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Rebecca & Facebook
Rebecca decise di comprarsi un portatile, non aveva mai avuto un computer ma ora che aveva tanto tempo libero pensò che un computer le sarebbe servito per sentirsi in sintonia con l'universo, aveva tante cose ancora da imparare e con internet avrebbe risolto. Si, c'erano tutti i segreti dell'universo che lei voleva sapere : Il triangolo delle Bermuda, I cerchi nel grano, gli ufo, l'aria 51 e tante altre cose.
Incominciò così per lei una nuova vita, non era più chiusa in casa aspettando l'arrivo dei nipotini, o il rientro dal lavoro del marito, ma si sentiva proiettata nell'universo, cercò i suoi i vecchi amici, ritrovò una persona a lei molto cara, una vecchia amica di Torino, conversava ogni sera con alcune sue cugine e per il principio tutto andava bene. Suo marito la guardava incuriosito, le ripeteva che ormai avevo perso la testa, che non la seguiva più, a lui le nuove tecnologie non piacevano, aveva verso di loro una specie di paura ancestrale che lei non sapeva spiegare, ma la lasciava fare, l'unica sua condizione era che non si iscrivesse a FACE-BOOK, lei non avrebbe mai dato ascolto alle sue parole, era testarda e ribelle, però non essendo ancora brava sul p c, se ne stava buona, buona, faceva le sue belle ricerche su google, chiacchierava con messenger , questo era tutto il suo mondo. Poi si sa che l'uso ci fa diventare padroni delle nostre stesse cose, ormai il suo p c non aveva più segreti e lei voleva andare oltre, e così decisi di aprire quella porta che il marito pensava di poterle negare, (beh in effetti lui non aveva mai avuto potere decisionale sui suoi pensieri e sulle sue azioni anche se per molto tempo aveva creduto di si, ma lei apparteneva solo a se stessa, ogni tanto quando il gioco delle parti si faceva duro lei gli ricordava chi era e cosa voleva , Rebecca era stata sempre determinata quando decideva una cosa,), comunque sia si iscrisse più volte a face-book, ogni volta inventava un nome nuovo e usava come immagini del suo profilo figure di animali e come le cose si facevano più grandi di lei e non riusciva più a gestirle, cancellava l'accaunt e ne inventava uno nuovo. È impressionante quanti accaunt si possono creare con un semplice nome e cognome. Che fatica ogni volta a trovare nuovi amici, a cercare di instaurare un rapporto con loro, ma comunque la cosa, in linea di massima, funzionava.
E poi successe quello che lei non avrebbe mai immaginato, , per come successe e perché si era lasciata intrappolare. , proprio lei si fermò su un volto maschile, le ricordava suo padre, un gentiluomo di altri tempi, uno di quelli che portavano sempre un fiore alla loro compagna, rapita da quella faccia di scugnizzo, rapita da quei capelli buttati all'indietro con noncuranza , rapita da quel sorriso enigmatico. E così inviò la sua richiesta di amicizia. Spense il p c e andò a letto, passò la notte, passò il giorno e finalmente venne la sera, i figli e i nipoti andarono via, suo marito andò a letto ) e ora sola, avviò il p c e si connesse a face book. C'era una notifica, l'aprì, si, era lui, e le diceva che con le coccinelle lui non parlava,(all'epoca Rebecca aveva l'immagine di una coccinella come suo profilo) se voleva continuare dovevo mettere una foto, perché lui aveva bisogno di sapere con chi aveva a che fare.
Fu all'inizio una bella battaglia, Rebecca voleva parlare con tutti ma non voleva essere riconosciuta e quel nuovo amico cosi insistente la metteva in crisi, lei gli spiegò che aveva i figli su face book e che non voleva essere riconosciuta ma questo non lo convinse, però incuriosito accettò la sua amicizia e così stavano nella stessa cerchia senza darsi fastidio l'un con l'altro ; fin quando lui pubblicò delle sue foto, lei le commentò e lui ;colpito nella vanità incominciò a dialogare con lei .
