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Antonio
Sono Antonio, anzi Tony, lo preferisco: i nomi corti danno più sicurezza nella vita.
Sono quello che sa fare un po’ di tutto, ma non è il migliore in nessuna delle cose.
Sono quello che sa parlare di tutto, ma non è l’esperto di niente.
È un po’ come saper cercare dei fiori in un campo, ma non conoscere il nome di nessuno di essi.
Alle donne però piace chi sa sembrare sempre padrone della situazione, loro non si soffermano neanche sull’idea che dietro l’aspetto controllato e l’atteggiamento studiato, c’è un universo umano infinito e incompleto: cioè una persona.
A volte mi sento come un oggetto, che volando in un trafficato spazio di cielo, urta continuamente altri corpi, cambiando di rotta e riportando dei segni, a volte lievi graffi e altre volte evidenti solchi.
La verità è che la mia direzione sarà sempre soggetta a piccoli cambiamenti. La cosa non mi disturba poi così profondamente, perché alla fine ho capito che io sono questo: semplicemente una palla liscia che nel percorso della vita assume continue forme e direzioni.
Ma queste riflessioni le tengo per me, nei miei numerosi rapporti con le donne ho imparato che l’instabilità del pensiero è una precedenza che va lasciata a loro, a noi spetta il ruolo di sapere sempre chi siamo e dove andiamo. Siamo una specie di finto nostromo che si finge consapevole di ogni rotta.
Quello che non capiscono è che il solo incontrarle ha dato già un colpetto al timone della nostra nave.
Basta che non mettano in pericolo la navigazione.
Con questa certezza ho sempre vissuto le mie storie senza mai troppo concedere, perché “Tony” può lasciarsi influenzare da qualcuna, ma non vuole appartenere mai a nessuna di queste meteore!
Che ci faccio allora davanti a queste scale?
Potrei anche immaginare di aver girato a quell’incrocio solo perché in questa zona c’è un negozio che mi interessa.
Ma no, non è così.
Io quel negozio non l’ho neanche guardato arrivando qui, non so neanche se è aperto.
Ho camminato per 15 minuti e il mio sguardo si è veramente acceso solo davanti a quelle scale.
Forse non è solo lo sguardo a essersi acceso, forse è qualcosa di più interno, qualcosa di più vicino agli organi vitali, altrimenti non mi farebbe così male.
Male.
Male? Ma cosa sto dicendo?
È un dolore quello che sento?
Non lo so, quando un certo tipo di dolore non te lo concedi mai diventa una sensazione così nuova che sembra quasi piacevole, necessaria.
È come se un maestro interno stia suggerendo alla tua anima che gli farà bene assaggiare questo nuovo cibo.
Ma perché qui?
Perché oggi?
Stefania è una delle tante, un’interprete attenta e prevedibile del ruolo che io le ho ritagliato su un copione già fin troppo collaudato.
Ma ieri il suo sguardo era ben oltre il suo personaggio.
Dietro alle mie parole, cornice di una fuga annunciata dalla sua vita, lei aveva letto qualcos’altro.
Nella trasmissione dei miei pensieri era riuscita a invertire qualcosa nel flusso e a far entrare una semplice immagine: uno specchio.
Dentro di me per un attimo si è formata un’immagine riflettente, in cui ho visto tanto, il tanto di un immenso vuoto.
Ho lasciato Stefania davanti a queste scale senza rimpianti, non ne ho mai, ma tornando a casa ho notato quella sensazione.
È come quando apri una finestra, se non la chiudi subito la corrente d’aria fa volare un po’ tutto, e per un attimo di distrazione dovrai stare chissà quanto tempo a raccogliere e riordinare le tue cose.
Però sto qui davanti a queste scale, come se la corrente d’aria finisse qui.
Come se lei stessa, partendo dal mio cuore, volesse comunicarmi dove è nata…dov’è che quella finestra è stata lasciata aperta.
Salgo qualche gradino, ma non è così semplice come pensavo.
Dietro quella porta, dietro quella persona non c’è un semplice sguardo che può farmi stare meglio.
Forse una vita, una scommessa, un’anima che ne aspetta un’altra per mutare in qualcos’altro.
Ma in cos’altro?
Sono pronto ad abbandonare quello che sono ora?
Diamine! Non bastano i graffi e i solchi?
Ora dovrei pure cambiare forma?
L’aria è fredda oggi, il vento umido sveglia i miei sensi e allontana quelle scale dai miei occhi.
Sono di nuovo solo, sulla mia strada.
Forse aspetterò che quel vento metta ancora un po’ di scompiglio fra le pagine scritte e quelle che devo ancora scrivere, perché a volte occorre attendere che una cosa sia confusa del tutto, prima che possa diventare qualcos’altro.
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0 recensioni:
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- Lo trovo magnifico... non ho potuto fare ammeno di immedesimarmi.
L'ultima frase poi...è verità allo stato puro. E se l'arte è sopratutto questo... bè non serve aggiungere molto altro! -g-
- Leggendoti capisco qualcosa in più sull'universo maschile. Mi piace lo stile, il tra le righe, le sfumature, ci vorrebbe solo un po' più di audacia nella trama.
A rileggerti
Simona
- Leggendoti capisco qualcosa in più sull'universo maschile. Mi piace lo stile, il tra le righe, le sfumature, ci vorrebbe solo un po' più di audacia nella trama.
A rileggerti
Simona
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