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Www. poesieracconti. it -- il terrore scorre in rete
"I nuvoloni che stavano sopraggiungendo non promettevano niente di buono, e a riprova che ben presto Como sarebbe stata raggiunta da un forte temporale, c'erano gli alberi, chini sotto la spinta del vento. Ebbene, verso le venti di quel martedì sera, l'acqua iniziò a scrosciare ininterrottamente facendo sgattaiolare a casa quelle poche persone rimaste in giro, la maggior parte giovani che si erano dati appuntamento per fare qualche sghignazzata in compagnia. In Ticosa, nella zona periferica della città, una ragazza stava uscendo dal CFC, una rinomata discoteca della zona. Era quasi mezzanotte ma la pioggia non accennava a diminuire, e Sabrina Ferri di certo non sarebbe rimasta ad aspettare i suoi amici che avrebbero tardato. Alzò la giacca beige e riparandosi la testa si avviò a passi veloci calpestando le pozzanghere al centro del marciapiede. Alzò lo sguardo per vedere se stesse arrivando qualche macchina, dopodiché attraversò la strada dirigendosi verso Via Teresa Rimoldi. L'indomani mattina sarebbe andata a scuola, e al liceo scientifico Gallio, non era permesso fare più di dieci minuti di ritardo. Una folata di vento la percosse facendogli sventolare i capelli sul volto. Fece altri dieci passi sentendo il rumore dei tacchi echeggiare tra i fabbricati, poi finalmente vide il cancello di casa sua. La pioggia era diventata ancora più fitta, e mentre cercava le chiavi nella borsa, il cellulare le vibrò nella tasca. Entrò in giardino notando le luci all'interno della casa spente, ciò significava che sua madre dormiva già da un pezzo. Giunta sul portico, con la gonna bagnata che le si appiccicava alle gambe, guardò il cellulare: qualcuno le aveva spedito un messaggio sul sito WWW. POESIERACCONTI. IT. Il nome era Pigface e non c'era nessun immagine sul profilo.
-Scommetto che è qualche mio compagno di classe-, pensò scuotendo la testa, poi inserì il suo nickname e la password.
" Ciao, ti piacerebbe morire stanotte?".
Sabrina sorrise starnutendo: aveva i capelli umidi, e sicuramente si sarebbe beccata un raffreddore. Giunse un altro messaggio:
PIGFACE: Mi piacerebbe tagliarti la gola.
SABRINA: Wow come sei originale, ti diverti a copiare le scene dei film horror che andavano negli anni 90?
PIGFACE: Diciamo di sì, e la vittima prescelta sei proprio tu!
SABRINA: Sto morendo di paura, come vorresti uccidermi allora? Sbudellarmi e appendermi a un albero come in Scream? Oppure squartata come in Venerdì 13?
PIGFACE: Scream è il mio preferito, credo proprio che ti taglierò la gola, e infine ti impiccherò ad un albero.
SABRINA: Peccato che non puoi farlo, perché sei al computer a scrivere messaggi proprio in questo istante.
PIFGFACE: Ed è proprio qui che ti sbagli, Sabrina. Sto scrivendo dal cellulare, e mi trovo proprio nel tuo giardino: in questo istante ti sto guardando.
Sabrina si guardò attorno. Nel giardino c'erano molti alberi, e le loro ombre venivano proiettate sul terreno giungendo fino al portico. Si portò i capelli dietro alle orecchie e scosse la testa: doveva trattarsi di uno scherzo.
SABRINA: Secondo me stai bleffando.
PIGFACE: Lo credi davvero? Allora perché non apri la porta di casa tua?
Sabrina si voltò verso la porta d'ingresso. Mise il cellulare in tasca e provò la maniglia. Appena fu all'interno, fece scricchiolare le assi di legno del pavimento con i tacchi. Allungò una mano sulla destra trovando l'interruttore. La fioca luce mise in rilievo e due rivoli simmetrici di sangue che scendevano dal naso di sua madre. La donna era impiccata al lampadario, e sotto ai piedi, che penzolavano immobili a pochi centimetri dal pavimento, si era formata una pozza di sangue. Sabrina urlò sentendosi svenire. Poi, sentendo una presenza arrivare dietro di lei, si voltò con il cuore che le palpitava in gola: sul portico c'era una figura. Indossava una lunga tonica nera da prete e una maschera in lattice che rappresentava un maiale mutilato. Lei cercò di scappare ma il misterioso individuo le fu subito addosso, e poco dopo, distesa a terra a fissare quell'orribile maschera sopra di lei, sentì la lama di un lungo coltello perforarle l'addome...".
-Che idiozia-, spiegò Cristina allontanandosi dal computer, - non potrebbe mai accadere una cosa del genere nella realtà.
Uscì dalla pagina ed entrò nel profilo che aveva appena creato. Quel sito, poesie racconti, le piaceva un sacco, e a farle nascere la curiosità di visitarlo era stato Matteo Paveli, suo compagno di classe che aveva scritto il racconto su Pigface. Di fianco a lei, Camilla Sereni sorrise lisciandosi i capelli rossastri che le ricadevano sulle spalle.
- Mi sono iscritta anche io l'altro giorno, e ho pubblicato un racconto thriller.
-A chi salterebbe in mente di travestirsi con una maschera da maiale e una tonica per uccidere qualcuno?
Camilla esitò andandosi a sedere sul letto. - Stile Scream. In fondo quel film è una sottocategoria del genere horror, uno slasher.
-Già, dove le vittime sono ragazzi e ragazze che frequentano il liceo, proprio come noi due.