Di certo ogni volta che si connetteva concentrava l'attenzione su i suoi messaggi, a volte c'erano e altre no, e allora con qualche scusa lo cercava lei. A Rebecca piaceva dialogare con lui, le sembrava di essere subito capita, e poi lui sdrammatizzava ogni cosa, lui ogni volta cercava di sapere nuove cose ma certo lei non poteva dirgli nulla,. Per dire la verità le sorprese molto il fatto che lui fosse sempre così disponibile, non considerò IL FATTO CHE ANCHE LUI STESSE FACENDO IL SUO GIOCO e così all'improvviso se lo ritrovò su messenger. . Le aveva dato il suo indirizzo, Fu veramente una sorpresa mozzafiato, lei non sapeva ancora che su face-book c'era anche la sua e-mail ; lui le aveva scritto, e lei pensava ad una gentilezza da parte di Luca, lei pensò ad un gesto romantico, pensò a quei cavalieri del medioevo che proteggevano le dame a spada tratta, e poi era facile confidarsi con qualcuno che non si vedeva, era come se si scrivesse ad un amico lontano, Luca le scriveva, che se voleva, , per la sua sicurezza, poteva parlare con lui con una semplice e-mail. Accettò volentieri questo nuovo canale di comunicazione,
Dio ma che stava facendo. Se lo chiese tante volte. gli raccontò qualcosa di se, al principio erano solo banalità , ma poi per lei diventò facile confidarsi con Luca, raccontargli le sue paure e le sue speranza, ma Luca difficilmente parlava di se, Rebecca aspettava un suo giudizio ogni volta come se dalle sue parole dipendesse la sua vita, e poi realizzò, non poteva essere che lei cercasse aiuto ad un estraneo, ma Luca non era più un estraneo, era ormai parte della sua vita, nel frattempo lui le dava consigli su alcune faccende personali e voleva sapere tutto della sua vita, a lei pareva strano , si sentiva lusingata di queste nuove attenzioni ma non capiva cosa lui cercasse da lei, pareva impossibile che lui cercasse una storia. Ma lui non cercava di certo una storia, STAVA TESSENDO LA SUA TELA . Lui si fece più insistente, voleva un rapporto diverso, un qualcosa di più concreto di un'amicizia evanescente sul web. Rebecca voleva solo una spalla forte dove appoggiarsi nei momenti tristi, Rebecca voleva solo una faccia amica con cui confidarsi. A Rebecca non piaceva confidarsi in famiglia, lo riteneva un gesto di debolezza, lei rappresentava la moglie, la mamma, doveva per forza non avere tentennamenti e così finì per cercare altrove un confidente sincero e schietto.
Nel frattempo Rebecca gli aveva parlato di certi avvenimenti particolari della sua vita e dell'intenzione di fare una mostra dei suoi quadri e in effetti così fece, lui le chiedeva spesso di come stavano andando le sue opere, lui chiedeva se ne aveva prodotte delle altre, le diceva che ne occorrevano molte.
Nel frattempo su messengers le chiese di nuovo di incontrarsi per quattro chiacchiere tra amici, parlava con naturalezza di lei, di se, di loro! ( un loro non c'era e non ci sarebbe mai stato, già gli voleva bene ma come ad un fratello, Rebecca doveva essere sicura che lui non fraintendesse le sue intenzioni , un conto erano i sogni e un altro conto era la realtà; non avrebbe mai fatto nulla contro il marito, lei aveva un concetto di lealtà strano ma reale ) sapeva che lo doveva allontanare subito e non sapeva come fare, si inventò un viaggio improvviso e funzionò, e piano , piano lui si allontanò da lei, ma lei no! Lei aveva bisogno ancora di lui, non aveva risolto del tutto i suoi tormenti. Nei momenti tristi bastava che pensasse a qualche sua battuta e si ritrovava con un sorriso sulle labbra, e la sua rabbia si placava.
Dunque lui la conosceva come Rebecca povera perdente su messengers , e lei aveva sbagliato, a lui non piacevano le perdenti, e ora si era innescata un'altra cosa strana, il confronto fra i due uomini della sua vita, naturalmente il marito perse., Ora lo trovava noioso, poco romantico, ignorante, invadente e scattava ad ogni piccolo suo screzio, e poi era biondo e i suoi capelli erano dannatamente corti ; invece Luca la capiva subito e le sapeva dare i consigli giusti, lei, però amava suo marito, forse un po' burbero , ma un buon marito Lei in fin dei conti stava bene con il suo Carlo , aveva diviso con lui tante battaglie e le bastava solo quattro chiacchiere con un vecchio amico per combattere i momenti di monotonia di un matrimonio forse troppo lungo.
