racconti » Riflessioni » C'era solo lei
C'era solo lei
Mi ha sempre amato.
Ha cercato di farsi notare ogni giorno, entrando nella mia vita il maggior numero di volte che poteva. Sapeva ascoltare e dare un senso alle mie parole più di chiunque altro, non perché aveva una spiccata intelligenza o un'incredibile empatia nei miei confronti, bensì perché lei era solo ciò di cui avevo bisogno.
Gli anni prima del suo incontro: tenebrosi e incerti. Non solo le mie parole e le mie azioni ma anche i più delicati sussurri, giungevano alle sue orecchie gelose. Il suo desiderio più grande era quello di poter vivere con me fino alla fine dei miei giorni, aiutandomi a non cadere nei momenti in cui cercavo la morte con i miei errori, o quando attiravo a me la rovina, con le mie stesse mani.
Si, questo era il suo più grande desiderio ma ero io che dovevo decidere, ero io colui che avrebbe dovuto amarla e tenerla stretta al mio cuore. Ogni gesto negativo poteva offenderla e ciò avrebbe causato la sua lontananza, e il trascorrere i miei giorni nella più totale follia.
Quando, da lontano, potevo sentirla, le sue parole avevano sapore di fragola, erano come miele che si scioglieva lento tra le mie pupille gustative, lasciandomi il gusto della felicità. Come potevo, dopo aver assaggiato tale prelibatezza, voler provare altro?
Ma sono sempre stato incostante, se non per intraprendere scelte che mi avrebbero portato solamente nell'inganno, la mia bocca difatti pronunciava parole insensate verso di lei; quest'ultima si sentiva pugnalata da mille lame ad ogni mia parola cattiva nei suoi confronti, non cercava mai di rimproverarmi, piuttosto si allontanava da me il tempo necessario perché io sentissi la sua mancanza.
Non solo il mio corpo era visibilmente stanco e trasandato, come il tronco di una vecchia quercia centenaria, colpito da colpi d'ascia per il divertimento di due giovani ragazzi che volevano misurare la loro forza, ma la mia anima era in uno stato di coma, non sapevo più cos'era giusto o sbagliato.
Lei non ha mai voluto il mio male, ero io colui che amava farsi amica la sventura, ero io che volevo stringere un patto con la morte, perché era ciò che meritavo. Infatti i miei erano pensieri di sfiducia verso ciò che lei poteva darmi, e mi dicevo che forse sarebbe stato meglio trascorrere la vita, questo leggero soffio che ora c'è e domani può irreparabilmente mancare, nella sua totale lontananza, anche se mi ha sempre amato e ha preteso tanto da me. Erano proprio le sue pretese che io non accettavo. Voleva che io la cercassi, che mi sacrificassi. Non ero disposto a farlo, pensavo che sarebbe stato molto meglio passare le mie giornate con chi poteva dare intenso piacere ai miei sensi. È vero, il giorno dopo il piacere sarebbe finito, io però avrei continuato a fare sempre la mia medesima scelta; avrei potuto vendere il mio corpo a chi, seppure per breve tempo, poteva allietare le mie sofferenze quotidiane; a chi poteva farmi dimenticare che un giorno, non molto lontano, sarei morto. Di me non sarebbe rimasto neanche il ricordo, le mie opere sarebbero cadute nell'oblio e la mia esistenza sarebbe passata come un'ombra; non avrei più avuto l'opportunità di tornare indietro. Nessuno può averla.
La mia mente, inebriata dai profumi fatali che io stesso cospargevo sul mio debole corpo, come una canna che tra non molto si sarebbe spezzata sotto la forza impetuosa del vento, mi diceva che avrei dovuto approfittare di tutto ciò che mi avrebbe reso felice, temporaneamente e maledettamente felice.
L'unica cosa che non mi mancava era l'esperienza; avevo provato ogni genere di piacere, ogni genere di godimento e credevo che non era rimasto più nulla da assaggiare. Non mi rendevo conto che, nonostante pensassi di vivere pienamente la mia vita, non stavo realmente vivendo. La mia esistenza poteva essere considerata come un breve sogno incredibilmente lucido nel quale mi sono confortato per dimenticare la mia miseria. Ma il sogno sarebbe presto finito, facendomi risvegliare nella consapevolezza che ero l'incarnazione di ciò che volevo dimenticare.