I genitori di Cristina erano a cena dai vicini, ma lei non se l'era sentita di partecipare, quindi aveva chiamato Camilla chiedendole di tenerle compagnia. Come nel racconto, anche loro frequentavano il liceo Gallio, avevano diciassette anni, ma non per questo sarebbero state uccise, almeno, in principio.
-Lo conosci quel certo Matteo che ha scritto il racconto?-, chiese Camilla adocchiando alcuni posti nella stanza da letto della sua amica.
-Di vista, è davvero un bel tipo, ma ha già la fidanzata, si chiama Giada.
Poi Cristina cliccò sulla busta in alto a destra dello schermo, e vide il messaggio arrivato pochi minuti prima. Il nickname del mittente era Pigface.
" Vi è piaciuto il racconto? Se volete posso farvi assaggiare la lama del mio coltello".
Cristina sorrise voltandosi. -Ehi c'è qualcuno che si è montato la testa leggendo il racconto.
La sua amica si avvicinò scrutando lo schermo, e i lunghi capelli risaltarono quelli corti e neri di Cristina.
-Guarda la foto che ha sul profilo.
Cristina fece scorrere velocemente il mouse sul nome, e poco dopo, qualcuno nascosto sotto a una lunga tonica nera e maschera da maiale mutilato, comparve in un riquadro sulla sinistra dello schermo.
Camilla inarcò le sopraciglia. -Qualcuno che vuole giocarci uno scherzo.
Premendo sulla scritta chat, Cristina notò Pigface online.
CRISTINA: Lo sai che l'assassino della storia è molto più cattivo di te?
PIGFACE: Ti taglierò la gola, cosi non potrai più urlare!
CRISTINA: Sei davvero patetico, credi che io caschi nel tuo gioco?
PIGFACE: Certo che lo farai, perché io sono in casa a tua. A proposito, davvero carina la tua amica, come si chiama?
Cristina corrugò la fronte. -Dice di essere a casa mia, che buffone.
-Uh, ci ucciderà entrambe!
Poi scoppiarono in una sonora risata.
CRISTINA: Allora perché non mi dici dove abito?
PIGFACE: A Como, in Via Napoleona.
Con uno scatto, Cristina fece scivolare la sedia contro il letto.
-Che cosa ti prende?-, chiese Camilla, -sarà qualche nostro compagno di classe che conosciamo.
-Già, qualche stronzo che si diverte a spaventare le persone.
Camilla indicò lo schermo del computer. -È arrivato un altro messaggio.
PIGFACE: Che cosa ne dici di iniziare il gioco?
CRISTINA: Di quale gioco stai parlando?
PIGFACE: Collegati al sito tramite cellulare, vedrai, sarà un bel gioco!
CRISTINA: D'accordo, tanto non mi fai paura!
Cristina prese il cellulare collegandosi a poesieracconti. it, poi continuò la conversazione:
CRISTINA: Ecco sono collegata con il cellulare, allora, qual è il tuo gioco?
PIGFACE: Prova a immaginare che cosa succederebbe in un film dell'orrore, casa tua è abbastanza grande, quindi potrei essere ovunque, se fossi in te inizierei dalla cantina.
CRISTINA: Stai bleffando, tu non sei a casa mia!
PIGFACE: Ne sei davvero sicura? La tua cantina è molto buia, e fa freddo qua sotto!
Cristina inarcò le sopracciglia.
-Che cosa ti ha detto?-, chiese Camilla, -chi sarà a morire per prima?
-Ti prego non scherzare, credo ci sia davvero qualcuno in casa.
Camilla corrugò la fronte. -Vai a controllare allora, tra poco io devo tornare a casa, altrimenti mia madre inizierà a preoccuparsi.
Sabrina restò per qualche istante a fissarla, poi scoppiò a ridere portandosi i capelli neri dietro alle orecchie.
-D'accordo scendo a vedere, e se vedo un fantasma inizio a urlare!
Cristina uscì dalla sua stanza e scese le scale di legno che sembravano portare alle tenebre. Accese la luce controllando in cucina e in soggiorno. Nessuno.
Poi, sulla destra, lungo il corridoio, vide la porta che dava alla cantina. Sentì i battiti del cuore aumentare mentre avanzava, e una volta di fronte alle scale che scendevano, rimase qualche secondo in attesa di sentire anche il minimo rumore. Per fortuna non sentì nulla, anzi, più precisamente udì solo una sedia cadere di sopra, ma già sapeva che era stato. Camilla si stava divertendo a farle paura, aspettando che lei ci fosse cascata.
-Guarda che sto salendo-, disse allargando le braccia, -è inutile che cerchi di spaventarmi Cami.
Giunse al secondo piano e si fermò serrando le mani: la porta della sua stanza era chiusa, e una mano di sangue era stampata sul legno.
- Cami, ti prego smettila, quando lo hai comprato il sangue finto?
Silenzio, non giunse alcuna risposta. Cristina fece qualche passo, dopodiché provò la maniglia sentendo le tempie pulsarle, e vide ciò che non si sarebbe mai immaginata: Camilla era legata a una sedia, mani e braccia imprigionate da nastro adesivo, mentre che all'altezza del pomo d'Adamo aveva un piccolo taglio.
- Ma che cosa succede?-, strillò indietreggiando. La sua amica strattonava a destra e sinistra le sedia, emettendo degli stridii smorzati dal nastro adesivo che da guancia a guancia, le tappava la bocca rovinosamente.
Poi Cristina vide il messaggio:
PIGFACE: Allora, il giovo è iniziato, ti va di partecipare?
CRISTINA: Tu sei pazzo! Lasciala subito andare oppure chiamo la polizia!