. E se Luca stanco di questa amica curiosa e invadente non le volesse più parlare? Rebecca non lo avrebbe sopportato. . Luca per Rebecca era diventato un maestro di vita, un sacerdote buddista che dispensa va utili consigli, avrebbe cambiato vesti per lui, Rebecca sarebbe diventata allegra briosa e piena di vita, . A volte lo sentiva proprio triste, lontano.; A Luca, piaceva l'idea della mostra, sapeva della bravura di lei con i colori ma voleva organizzare o meglio, conoscendolo, voleva una supervisione di tutto, lui le assicurò che già in passato aveva organizzato mostre per degli amici e che sapeva come contrattare le persone giuste. Rebecca si fidò a cuor leggero e gli firmò le autorizzazioni necessarie che lui le aveva fatto pervenire attraverso una casella postale. Rebecca pensava::Riderà di me e del mio sogno di diventare una pittrice famosa? No, non riderà di me e del mio sogno perché rispetta le sue amicizie ma io oggi non ho volto e poi quando avrò un viso, lui cosa penserà, mi penserà come ad una amica un po' lunatica, , MA NON GUARDO' E NON LESSE QUELLO CHE AVEVA FIRMATO.
Fantasticò ancora con la mente, si faceva male da sola, a volte avrebbe voluto una gomma per cancellare i suoi pensieri, le sue assurde speranze, ma poi pensò che come lui diceva nel suo profilo, le cose succedevano perché dovevano succedere,, Rebecca decise di seguire la corrente, sperando che non la portasse in un deserto sconsolato.
E poi ci fu la convocazione del notaio, che cosa strana pensò Rebecca, cosa mai poteva volere un notaio da lei e con simili pensieri quel pomeriggio andò dal notaio. Era in una via sconosciuta, non sapeva il notaio cosa volesse e non riusciva proprio a immaginare e si sentiva il cuore in gola, strana sensazione, si conosceva, sentiva che stava per accadere qualcosa, e si guardò intorno, era buio, faceva fatica a vedere, trovò lo studio del notaio, vi entrò e stava aspettando il suo turno, la segretaria le disse che era per un lascito ma c'erano dei problemi, dovevano aspettare gli altri convocati.
Dopo un po' arrivarono gli altri convocati, entrarono e si sedettero, erano una coppia di anziani e il suo amico di messengers. Rebecca si sentì svenire, aveva pensato di incontrarlo ma non così , a sua insaputa, il suo amico la fissava di tanto in tanto con un sorriso beffardo, lei non capiva il perché. Luca le si sedette accanto e si presentò, il suo sguardo all'improvviso divenne gelido, lei si sentiva svuotata da ogni pensiero, dove era finita il suo sguardo enigmatico, dov'era il suo scugnizzo?
Mille pensieri occupavano la mente di Rebecca, Luca sapeva chi lei era? e perché lo sentiva così freddo e scostante, il Luca che conosceva lei era affabile, era gentile; quest'altro uomo era freddo, calcolatore, Rebecca pensò che forse si sbagliava, che forse i volti si somigliavano, ma non erano le stesse persone. E mentre i suoi pensieri giravano vorticosamente nella sua mente si accorse di avere su di se lo sguardo di Luca, era uno sguardo cattivo, metteva i brividi addosso.
E poi il notai ricevette tutti loro, e diede lettura della pratica. Rebecca stava vivendo un sogno, o meglio era un incubo, lei e il suo caro Luca erano cugini?, lei non lo sapeva, Luca lo aveva sempre saputo, il notaio fu chiaro, era deceduta una loro prozia in Argentina e non avendo più nessuno in quel luogo si era reso necessario risalire ai parenti in Italia, si trattava di una ingente eredità, un complesso turistico a Mar de Plata, tipica zona di villeggiatura dell'Argentina e ora bisognava decidere come dividerla tra Rebecca e i genitori di Luca e Luca stesso, Rebecca sentiva ma in realtà non ascoltava, il suo cuore era lontano, voleva farsi riconoscere dal suo caro amico, ma poi successe un fatto strano, il notaio disse che in realtà non c'era più bisogno di dividere perché lui notaio aveva già ricevuto l'atto di rinuncia di Rebecca e così dicendo tirò da una cartellina un documento.
