La perdita di una persona cara non la si avverte subito. Passano istanti, ore, giorni, nei quali tutto sembra irreale e non ci si rende pienamente conto di quanto è accaduto. Poi, dopo qualche tempo, avviene qualcosa che rende percepibile la mancanza.
Erano passate alcune settimane dalla morte di Emma e le sue figlie si erano riunite nella sua vecchia casa per fare l'inventario della roba. Ogni cosa veniva riposta con cura in uno scatolone e suddivisa fra le donne a seconda dell'affezione o meno a un determinato oggetto.
Isabella non voleva essere lì. Provava un senso di soggezione nel vedere le stanze oramai quasi del tutto vuote. Sentiva sua madre e le sue zie discutere su cosa farne della casa e cercò di allontanarsi il più possibile. Salì le scale e raggiunse la soffitta. Sin da piccola era sempre stata affascinata da quella stanza. Vi trascorreva giornate intere, giocando con vecchie bambole o colorando il suo album da disegno. Amava quel luogo.
Scatole, tappeti, vecchi mobili erano tutti accantonati su una parete. Sull'altra una macchina da cucire padroneggiava la scena e accanto a essa un baule di legno sembrava contenere vecchi stracci, embrioni dei vestiti nei quali non sarebbero più stati trasformati.
Isabella si avvicinò e cominciò a guardare quei tessuti ricordando di come suo nonno Emilio, quando era in vita, elogiasse continuamente il talento sartoriale della sua signora.
D'un tratto qualcosa colpì la sua attenzione: un cofanetto di velluto verde scurissimo giaceva abbandonato sul fondo del baule. Su uno dei lati una chiave era fissata con del nastro adesivo.
Aprì quel piccolo contenitore e vi scorse immediatamente una foto in bianco e nero, con i bordi frastagliati. Raffigurava una coppia elegantissima sulla banchina di una stazione. Lei impeccabile con il suo cappotto lungo e il cappello lievemente inclinato sulla testa. Lui, avvolto nell'austero fascino della sua uniforme militare. Sorridevano, ma nei loro occhi si coglieva distintamente un velo di tristezza. Sullo sfondo un treno nero e alcune persone che vi salivano.
Isabella riconobbe subito nella donna il volto di sua nonna Emma, ma l'uomo non aveva idea di chi fosse. Girò la foto e vi lesse una dedica:
Alla mia Emma.
Con amore,
Antonio
In basso una data: "Taranto, 1939".
I suoi nonni si erano sposati nel '43.
Determinata nel fare chiarezza sulla storia, riprese tra le mani il cofanetto e vi trovò anche alcune lettere che Antonio aveva spedito dal fronte. Le lesse d'un fiato, ricomponendo i tasselli della vita di Emma. L'ultima, però, non era stata scritta dal giovane. In quelle brevi righe Emma veniva informata che il suo amato era deceduto in guerra per servire la patria.
Prima di conoscere l'uomo che poi sarebbe diventato suo marito, Emma aveva vissuto un'altra storia d'amore; una storia finita tragicamente e che aveva sempre taciuto. Isabella capì che svelarla dopo tutto quel tempo non sarebbe stato giusto per nessuno.
Ripose il tutto nel contenitore, prese con sé il cofanetto, lo nascose sotto la sua giacca e se lo portò via, decisa a custodire per sempre il segreto di Emma.