donne che si vergognano di essere tali e cercano di annullarsi, di scomparire.
Donne che perdono, insieme ai kili, anche speranze e sogni, affogandoli tra gli incubi.
Donne, ossa in pantaloncini che corrono per bruciare se stesse, un'altra volta ancora.
Donne in un letto che non potrà mai scaldarle.
Donne che cercano un segno, donne che chiedono di Dio, che si guardano intorno domandandosi dove sia finito, quando le abbia abbandonate.
Donne che hanno oltrepassato la sottile linea bianca, frastornate da fragorosa ma inudibile euforia.
Donne che combattono loro stesse e la bilancia.
Donne orgogliose, che ridono tra sè e sè guardando altre donne, più grasse, che hanno perso la propria battaglia.
Donne rifiutate, donne cadute, donne che vogliono tornare cenere, donne che sperano ogni giorno in un miracolo, o forse nella morte.
Donne, bambine, anziane, donne che rifiutano la loro condizione di donne.
Donne alla costante ricerca di perfezione, anche se irraggiungibile.
Donne che per raggiungerla preferiscono non essere, essere nulla.
Donne che non parlano, ma che urlano in silenzio, chiedendo aiuto ad ogni passante, supplicando attenzioni in ogni sguardo.
Donne che bramano braccia pronte ad accoglierle, donne che sussurrano parole a loro stesse, per riempire il vuoto che le divora.
Donne che desiderano amore, e trovano calore in una malattia.
Donne e MALATTIA, che rifiutano di chiamare con il suo nome. ANORESSIA.
E io, SONO VIVA.