Rebecca riconobbe subito le carte che lei aveva firmato al suo Luca per organizzare la mostra, infatti per un difetto della penna la firma era svasata ; dunque lui la conosceva, lui sapeva, lui l'aveva imbrogliata, non era interesse spassionato il suo ma crudele cinismo. Era stata avvicinata, contrattata solo per interesse, e come era riuscito a farle credere che fosse stata lei a fare il primo passo,? Dio quando era stata ingenua, si era lasciata manipolare come una bimbetta all'asilo, . La rabbia le offuscava la mente, non le permetteva di razionare ; chiese un bicchier da'acqua per recuperare tempo e anche per vedere dentro di se, l'odio le riempiva il cuore, quello stesso cuore che meno di 30 minuti prima era disposto a smettere di battere per un amico :Luca. Ormai si era ripresa, ormai era ridiventata quella donna accorta e saggia quale lei era. Parlò con il notaio, gli disse che quella era una firma rubata a sua insaputa e che non aveva intenzione di perdere neanche un granello di sabbia del complesso turistico. che chiedeva il blocco di tutta l'eredità fin quando non si fosse chiarita la cosa. Il suo ex adorato Luca con forza la prese per un braccio e da meschino qual'era le propose strani intrighi per non dividere il complesso, per non far declassare la proprietà, Luca non considerò l'orgoglio ferito di una donna. Rebecca , ormai ingoiato il rospo, se la prese prima con se stessa per la leggerezza dimostrata e poi divenne la tigre di sempre. Nel frattempo il notaio, capito la gravità della situazione, pregò i contendenti di rivedere ogni cosa e diede loro appuntamento a una settimana da quella brutta sera per una stesura tranquilla del lascito. tutti andarono via, arrivati in strada Luca le chiese scusa e le offrì un passaggio in macchina, ma Rebecca aveva aperto gli occhi, chiamò un taxi ed andò via.
Arrivata a casa si diresse alla scrivania, aprì l'ultimo cassetto, vi pose il p c, richiuse il cassetto con la chiave , depose la chiave in alto, su un armadio, andò verso il divano, si rannicchiò tra le braccia del marito e lo pregò di stringerla forte a se. Raccontò al marito quello che era successo dal notaio o per lo meno quasi tutto, non raccontò della mostra e neanche della firma rubata e la sera fini così.
Trascorse la settimana, Rebecca non si presentò dal notaio, si fece rappresentare dal suo avvocato, non voleva incontrare chi l'aveva tradita senza remore, a lei toccò il centro benessere del complesso turistico, si mise in contatto con avvocati e agenzie del posto per la gestione della sua quota e poi per un poco cercò di dimenticare tutto. A fine anno le venivano corrisposti i suoi utili che immancabilmente erano sempre in rialzo e poi un bel giorno i suoi legali di oltre oceano le proposero di rilevare la quota di Luca. Rebecca rimase senza parole, si informò. Luca era un giocatore incallito, in breve tempo aveva divorato la sua quota e quella dei suoi genitori, viveva ormai ai margini della legalità, era oppresso dai debiti di gioco e doveva realizzare contanti in breve tempo, ne andava di mezzo la sua vita stessa.
Luca non voleva di certo fare un favore a Rebecca proponendo a lei l'acquisto delle sue quote, pensò solo che sarebbe stato più facile per lui liberarsi delle proprietà per pagare i debiti contratti.
Rebecca sapeva di tanti desaparesidos e di tutti i loro orfanelli e aveva deciso di fare qualcosa di più per loro, avrebbe creato una casa di accoglienza per loro.
Rebecca ordinò di acquistare, e quando il tutto fu ormai di sua proprietà, fece trasformare il complesso in una struttura dove i piccoli emarginati del posto potessero trovare un letto e un pasto caldo. Rebecca non voleva più soffrire, doveva cancellare definitivamente quel ricordo dalla sua mente. Rebecca doveva far nascere amore dall'odio, sentiva che era un passo obbligato per lei. Così piano, piano ogni cosa tornò al suo posto, passò il tempo, guarì tutte le ferite e Rebecca non ricordava più quella faccia di scugnizzo, ormai era un ricordo sbiadito nella sua mente, viveva tra nipotini e risate spensierate di bimbi.
E poi un giorno la nipotina più grande trovò un vecchio biglietto, sopra era segnato un indirizzo, la bambina, pensando fosse una cosa importante, lo consegnò alla nonna.. Rebecca lo lesse, lo mise in tasca e poi quando fu di nuovo sola, prese la chiave da sopra l'armadio, aprì il cassetto e tirò fuori il suo vecchio p c. lo collegò alla presa di corrente, inserì la chiavetta e compose l'accaunt ma non successe nulla, non c'era più nessuno a risponderle.
Pensò che forse era meglio così, aveva sofferto e ora che il ricordo non le faceva più male perché cercarlo,? E riprese la sua vita, ma il destino aveva altro in serbo per lei.