PIGFACE: Peccato, non arriverebbero in tempo, e comunque sia, ti ucciderei lo stesso!
Cristina strillò sentendo una fitta allo stomaco, e la tensione crebbe dentro di lei. Si asciugò le lacrime sulle guance cercando di mantenere la calma.
CRISTINA: Ti prego lasciaci in pace!
PIGFACE: È semplice, hai presente la storia che stavi leggendo prima sul sito poesie racconti?
CRISTINA: Sì, che cosa centra?
PIGFACE: La prima ragazza, Sabrina Ferri, in che modo viene uccisa?
La ragazza cercò di rimanere calma, ma il cuore che le batteva all'impazzata, e sapere che c'era qualcuno in nascosto in casa sua, alimentava solo il panico. Camilla intanto continuava a dimenarsi vanamente sulla sedia, sbarrando gli occhi sull'amica in piedi a pochi metri da lei.
CRISTINA: Non lo so! Devo ancora finirlo di leggere!
PIGFACE: Peccato, la risposta è sbagliata!
Cristina drizzò lo sguardo, e il misterioso individuo balzò fuori da dietro la parete che nascondeva parte della camera. Proprio come nel racconto di prima, indossava una tonaca da prete, e una maschera da maiale mutilato. Poi vide l'orrore, quando il lungo coltello da cucina disegnò un ghigno sorridente sulla gola di Camilla: un ghigno dal quale sgorgò una marea di sangue. Fece in tempo a vedere la testa della sua amica penzolare in avanti, poi dovette scappare giù per le scale urlando, e allo stesso tempo restare in equilibrio. Una volta al primo piano, cercò di arrivare alla porta d'ingresso, ma il maniaco le fu addosso facendola ruzzolare a terra.
Cristina si voltò, e urlando a squarciagola, si ribellò con le mani, riuscendo a sfilare l'orrenda maschera: strabuzzò gli occhi nel vedere chi fosse. Poi, quando il coltello si alzò abbassandosi velocemente poco dopo, le sembrò che il suo stomaco fosse fatto di burro, e lentamente, cominciò a sentire i battiti del suo cuore sempre più lontani.
La mattina seguente, al liceo Gallio, la folla di studenti era principalmente concentrata nel cortile, dove alcuni agenti di polizia facevano loro alcune domande. Il preside, Paolo Mazzei, si trovava all'ingresso dell'istituto, indossava i suoi soliti occhiali con la montatura in titanio, una camicia nera abbinata a dei jeans bianchi, e teneva lo sguardo diritto davanti a sé. Giada Marchi, voltandosi verso il suo ragazzo, il quale le aveva appena fatto una domanda, notò il preside diventando subito nervosa. Quel bastardo era stato il compagno di sua madre fino a pochi giorni prima, e adesso non la degnava nemmeno di uno sguardo.
-Amore che cosa ti prende?-, chiese Matteo Paveli inarcando le sopracciglia.
Giada gli spostò il ciuffo biondo dalla fronte baciandolo sulla guancia.
- Niente, mi ero solo distratta.
Si trovavano seduti sul muretto che contornava l'edificio scolastico, e gli agenti della polizia sarebbero arrivati da loro tra non molto, visto che in quel preciso istante stavano interrogando Sara Pogoni che si trovava a pochi metri da loro.
- Incredibile-, disse Roberto Scherri, - due ragazze brutalmente massacrate come in un film splatter!
Giada corrugò la fronte. - Ti fanno esaltare queste cose?
Roberto fece un sorrisino.
- Veramente ti sei dimenticato di un particolare-, spiegò Diego Ronchi assicurandosi di aver conquistato l'attenzione dei suoi amici.
- Che cosa?-, chiese Matteo cingendo la vita alla sua ragazza.
- Che i genitori hanno trovato Cristina appesa al lampadario, e sul volto gli è stata messa una maschera da maiale mutilato, come nel tuo racconto, Matteo.
Lui inarcò le sopracciglia restando serio. - Che cosa vuoi dire, che sono stato io a ucciderle?
- Secondo me è stata una donna, insomma, sarebbe un bel colpo di scena-, commentò Claudia Manni, la migliore amica di Giada.
- Qualcuno ha letto la storia che Matteo ha scritto su poesie racconti, poi ne ha preso spunto per commettere l'omicidio di ieri sera! Ha preso un lungo coltello, e ha aperto il ventre allo nostre care amiche-, spiegò Roberto sghignazzando.
- Piantala deficiente-, disse Matteo dandogli una pacca sulla schiena.
- Volete sapere chi potrebbe essere l'assassino per me?-, intervenne Diego agitando le braccia davanti a sé.
- Chi?-, chiese Giada.
- Il preside Mazzei. Forse Cristina e Camilla hanno rifiutato le sue avance e lui le ha uccise, seguendo passo per passo il racconto di Matteo.
Tutti e cinque fissarono il preside ancora fermo all'ingresso.
- Comprando la maschera da maiale in un qualsiasi emporio-, aggiunse Matteo baciando Giada.
Poi, Sergio Manni, il capo della polizia di Como, nonché padre di Claudia, si avvicinò ai ragazzi con un cenno della testa.
- Signor Manni-, lo salutò Giada conoscendolo solo perché alcuni mesi prima aveva sventato un furto nel suo quartiere. Claudia invece non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
Il capo della polizia si voltò verso Matteo, dapprima sorrise, poi diventò serio.
- Vuole un consiglio? Interroghi Diego, è lui l'esperto della scuola riguardo quel sito: poesie racconti-, spiegò Giada indicandolo con un dito.