Ho trascorso gran parte della mia vita nelle tenebre che si fingevano luce. Ho abboccato all'amo dell'inganno e delle passioni, non riuscendo mai a tenere a freno queste ultime.
Il mio corpo ma soprattutto il mio spirito, erano ormai stremati dal male che io stesso mi ero procurato, dalle azioni insensate che io commettevo ogni giorno, incessantemente.
Nel periodo più buio della mia vita, quando ormai capivo che niente avrebbe potuto cambiare il mio stato di sofferenza, pensavo, tra le lacrime, a ciò che avevo abbandonato. Ho meditato intensamente che tutto ciò che avevo "creato" con le mie azioni, mi stava portando verso una tremenda fine.
Ma qualcosa dentro di me, come una voce che non era mia, ha ridato al mio corpo le forze necessarie alla sopravvivenza. In quello stesso momento ho ricordato di aver lasciato alle mie spalle lei, quella che si era sempre dimostrata pronta a donarmi la felicità, e non temporanea come le altre, ma duratura. Io non l'avevo mai più cercata, non l'avevo mai più pensata e meditando su di essa... ho implorato il suo nome.
Allora l'ho vista. Era splendida, più di prima: i suoi occhi superavano l'azzurro sconfinato del cielo, brillavano più del sole, e la sua bocca proferiva parole che in me recavano sollievo. Le sue mani mi coprivano e accarezzavano, come i raggi del sole accarezzano la terra; come le gocce di rugiada che, fresche, scorrono sui petali di una margherita. Era la sua presenza che in me aveva fatto rinascere la speranza. Eppure non ho dovuto cercarla a lungo, sapeva che un giorno mi sarebbe mancata.
Di buon mattino mi sono alzato... e l'ho trovata lì, accanto alla mia porta. Il suo desiderio rendeva il mio spirito pieno di vita, e ciò faceva crescere in me la speranza di poter cambiare, senza abbandonarla mai più. Così, per il resto dei miei giorni, fino ad oggi, ho camminato accanto a lei. L'ho preferita al denaro, alle passioni, alla bellezza e a tutto ciò che un uomo possa desiderare su questa terra. Mi sono innamorato della sua bellezza, giorno dopo giorno le dedicavo poesie, racconti... ed era sempre il soggetto di ogni mia opera, pur rimanendo lei l'opera più bella. Ho quindi deciso di trascorrere al suo fianco la mia vita, sicuro che mi avrebbe sempre amato e confortato nei momenti di preoccupazione e dolore. Grazie a lei, che ha cambiato la mia vita, posso dire che ho raggiunto finalmente l'immortalità, e lascerò un ricordo eterno a quelli che verranno dopo di me. Ogni volta che tornavo a casa mi coricavo nel mio letto accanto alla mia amata, perché sapeva dare sollievo alle mie fatiche, riempendomi di contentezza e gioia.
Posso dire, per concludere, che non mi ha mai abbandonato. Ho potuto sempre confidare in lei, sapendo che non mi avrebbe mai tradito, è stata sempre fedele... e ora è qui accanto a me. Lei è tutto ciò che voi potreste desiderare. L'unico modo perché lei arrivi a voi, confortandovi dal dolore, consigliandovi nelle difficili scelte che dovrete fare nella vita, è quella di invocare l'unico che può donarvela; e in che modo si può avere se non chiedendola a Dio? Io gliel'ho domandata umilmente, supplicandolo, perché sapevo che sarebbe stata l'unica che avrebbe cambiato la mia vita. Vi ho già detto che l'ho cercata in mille modi e, non trovandola, nonostante voleva farsi trovare, ho preferito dimenticarla e offenderla occupandomi di tutto il resto. Voi dovete attendere e aprire il vostro cuore, perché essa vi entrerà, dovete solo riconoscerla e amarla.
Ora posso dirvi che sono giunto alla fine dei miei giorni, posso dirvi che sono lieto di andarmene da questo mondo, consapevole che la mia esistenza è stata diversa da quella degli animali. E l'unica che mi ha aiutato a capirlo, l'unica che mi ha aiutato a dare un senso ai miei giorni è stata proprio lei: la Sapienza.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0