Sua figlia Tessa si era separata dal marito e stava uscendo già da un bel po' con un nuovo compagno, Rebecca non lo aveva ancora conosciuto ma dai discorsi della figlia aveva capito che questo nuovo amico non doveva essere una persona tranquilla, voleva andare via dall'Italia portandosi via Tessa, non era un uomo giovane e non aveva un lavoro stabile, Tessa e il suo compagno Donato avevano pensato di emigrare in Argentina, avrebbero potuto gestire direttamente la casa dei trovatelli che Rebecca aveva voluto, Rebecca tremava al pensiero di una figlia lontana in un paese straniero e senza nessuno, e non capiva perché ora la figlia pensava che ci fosse bisogno di qualcuno per amministrare gli affari in Argentina, fino a quel momento gli avvocati da lei scelti non le avevano dato grattacapi anzi stavano facendo un lavoro eccezionale, e pensò che forse non era un pensiero diretto della figlia, ma chi poteva sapere dei suoi affari oltre oceano? ma sapeva anche che non poteva interferire nella vita della figlia, e così organizzò una cena affinché Tessa potesse presentare il suo compagno alla famiglia. E venne la sera della cena, aveva preparato dei manicaretti veramente allettanti, c'erano quasi tutti, e alla fine arrivò Tessa con il suo compagno, Rebecca si levò il grembiule e lasciò la cucina per abbracciare l'amico della figlia, restò senza parole quando lo vide, era Luca. Perché si faceva chiamare Donato? perché stava con sua figlia, cosa voleva ancora da lei? aveva forse intenzione di rovinare la vita anche a Tessa? E perché voleva emigrare in Argentina? ormai Rebecca lo conosceva, sapeva che tutto quello che Luca toccava diventava marcio, era arrivato il momento di raccontare tutto, non avrebbe permesso che Luca rovinasse anche la felicità della figlia, ma per il momento non parlò, aspettò che la cena finisse. Donato durante la cena disse che voleva rivalutare l'orfanotrofio in Argentina, disse che aveva grandi progetti per il suo futuro,(stava parlando di grandi progetti per il suo futuro, al singolare notò Rebecca)La cena finì , tutti andarono via, Luca o meglio Donato andando via diede una forte stretta di mano a Rebecca e le disse che con lui Tessa sarebbe stata al sicuro, che ormai era cambiato e che lei avrebbe fatto meglio a non parlare del passato perché avrebbe perso la stima del marito e rovinato la famiglia. Le sue parole erano dure e lui aveva un fare freddo, non certo amabile come dovrebbe essere quello di un futuro sposo. Ma Rebecca aveva imparato la lezione;riunì la famiglia e disse che doveva fare una confessione grave che forse avrebbe ferito più di una persona ma di certo avrebbe anche salvato la figlia da un lestofante. E tra qualche lacrima e lunghi momenti di pausa raccontò tutto,
Tessa scappò piangendo nella sua camera, non credeva alle parole della madre, pensava semplicemente che Donato non piaceva alla mamma, e decise di non darle ascolto. Tessa era proprio innamorata, non voleva rinunciare a quei baci così caldi e avvolgenti, non voleva rinunciare a quegli abbracci appassionati, le piaceva quando la guardava, sembrava che le entrasse nell'anima, le piacevano le sue mani su di lei che la scoprivano ogni volta come se fosse la prima volta, no, non era disposta a rinunciare a lui.
il marito uscì per schiarirsi le idee e Rebecca rimase da sola seduta alla tavola e non sapeva se aveva fatto bene, ma poi pensò che la menzogna non era cosa buona . Il marito tornò molto tardi quella sera, presa Rebecca per la mano e andarono in camera loro, chiuse la porta e freddo domandò alla moglie cosa aveva provato quando aveva rivisto Luca, per lui era importante saperlo. ma Rebecca sapeva che Luca era stato solo un amico, certo gli aveva voluto bene ma lo stesso bene che si ha per un fratello, confessò che aveva avuto una sensazione di impotenza e che le era venuta voglia di sbatterlo fuori dalla porta. IL marito le confessò che all'epoca lui aveva capito tutto ma che la lasciò fare per vedere fino a che punto lei sarebbe andato avanti con quello, poi si avvicinò alla moglie, la strinse a se e Rebecca si strinse nelle braccia del marito sentendosi finalmente al sicuro e soprattutto amata, quella per Carlo e Rebecca fu una notte di passione, fu la notte dei roghi, tutte e due bruciarono le antiche paure e finalmente si ritrovarono un corpo solo e un'anima sola.