Roberto esitò scoppiando a ridere. - Io invece credo sia meglio interrogare Matteo, è lui l'autore del racconto preso di mira dall'assassino.
- Smettetela ragazzi, non è un film questo-, sovvenne Manni scuotendo la testa, - due vostre compagne sono state brutalmente massacrate.
Poi iniziò a fare domande a Matteo riguardo la sua storia.
Alle nove di sera, i nuvoloni avevano ricoperto il cielo sopra Como, fornendo all'acqua del lago un colore verdastro, che solitamente precede l'arrivo di un forte temporale. In camera sua, Giada non si era neppure resa conto che la finestra fosse aperta. La sua attenzione era stata catturata dal racconto che aveva scritto il suo ragazzo. Certo che ci voleva un bel coraggio, insomma, travestirsi con una tonica da prete e una maschera da maiale non era da tutti. Stava leggendo la parte in cui, dopo essersi nascosta in una stanza, la protagonista della storia, Sonia, veniva aggredita da Pigface.
Giada tornò alla realtà sentendo un forte tuono. Si alzò, percorse il pavimento di legno a piedi nudi, e chiuse la finestra guardando i nuvoloni bianchi inghiottire il lago. Abitava a Maslianico, una zona periferica della città: un posto tranquillo, dove tutti conoscevano tutti. Sua madre, Laura Pelli, sarebbe tornata l'indomani mattina, in quanto ospite dalla sorella.
Prima aveva ancora pensato al preside del Gallio, Paolo Mazzei, l'ex compagno di sua madre. Chissà per quale motivo si erano lasciati? Pensò di chiederglielo magari domattina. Tra l'altro il preside abitava a poche case più in la dalla sua. Guardò dalla finestra come per accertarsene, e vide qualche cosa di strano: Claudia stava uscendo dalla casa di Mazzei in tutta fretta. Che cosa ci faceva a casa del preside a quell'ora? Poi la vide allontanarsi, e svanire poco dopo tra i fabbricati. Giada corrugò la fronte occupando posto alla scrivania. Sul sito poesie racconti entrò nella chat, ma dei nomi presenti non conosceva nessuno. Poi arrivò un messaggio:
PIGFACE: Povere Cristina e Camilla, massacrate come in un film horror, giusto?
Dapprima Giada inarcò le sopracciglia, poi intuì chi potesse esserci dietro a quel nickname.
GIADA: Smettila Diego, è inutile che cerchi di spaventarmi.
PIGFACE: Scommetto che in questo momento sei a casa da sola.
CRISTINA: Diego sei troppo banale, sembra che tu ti stia divertendo a copiare le battute degli horror che andavano negli anni novanta!
PIGFACE: Già, peccato che io non sia Diego, ma qualcun altro che ti taglierà la gola fino a che non sentirò la lama del coltello che roderà l'osso!
Giada si alzò corrugando la fronte. Il racconto di Matteo stava davvero facendo esaltare qualcuno. Poi sentì Jaky, il suo cane lupo, abbaiare nervosamente da qualche parte nel giardino. Si portò i capelli dietro alle orecchie e vide un altro messaggio:
PIGFACE: Davvero bello il tuo cane, ha davvero un bel muso, mi piacerebbe prendere la sua testa.
GIADA: Smettila, chi diavolo sei?
PIGFACE: Lo scoprirai tra poco, poiché sono nel tuo giardino!
Giada spense il computer e guardò dalla finestra. Aveva iniziato a piovere a catinelle, e adesso non sentiva più il suo cane abbaiare. Si strinse nelle spalle deglutendo, poi scese le scale, notando la porta d'ingresso semiaperta. Chi era entrato? Lentamente, spostò la porta di qualche centimetro, tanto da riuscire a vedere la testa mozzata del suo cane adagiata sopra lo zerbino. La lingua penzolava fuori dal lato della bocca, e il sangue attorno, faceva sembrare che il cane stesse risalendo da una pozza d'acqua, come spesso si vede nei cartoni animati.
Giada urlò facendo qualche passo indietro, poi dall'armadio in soggiorno balzò fuori il misterioso individuo mascherato. La ragazza urlò correndo su per le scale, sperando di non sentire il coltello perforarle la schiena. Raggiunse camera sua chiudendo la porta a chiave. Poi vide il coltello penetrare nel legno, e alcune scaglie cadere sul pavimento. Giada urlò, prese il telefono e compose il numero della polizia.
- Qual è la sua emergenza?
- Mi chiamo Giada! Abito a Maslianico, vi prego aiutatemi! Qualcuno sta cercando di uccidermi!
Poi non udì più alcun rumore. Il misterioso individuo se n'era andato. Giada premette il tasto rosso del cellulare terminando la chiamata. Rimase qualche istante col fiato sospeso. Sapeva benissimo che non doveva uscire, aveva visto fin troppi film dell'orrore per commettere una banalità del genere. Ma che cosa avrebbe potuto fare? Restarsene nella sua stanza per sempre?
Aprì la porta, e tremando scese lentamente la scale. La maschera da maiale mutilato, le compariva davanti agli occhi, catapultandola in un incubo fin troppo reale! Superò la testa mozzata del suo cane e si diresse verso il cancelletto del giardino. Poi sentì una mano sulla spalla destra, e si voltò. Era Matteo, il suo ragazzo.
- Amore dove stai andando?
- L'assassino è qui! Ha cercato di uccidermi! Presto dobbiamo andarcene!
Matteo la prese per mano e insieme, schizzarono velocemente verso la macchina, posteggiata sul bordo del marciapiede. Appena aprì la portiera, Giada notò la maschera da maiale e la tonica da prete sul sedile posteriore.