Però Tessa non credeva alla storia della mamma, le sembrava un imbroglio troppo fantasioso per essere vero, voleva bene a Donato, se ne era proprio innamorata, la faceva sentire unica, amata,, coccolata. Decise che non l'avrebbe lasciato, naturalmente non disse nulla in famiglia.; nel frattempo gli avvocati che gestivano l'orfanatrofio scrissero a Rebecca e chiedevano la sua presenza in Argentina. Le comunicarono che ormai gli orfani erano pochi rispetto a 10 anni prima e che era un peccato non sfruttare tutta la proprietà, proposero di avviare di nuovo il centro benessere. Rebecca non si era mai interessata di simili affari, non ne capiva nulla, non voleva partire per avviare una nuova attività, e poi alla sua età, per lei era arrivato il tempo delle favole ai nipotini, era il tempo delle lunghe passeggiate ascoltando la natura e così , d'accordo con il marito e per allontanare Tessa da Donato decisero di mandare la loro figlia in Argentina per tutelare i loro interessi. Tessa era laureata in commercio internazionale, sarebbe stata all'altezza della situazione e nel frattempo la allontanavano da Donato. Loro non sapevano che Tessa continuava a vedere Donato. Fu tutto combinato e appena una settimana dopo Rebecca salutava la figlia all'aeroporto, non si accorse che Donato prendeva lo stesso aereo ma classi diverse.
Ben presto Tessa capì di aver commesso un errore enorme, il suo dolce Donato, appena arrivato in Argentina era cambiato, non era più dolce come una volta, stava spesso fuori, tornava a notte inoltrata e soprattutto non seguiva l'azienda, non era mai presente quando serviva un consiglio o un aiuto, Tessa non l'aveva mai visto lavorare, però era ancora innamorata e spesso faceva finta di non capire, di non vedere quello che il suo amore combinava. Tessa scriveva alla mamma che tutto stava andando alla grande, che i lavori procedevano bene e che lei lavorava più degli altri e che era sempre presente, e che sapeva gestire ogni cosa e che presto i lavori sarebbero finiti, ma era una grande bugia, Tessa ormai aveva capito che Donato era l'uomo descritto dalla mamma e non il suo dolce amore, ma non sapeva come liberarsi di lui, Donato aveva trovato la gallina dalle uova d'oro, e stava attento a non perderla.
I lavori comunque proseguivano, furono ordinati marmi e ottoni, e ogni cosa per creare un ambiente comodo e di lusso. Ci fu poi il giorno dell'inaugurazione, furono invitate tutte le personalità della città, dal sindaco, al capo della polizia, dall'arcivescovado all'assessorato al turismo. Fu un avvenimento grandioso. Ne parlarono tutti i giornali, e il nuovo centro iniziò la sua attività, sempre super affollato, sempre in movimento, Tessa pensò che nonostante tutto aveva fatto un bel lavoro, non aveva deluso le aspettative dei genitori, era fiera di se stessa; ma ora doveva trovare un modo per allontanare Donato e non passò neanche un mese dall'inaugurazione che Tessa fu convocata in banca, si meravigliò, aveva tutti i conti a posto, non riusciva a capire, comunque il giorno dopo si presentò alla sua banca. Fu ricevuta dal direttore in persona e tra un martini e tante scuse il direttore le chiese di onorare i suoi assegni; Tessa non capì subito, poi tragicamente realizzò, gli assegni li versava Donato, non continuò la discussione con il direttore, chiese solo l'ammontare dello scoperto e quando tempo aveva per risolvere. Tornò in albergo distrutta nell'amor proprio, Tessa non era tipo da dare in escandescenze, si muoveva con garbo e grazia ma quella era proprio una cosa grossa, non sapeva come dirlo ai genitori, non sapeva come fare, non sapeva dove recuperare quella somma così ingente ed aveva solo 15 giorni per risolvere il suo problema; chiamò i suoi avvocati e accennò loro la cosa, si doveva trovare una soluzione velocemente, e nel frattempo fu avvertita anche Rebecca. Gli avvocati proposero un acquirente, un uomo facoltoso del posto che aveva già espresso il desiderio di acquistare il complesso. Certo il signor Mendoza non aveva una buona fama, aveva interessi economici un po' dappertutto e gli serviva un nuovo sbocco per le sue attività illegali e da tempo aveva posato gli occhi su quel complesso turistico ma sempre senza risultati. Ci fu il primo incontro, ci furono i preliminari, e ci fu la stipula della compravendita. Il margine di guadagno per Tessa fu una cifra irrisoria, lei pensò comunque che non aver perso tutto già era un guadagno; il tutto avvenne all'insaputa di Donato.
Il giorno dopo Tessa preparava le valige, Donato come al solito rincasava, vide le valige e domandò spiegazioni, Tessa lo aggredì verbalmente, gli rovesciò addosso tutto il veleno accumulato, lo accusò di aver sottratto denaro all'azienda, di averla messa in condizioni fallimentari e che lei non lo denunziava perché voleva rientrare subito in Italia senza perdere tempo con inutili denunce e gli disse anche che aveva venduto tutto al signor Mendoza. Mentre Tessa parlava Donato le si avvicinava con fare minaccioso, tirò un coltello dalla tasca dei pantaloni e si stava avventando su Tessa, nello stesso istante il signor Mendoza entrò nella camera seguito da due suoi scagnozzi, Donato impallidì, era con il signor Mendoza che aveva accumulato perdite al gioco, a un cenno del capo i due scagnozzi presero Donato ed andarono via, Tessa vide e capì tutto ma ormai non aveva più nulla da dividere con Donato, e quasi fu grata al suo acquirente apparso così all'improvviso, salutò il signor Mendoza e si avviò all'aeroporto. Il suo volo sarebbe partito entro 2 ore, Tessa aspettava nervosa, andava su e giù, non sapeva cosa pensare, anzi sapeva cosa pensare ma voleva che i suoi pensieri non le facessero cambiare idea, doveva andar via da quel paese e doveva dimenticare Donato. Intanto il tempo passava, non sapeva come giustificare la presenza di Donato in Argentina, non sapeva cosa raccontare ai suoi genitori, sapeva solo che non aveva più un sogno, sapeva solo che per la seconda volta doveva raccattare i cocci della sua vita, ;era quasi il momento della partenza, acquistò dei giornali e quando fu chiamato il suo volo si preparò per l'imbarco.
Finalmente l'aereo si alzò in volo, lei si mise comoda, aprì uno dei giornali e si mise a leggere, in prima pagina c'era un fatto criminale, era stato ricoverato un uomo dell'apparente età di 55 anni, senza documenti, di origine italiana, era stato colpito da colpi di pistola, Rebecca lesse senza interesse, non pensò che potesse essere Donato. E il viaggio continuò. All'arrivo in Italia Tessa trovò ad attenderla i suoi genitori, Tessa abbracciò la madre, voleva raccontarle, voleva dirle che le dispiaceva, voleva dirle che ora capiva il suo antico dolore, ma Rebecca la strinse forte e le disse che non c'era bisogno di parlare, che lei capiva e che non c'era nulla da perdonare, e che ora era il tempo di dimenticare. Rebecca pensò che ormai tutto fosse finito, che era tempo per tutti di voltare pagina, troppi dolori e troppi ricordi, doveva trovare qualcosa che la tenesse impegnata e così decise di fare del volontariato; ogni mattina si presentava in ospedale e aiutava i ricoverati che per vari motivi non avevano nessuno ; tra tutti c'era una vecchietta che subito le ispirò simpatia, era sola, non aveva nessuno che si prendesse cura di lei, si chiamava Orietta, disse che aveva un unico figlio ma stava lontano, era emigrato nell'America tanti anni addietro, suo figlio non si era mai preoccupata di lei, e i suoi grattacapi, e lei non voleva dargli fastidio e così viveva in uno stato precario, ma non le importava, le bastava di tanto in tanto ricevere notizie del figlio. Rebecca continuò la sua opera all'interno dell'ospedale per molti anni ancora,; quando la sig. Orietta fu dimessa non aveva dove andare, non aveva una casa, e non aveva neanche la possibilità economica di vivere da sola, Rebecca che nel frattempo era rimasta vedova (il marito era venuto a mancare qualche anno prima ), le offrì la sua ospitalità, si era veramente affezionata a quella donna e alla sua solitudine, e poi la sua casa ormai era tanto grande che c'era spazio per tutti.
Rebecca così tra assistenza in ospedale e la signora Orietta aveva tutta la giornata impegnata, quando arrivava la sera era tanto stanca ma era anche felice perché ora non aveva il tempo per ricordare. Un bel giorno, però la signora Orietta ricevette una lettera dal figlio che le raccontava di voler tornare in Italia, la povera donna si sentiva una nullità, non aveva una casa sua dove ospitare il figlio, non aveva un posto stabile dove anche il figlio potesse vivere e passava i suoi pomeriggi a piangere ;Rebecca tranquillizzò la sua ospite dicendole che una camera in più per suo figlio si poteva organizzare, che lei Rebecca economicamente stava tranquilla, qualche piccola cosa da parte per le emergenze c'era e che racimolando le entrate di tutti e tre, senza fare lussi esagerati, ci si poteva vivere; e così Orietta scrisse al figlio di tornare in Italia e che sarebbe stato ospitato con lei da una donna generosa, naturalmente i figli di Rebecca non videro di buon occhio le idee della madre, non poteva accogliere tutti i derelitti del mondo a casa sua, ma ormai Rebecca aveva preso la sua decisione.