- Mio Dio, Matteo...
Dapprima lui guardò il travestimento, poi, corrugando la fronte, spostò lo sguardo sulla sua ragazza scuotendo la testa.
- No, quella roba non è mia! Lo giuro!
Giada scosse la testa piagnucolando.
- Ho lasciato la macchina aperta quando sono arrivato, qualcuno vuole incastrarmi!
La ragazza indietreggiò con le lacrime fredde sulle guance, poi prese dalla tasca il cellulare chiamando il capo della polizia Manni.
Circa un'ora più tardi, alla centrale di polizia di Como, Matteo si trovava nella stanza, e Manni, sopraggiunto sulla scena pochi minuti dopo la chiamata fatta da Giada, lo stava interrogando.
- Perché sei andato a casa di Giada?
Matteo inarcò le sopracciglia sbuffando. - Le ho già detto il motivo, semplicemente perché volevo vederla!
Il padre del ragazzo, seduto di fianco, si irritò. - Dannazione, perché non controllate meglio quel sito, poesie racconti, a quanto si dice l'assassino scrive sul web prima di compiere un omicidio, giusto?
- Non si preoccupi-, rispose Manni, - stiamo già controllando.
Fuori dalla stanza, Giada si sforzava a mala pena di pensare. Con la coda degli occhi, vedeva Matteo parlare animatamente con il capo della polizia.
- Tesoro!
Quando si voltò, Laura Pelli, sua madre, stava correndo verso di lei.
- Sono partita appena mia hai chiamato, come stai tesoro?-, chiese abbracciandola.
Lei scoppiò a piangere. - Voglio andare a casa mamma.
La mattina seguente, tutta Como era scioccata per quanto era successo la sera prima. Al liceo Gallio, molti studenti si erano armati di una maschera da maiale mutilato, cercando si spaventare chiunque come se fosse tutto un gioco. Giada, all'interno della mensa del liceo, fissava davanti a sé, come se non riuscisse a fare nient'altro.
- Matteo lo hanno rilasciato questa mattina-, spiegò Roberto.
Diego, con un computer portatile tra le mani, inarcò le sopracciglia.
- Chissà come mai si trovava nei paraggi di casa tua, Giada.
Lei non rispose sospirando.
- Forse voleva davvero sbudellarti-, continuò Roberto con un sorrisino malvagio.
- Smettila deficiente!-, intervenne Claudia dandogli una pacca sulla schiena.
- La polizia sta cercando di scoprire chi ci sia dietro il soprannome di Pigface, ma ci vuole del tempo-, spiegò Giada.
- Quindi tutti gli scrittori di poesie racconti sono sospettati-, rispose Diego guardandosi attorno.
Claudia inarcò le sopracciglia. - Non tutti, solamente quelli che scrivono racconti horror.
- A proposito, stasera darò una festa nella mia casa in montagna, i miei genitori saranno via per il weekend: una bella festa a base di film horror, l'idea è anche quella di leggere i racconti dal sito, e alla fine di votare il migliore, verrete?
Claudia mise una mano sula spalla di Giada.- Certo che verremo.
Un'ora dopo, Giada usci da scuola, e mentre stava percorrendo la strada verso la fermata del bus, sentì di nuovo una mano afferrarla per la spalla. Era Matteo.
Lei indietreggiò di qualche passo sospirando.
- Credi ancora che sia stato io?
Giada non si mosse di un millimetro, scrutando il suo ragazzo dalla testa ai piedi.
- Senti, mi dispiace va bene?
Matteo sorrise. - E lo dici in questa maniera? Io ti amo, ma tu ieri sera mi hai fatto arrestare!
- Perché non ti metti nei miei panni?-, domandò Giada portandosi i capelli dietro alle orecchie, - qualcuno ha tentato di sbudellarmi, e mi sono salvata per miracolo.
- Il problema è un altro, io ero venuto a casa tua per fare sesso, visto che come al solito vuoi sempre rimandare il discorso!
Giada scosse la testa. - Voi maschi siete tutti uguali, ascolta, adesso devo andare a casa, ci vediamo in giro.
- Stasera andrai alla festa di Roberto?
- Credo di sì, ciao.
Detto questo si avviò verso casa.
Sara Pogoni occupò posto alla scrivania, e finalmente si accese anche la sigaretta che teneva spenta tra le labbra da una buona mezzora. Sua madre era uscita, e fuori stava facendo buio. Fece scorre il mouse verso il basso, trovando l'ultima frase che aveva letto poco fa. Il racconto che aveva scritto Matteo Paveli le piaceva molto, e a renderlo ancora più entusiasmante era il fatto che qualcuno stava facendo l'esatta copia degli omicidi descritti. Anche lei scriveva su poesie racconti, nella maggioranza dei casi poesie sull'amore perduto. Aveva cento ottanta crediti, ma avrebbe potuto guadagnarne molti altri, se solo avesse effettuato più volte il login al sito.
Poi vide un messaggio:
PIGFACE: Sapevi che se ti tagliassi la gola potresti guadagnare altri crediti?
SARA: Chi sei?
PIGFACE: L'ultima persona che vedrai prima di morire!
SARA: Ti diverti a copiare le battute del racconto che ha scritto Matteo?
PIGAFACE: Non solo, ti ucciderò come una delle vittime descritte!
Sara uscì dal sito, si alzò, uscì dalla stanza a piedi nudi, e tirando una lunga boccata di fumo scese pesantemente le scale. Non era affatto spaventata, sapeva benissimo che c'era in circolazione uno psicopatico che aveva già ucciso due sue amiche, ma di sicuro questo si trattava uno scherzo. E poi, la porta d'entrata era... Aperta!
Dannazione, sua madre non l'aveva chiusa a chiave! Raggiunse il primo piano restando calma. Non era possibile, non poteva essere la prossima vittima, non era ancora giunta la sua...
La porta dello sgabuzzino si aprì, e il maniaco con addosso la maschera da maiale mutilato e la tonica da prete le fu addosso, sentendo il lungo coltello perforarle il petto per poi fuoriuscire dalla schiena. Sara emise un piccolo urlo, poi il sangue le gorgogliò dalla bocca, dapprima scendendo sul mento, e successivamente gocciolare sui suoi piedi. Quando si accasciò sul pavimento con un tonfo sentendo il coltello infierire di nuovo sul suo corpo, l'ultimo suo desiderio fu quello di capire chi ci fosse sotto a quella maschera da film dell'orrore.
- Ti va di spiegarmi perché tu e il preside Mazzei vi siete lasciati?-, chiese Giada occupando posto sulla poltrona in soggiorno. Erano le otto e trenta, e avevano appena finito di mangiare.
- Lasciamo perdere-, rispose sua madre, - non mi va di parlarne in questo momento.
- Invece dovresti.
Laura Pelli sbuffò portando i piatti pieni di residui di pasta nel lavandino. Poi si voltò squadrando sua figlia.
- D'accordo, non voglio nasconderti niente.
Giada sorrise restando in ascolto.
- Quel bastardo frequentava le ragazze della tua età, una volta tra l'altro l'ho sorpreso con Cristina, una delle due ragazze uccise, era nel suo ufficio e si stavano letteralmente baciando!
La ragazza scosse la testa, sbigottita e allo stesso tempo delusa, poiché le tornò in mente che, la sera prima, aveva visto Claudia uscire dalla casa del preside, e adesso, probabilmente, aveva scoperto anche il motivo.
Poco dopo, qualcuno bussò alla porta d'ingresso, e la madre di Giada andò ad aprire, trovandosi di fronte Franco Mazzei, il preside. Laura gli disse qualche cosa, e lui, agitando le mani, riscese le scale brontolando qualche cosa che Giada non riuscì a capire. Poi, verso le nove, una macchina strombazzò sulla strada sottostante. Era Claudia, pronta ad andare alla festa che Roberto aveva organizzato nel suo chalet nel bosco sopra Como.
Sul sedile del passeggero, Giada scrutò la sua amica. Aveva i capelli raccolti in una coda, e sulle labbra almeno due millimetri di rossetto viola. Stava quasi per chiederle se si baciasse davvero con il preside Mazzei, poi lasciò perdere, pensando ai fatti suoi.
- Ci sarà anche Matteo alla festa?
- Veramente ho chiesto a Roberto di non invitarlo-, rispose Claudia con le mani strette sul volante.
Poi una macchina le superò fermandosi poco dopo, facendo fare lo stesso a loro. Era il capo della polizia Manni, il padre di Claudia.
- Che vuole mio padre adesso?-, chiese abbassando il finestrino.
- State andando alla festa?
- Come fa a saperlo?-, domandò Giada.
Manni sorrise. - Ci sono manifesti ovunque.
- Potrebbe controllare Paolo Mazzei, il preside della scuola?
- Per quale motivo?
- Continua a perseguitare mia madre, potrebbe parlargli lei?
Manni sorrise di nuovo. - Certo, andrò subito a casa sua, ti farò sapere più tardi. Mi raccomando, fate le brave alla festa.
Claudia gli lanciò un'occhiataccia girando le chiavi sul volante.
- Un'ultima cosa-, disse suo padre, - verrò a dare un'occhiata verso mezzanotte, solo per assicurarmi che stiate bene, d'accordo?
Giada annuì, e la sua amica ingranò la prima facendo rombare il motore.
Lo casa di Roberto sorgeva sulla Valbasca, una zona contornata da alberi e isolata dal resto della cittadina. le due ragazze parcheggiarono la macchina nel giardino, a fianco alle altre. Tutte le luci dell'abitazione, a due piani, erano accese, e sul portico c'erano alcuni loro compagni di liceo che scherzavano con delle lattine di birra tra le mani. Alcuni erano mascherati con costumi stile film horror, e con dei coltelli finti, facevano finta di accoltellare le proprie ragazze.
Giada e Claudia salirono sul portico superando il gruppo, poi vennero accolti da Roberto, fermo sull'uscio della porta con una maschera da lupo mannaro.
- Benvenute amiche mie, pronte a morire questa notte?-, chiese sghignazzando?
- Piantala imbecille!-, rispose Claudia passandogli davanti. Giada lo salutò con un cenno della mano e finalmente raggiunsero il soggiorno.
C'erano alcuni studenti seduti sul sofà, e in piedi davanti a loro, c'era Diego che, con entusiasmo diceva:
- Benvenuti cari scrittori, diamo inizio alla festa!
Si avvicinò al suo computer portatile e premette un pulsante: sulla parete comparve la pagina iniziale del sito poesie racconti, e poco dopo entrò nella sezione horror. Gli altri alzarono le mani entusiasti, e si misero a leggere la parte finale del racconto di Matteo, dove per l'appunto, i protagonisti davano una festa per poi scoprire poco dopo la vera identità del killer.
- Credo proprio che bere due birre possa essere la soluzione migliore-, spiegò Claudia portandosi al centro della stanza e battendo un cinque con Diego. Poi Giada sentì il cellulare vibrarle nella tasca dei jeans: uscì dalla casa superando il gruppo di ragazzi di prima.