E venne il giorno in cui il figlio di Orietta arrivò in Italia. Tessa accompagnò la madre all'aeroporto, avevano con loro un cartello con su scritto il nome del figlio di Orietta::Mario.. e le due donne lo tenevano alto affinché potesse essere visto ; ma all'improvviso il cartello fu abbassato lentamente, lentamente, alle due donne si avvicinò un individuo che loro ben conoscevano, era Luca, era Donato, e ora era anche Mario. Le due donne si guardarono in viso ed ebbero un sol pensiero:scappare via, allontanare da loro quell'essere, mettere tra di loro la distanza più grande possibile: girarono le spalle e andarono via. Arrivate a casa dissero ad Orietta che non poteva stare più in quella casa, che doveva trovare subito un'altra soluzione, le prepararono la valigia e l'accompagnarono da una sua cugina. Ma ciò non bastò ad allontanare il loro eterno nemico. Luca le aveva viste all'aeroporto, le aveva riconosciute e la sua mente diabolica stava già tramando per trarre profitto da loro. Luca era partito per l'America senza una moneta in tasca ma aveva la speranza di Tessa, Luca ritornava in Italia senza una moneta in tasca, aveva appena scontato la sua pena in un carcere Argentino, e ora aveva bisogno di liquidi, di contanti, aveva bisogno di una casa e incominciò a guardarsi intorno. il primo suo pensiero fu quello di andare dalla madre per sapere come mai non c'era più la donna generosa che raccontava nelle sue lettere. E così Luca venne a sapere della generosità di Rebecca, e la sua mente già lavorava sporchi giochi, voleva circuire la donna e portarle via tutti i suoi averi, in fin dei conti pensò che era stata tutta colpa di Rebecca se lui si trovava in quelle condizioni, pensò che Rebecca doveva pagare e che lui non avrebbe avuto pietà. Il giorno dopo Luca comprò un fascio di rose rosse e bussò alla porta di Rebecca.
Rebecca aprì la porta tranquilla ma quando vide chi era tentò di chiuderla subito, non ci riuscì, ormai era proprio vecchia e non aveva più la forza di contrastare un uomo; Luca spinse con vigore costringendo Rebecca a indietreggiare rovinosamente, Rebecca perse l'equilibrio e cadde. Quel tonfo sordo attirò l'attenzione del nipote di Rebecca, Andrea, un giovanotto di circa 25 anni, alto, sportivo e atletico, era andato in visita alla cara nonna, e quando la vide a terra ebbe un momento di stizza come solo i giovani provano, senza riflettere si avventò su quella sagoma maschile, gli sferrò un pugno alla mascella facendolo arretrare, Luca cercò di aggrapparsi alla balaustra ma non vi riuscì, non aveva immaginato di trovare un simile ostacolo, intanto dalla sua bocca fuoriusciva del sangue, il nipote di Rebecca,, aiutò la nonna ad alzarsi, la fece sedere e controllò se fosse ferita e poi girandosi si avventò di nuovo su di Luca, lo prese a calci e pugni noncurante delle preghiere di Rebecca di finirla, e poi ci fu un altro pugno e Luca andò a sbattere contro lo spigolo di uno scalino e non si mosse più. Vennero i carabinieri, furono fatti tutti i rilevamenti del caso, fu detto un tentativo di rapina ai danni di un'anziana, il caso fu subito chiuso dopo poco anche per i precedenti di Luca, Per Andrea non ci furono ripercussioni, era stata legittima difesa, ebbe solo qualche noia fin tanto che i fatti fossero chiariti, ad Orietta non fu detto nulla, troppo vecchia per morire di crepacuore per un figlio scapestrato ; la povera Orietta si convinse che il figlio, come era suo solito era sparito per nuove mete e lo sognava ricco e famoso che tornava a prendere la sua vecchia e povera mamma per farle vivere il resto della sua vita tra gli agi e la ricchezza.
Dopo qualche giorno Rebecca si riprese da quella brutta storia e andò a stare per un po' a casa della figlia Tessa. Tessa aveva una figlia ormai grande, Bianca, una bella ragazza, uno sguardo intelligente e tanta voglia di vivere, chiacchierava molto volentieri con la nonna e le confidò di aver incontrato un giovane molto simpatico su face-book, e stava organizzando un appuntamento, confidò alla nonna che era molto eccitata per questo appuntamento al buio... non vide gli occhi della nonna pieni di lacrime.
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