- Pronto?
- Sono il capo della polizia Manni, il preside Mazzei sembra scomparso, e con lui la sua macchina. Lo stiamo cercando dappertutto. Tra l'altro sul suo computer c'era aperta la pagina del sito poesie racconti, sembra stesse leggendo il racconto del tuo ragazzo.
All'interno della casa, Claudia ritrovò finalmente Roberto tra la folla di studenti. Era in compagnia di una ragazza.
- Ehi ma dove sono finite tutte le birre?
- Prova a guardare sul retro della casa, c'è un frigorifero tesoro-, rispose Roberto sventolando la maschera da lupo mannaro.
Claudia si diresse sul retro e uscì dalla piccola porta. Fuori il buio la investì, e in quella parte di giardino contornata da alti pini non c'era nessuno. Le voci che si udivano provenivano o dall'interno dell'abitazione o sul lato principale. La ragazza si guardò attorno e finalmente individuò il piccolo frigo bianco sulla sinistra.
- Era ora-, disse aprendolo. Poi sentì qualcuno avvicinarsi dal dietro. Quando si voltò fece appena in tempo a vedere la maschera da maiale mutilato, perché pochi secondi dopo, il lungo coltello le squarciò la gola.
Sull'altro lato della casa, Giada rimise il cellulare in tasca. Dove era finito il preside Mazzei? Scosse la testa dirigendosi verso l'ingresso, quando sentì una mano afferrarla per la spalla. Era Matteo.
- Che cosa ci fai qui?
Lui sorrise mettendosi le mani in tasca.
- Volevo vederti, dobbiamo parlare noi due.
- Ecco la coppia del seguito!-, sbottò Roberto raggiungendoli.
- Finiscila idiota!-, rispose Matteo.
- Perché non andate nella camera dei miei genitori?
Giada annuì. - Andiamo, ho anche io alcune cose da dirti.
Prese per mano Matteo e si avviarono verso l'ingresso.
Nella stanza da letto al secondo piano, Giada si sedette sul letto, e Matteo gli si mise davanti accarezzandogli le guance.
- Allora, che cosa volevi dirmi?
- Che mi dispiace, so di non essere stato il ragazzo perfetto negli ultimi tempi.
Lei sorrise. - La colpa è anche mia.
- Voglio fare l'amore con te.
Giada sorrise di nuovo, e prendendolo per le mani, si sdraiarono entrambi sul letto.
Al primo piano, nel soggiorno, tutti gli invitati erano ancora presi a leggere il finale del racconto proiettato sulla parete, quando dalla porta d'ingresso fece la sua presenza il capo della polizia Manni. Molti ragazzi nascosero le birre sotto ai vestiti o tra le gambe.
- Dov'è mia figlia? Claudia?
Diego si alzò in piedi. - Dovrebbe essere qui attorno.
Manni sospirò. - Un'altra vostra compagna di classe, Sara Pogoni, è stata trovata brutalmente uccisa, e impiccata a un albero nel cortile della scuola.
Detto ciò, tutti gli invitati si alzarono, e frenetici sgattaiolarono fuori dalla casa, salendo sulle rispettive macchine.
Diego rimase solo, tornò a sedersi riprendendo a leggere.
- Devo trovare mia figlia-, continuò Manni uscendo.
Di sopra, Giada e Matteo avevano appena finito di fare l'amore.
- A che cosa stai pensando?-, chiese lui sorridendo.
- Alla sera in cui ti ho fatto arrestare.
- Non penserai ancora che sia stato io!
Giada scosse la testa. - No, ora non più!
Poi si alzò rivestendosi.
- Dove vai?
- Cerco Claudia, non l'ho più vista, e tra poco suo padre sarà qui per fare un controllo.
Matteo annuì. -Ti aspetto qui.
Giada scese le scale, notando che la casa era vuota. Uscì di fuori chiamando Claudia al cellulare. Niente, non rispondeva. Poi notò qualche cosa tra gli alberi, cinquanta metri a destra della casa di Roberto. Avvicinandosi, vide che era una macchina, quella del preside Mazzei. Che cosa ci faceva parcheggiata lì?
Tornò velocemente all'abitazione, salì le scale, e giunta nella stanza di prima, trovò Matteo legato a una sedia. Lei si bloccò portandosi entrambe le mani sulla bocca.
Il suo ragazzo era ferito, aveva delle macchie rosse sulla maglia, e c'era anche una scritta: COLLEGATI AL SITO!
Giada iniziò a piangere, prese il cellulare e fece il login su poesie racconti.
Poco dopo le arrivò un messaggio:
PIGFACE: Eccoci alla resa dei conti, sei pronta?
GIADA: Lascialo andare!
PIGFACE: Come va a finire il racconto scritto dal tuo ragazzo?
GIADA : Non lo so, ti prego lasciaci in pace!
PIGFACE: Peccato!
L'individuo mascherato balzò fuori dall'armadio nella stanza, si mise davanti a Matteo iniziando a pugnalarlo. Giada vide la testa del suo ragazzo chinarsi sulla spalla, capendo che era morto, poi urlò scendendo le scale, inseguita dal maniaco mascherato.
Uscì dalla casa desolata, e corse tra gli alberi,. Quando si voltò, non vide più nessuno, era forse riuscita seminarlo? Inciampò cadendo su qualche cosa di duro. Mettendo a fuoco, vide il cadavere del capo della polizia Manni: aveva la gola tagliata!
Giada prese la sua pistola tornando all'abitazione, doveva recuperare Claudia e andarsene subito. Mentre entrava, sentì qualcuno arrivare dal dietro. Era Diego.
- Presto Giada, dobbiamo andarcene, l'assassino è Roberto!
Roberto giunse dall'altra parte. - Non è vero, è stato lui, non credergli!
- Statemi lontani tutti e due!-, strillò Giada spianando la pistola davanti a sé.
- Per l'amor di Dio! È stato Roberto, presto!
L'altro scosse la testa piagnucolando. - Non è vero, è stato lui!
- Fottetevi tutti e due!
Poi richiuse la porta lasciandoli fuori.
All'interno, la ragazza iniziò a piangere, poi sentì un brontolio provenire dal secondo piano. Salì le scale, e nella stanza da letto, vide che Matteo non era morto del tutto. Lo liberò aiutandolo a rimettersi in piedi.
- Mio Dio, credevo fossi morto!
- No... solo ferito-, rispose faticando a camminare.
Scesero lentamente le scale e una volta al primo piano, Giada si guardò attorno.
- Presto-, disse Matteo, - dammi la pistola!
Lei gliela passò asciugandosi le lacrime.
Il suo ragazzo aprì di pochi centimetri la porta, e Diego balzò dentro ansimando.
- Mio Dio, Roberto è impazzito, è lui l'assassino, l'ho visto togliersi la maschera da maiale!
Matteo sorrise. - Benvenuto nel mio gioco!
Poi gli puntò addosso la pistola e sparò colpendolo in fronte. Diego cadde all'indietro provocando un tonfo sul pavimento.
Giada strabuzzò gli occhi sentendo il panico prendere il sopravvento su di lei.
Il suo ragazzo si passò una mano sulla maglietta sporca di sangue.
- Sangue finto-, spiegò sorridendo, - come quello che si usa per Halloween.
Giada non riusciva a crederci, scosse la testa allontanandosi, poi si scontrò con qualcuno. Era Roberto.
- Ti prego aiutami, Matteo è impazzito!
L'altro sorrise. - Ti piace il nickname Pigface? È stata una mia idea.
Incredula, la ragazza si appoggiò di schiena contro la parete, e Roberto lanciò il coltello a Matteo.
- Non te lo saresti mai aspettato un colpo di scena del genere, vero?-, chiese lui battendo un cinque con il suo complice. L'altro sorrise mostrandogli la lingua.
- Voi due siete pazzi, come avete potuto fare una cosa del genere?
- Ho voluto trasformare la storia che ho scritto sul sito in realtà, e ci sono riuscito!-, sbottò Matteo puntandole addosso il lungo coltello.
- É divertente, scrivi una storia horror, la pubblichi, e poi inizi a uccidere! Piacerebbe anche a te piccola!-, schizzò Roberto battendosi le mani sulle cosce.
Matteo sorrise facendogli poi un cenno con la testa. L'altro fece un piccolo urlo, si diresse verso lo sgabuzzino, lo aprì, e portò al centro della stanza il preside Mazzei imbavagliato e legato.
- Incolperemo lui degli omicidi, in fondo chi non sospetterebbe di un uomo a cui piaceva farsi le ragazzine?-, spiegò Matteo.
Roberto gli infilò in tasca il cellulare con il quale avevano scritto nascondendosi dietro il nickname di PIgface, poi fece sdraiare a terra il preside, sconvolto da quanto stava accadendo.
- Ora arriva il bello-, continuò il ragazzo di Giada, - faremo finta di essere delle vittime.
Detto questo sferrò una coltellata allo stomaco di Roberto, il quale strillò gorgogliando frasi senza senso.
- Cazzo baby, che male!
- Voi due siete pazzi, non ve la caverete mai!-, strillò Giada.
Matteo esitò. - Sta zitta!
- Perché hai fatto tutto questo, perché vuoi uccidermi?
- Non volevi mai fare sesso con me, insomma, ho aspettato troppo, era ora di finirla!
Poi sferrò un'altra coltellata al suo complice, il quale fremette accasciandosi a terra.
- Cazzo Matteo basta, credo che tra poco morirò! Ora tocca a me!-, disse rialzandosi lentamente in piedi.
Il ragazzo di Giada gli passò il coltello, e lui sorrise colpendolo due volte all'addome.
- Cazzo Roberto, ti avevo detto non in profondità!
- Mi dispiace amico, non ho resistito!
Poi Giada vide che Matteo aveva lasciato la pistola sul tavolino di fianco. Digrignando i denti, fece un balzo, la prese e sparò alla cieca, colpendo Roberto all'occhio sinistro, il quale cadde a terra in un bagno di sangue.
- Bastarda!-, strillò Matteo saltandole addosso. Caddero entrambi a terra, e sopra di lei, il ragazzo cercava di colpirla con il coltello.
- Ecco come va a finire la storia che ho scritto tesoro!-, strillò alzando il coltello. Velocemente, Giada riprese la pistola vicino a lei, mirò alla testa e sparò in balìa della rabbia. Il sangue schizzò sulla parete, e il corpo di Matteo cadde chino su di lei sporcandola di sangue.
Scoppiò a piangere alzandosi da terra. Poi si avvicinò al preside Mazzei liberandolo.
- Grazie,-, disse lui prendendo fiato, - credevo mi avrebbero ammazzato.
Poi entrambi chiamarono la polizia, e successivamente furono rinvenuti i cadavere di Manni e di Claudia. Quando i genitori di Roberto arrivarono sulla scena, scoppiarono a piangere, sconcertati dalla cruda verità.
Como era tornata quella di prima, e sebbene quanto fosse accaduto non poteva essere cancellato dalle menti delle persone, giorno dopo giorno si cercava di riprendere la solita vita quotidiana.
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