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Bertuccio
Bertuccio lavorava come aiutante in osteria. Un giorno il padrone disse: "Oggi è giorno di pulizia, va al fiume a lavare questo recipiente!". Bertuccio andò e lavò, lavò, lavò. Intanto vicino alla riva passava una barca ed egli vedendo i pescatori gridò: "Venite qua, venite!". Il capitano disse: "Ritorniamo, ci chiamano!". "Cosa succede?". Quando arrivarono Bertuccio chiese: "È lavato bene questo recipiente, signor capitano?".
Il capitano per la rabbia lo bastonò: "Maledetto, dovevi dirci... forza che Iddio vi aiuta". Bertuccio, pieno di botte, ritornò verso la bottega ripetendo: "Forza che Iddio vi aiuta, forza che Iddio vi aiuta!".
Ma incontrò un cacciatore che stava mirando a due lepri. Le lepri sentendo quel ritornello si nascosero. Il cacciatore gli saltò addosso. "Ma ti sembrano cose da dirsi?" . Bertuccio chiese."Cos'altro dovevo dire?". "Rompetevi il collo, rompetevi il collo!" - questo dovevi dire!. Mentre Bertuccio ritornava al villaggio ripeteva il ritornello. Lo sentì un uomo che stava su un pioppo."Ti va bene che sono quassù, altrimenti ti romperei io il collo!". "Che cosa devo dire?", chiese Bertuccio. "Devi dire vien giù pianin pianino, vien giù pianin pianino!".
Il caso volle che incontrasse un carrettiere che sudava quattro camicie a tirar fuori due cavalli che erano finiti nel fosso. Bertuccio ripeteva: "Vien giù pianino, vien giù pianino": Il carrettiere, che era tutto bagnato di sudore, vedendo che lo scemo invece di dargli una mano stava a canzonarlo, sfoderò il manico di un ombrello e gli diede tante botte, ma tante che lo lasciò pieno di lividi.
Bertuccio piangeva e strillava: "Ma allora cosa devo dire?" - "Devi dire: che ti possan uscir fuori tutti e due, che ti possan uscir fuori tutti e due". Strada facendo incontrò un uomo che cercava qualcosa per terra. "Ehi voi, abbiate pazienza, aiutatemi a trovare l'anello d'oro che mi si è sfilato! Io ci vedo poco perché sono cieco da un occhio!". "Che ti possan uscir fuori tutti e due, che ti possan uscir fuori tutti e due"- ripeteva Bertuccio. "Ti vuoi divertire? - disse il mercante - allora aspetta!" Prese un bastone e, se lo scemo non fosse scappato come una lepre, l'avrebbe fatto a pezzi. "Che cosa dovrei dire?"chiese Bertuccio. E quello inferocito urlò."Fatelo uccidere, fatelo uccidere!". C'erano allora due uomini che lottavano furiosamente, Bertuccio passando disse."Fatelo uccidere, fatelo uccidere!"-"Gli prenda un colpo!"- esclamarono i vicini e gli saltarono addosso ubriacandolo di pugni. "Devi dire:... fateli dividere... fateli dividere!" Il poveretto riprese a camminare ed entrò in un paese dove c'erano due sposini, lei tutta inghirlandata e lui con un anello lucentissimo al dito. Sentendo Bertuccio che gridava: "... divideteli... divideteli!" - lo sposo, i parenti, le suocere, i nonni e lo stesso prete lo inseguirono. E Bertuccio, non potendone più perché riceveva solamente legnate, infine chiese: "Ma che cosa devo dire?"
"Tu devi dire:... fateli ridere... fateli ridere!". Il poveretto, con l'otre vuota sulle spalle, tornò verso il paese, che si trovava sul colle e passò accanto ad una casa dove si celebrava un funerale. Tutti piangevano a dirotto, mentre lui urlava, "... fateli ridere... fateli ridere!"- "Come vuoi che ridiamo di fronte al nostro morto?" dissero e senza tanti complimenti lo ricoprirono di bastonate.
Bertuccio riprese il cammino e andando per le strade piene di fango arrivò finalmente all'osteria, dove trovò l'oste che l'aspettava arrabbiatissimo. Quando lo vide arrivare, gli diede altre legnate e lo licenziò.
Bertuccio piangendo confidò il suo dolore alla luna che sorgeva in quel momento dietro ai monti. Ma la luna ridendo pareva gli dicesse."Povero Bertuccio, sopporta con rassegnazione, perché degli altri si perderà la memoria, di te no!".
Allora Bertuccio guardando intensamente la luna si sentì rassicurato, si alzò e cominciò a correre all'impazzata verso i monti urlando: "Sono unico e mai nessuno mi cambierà! Sono unico e mai nessuno mi cambierà!"...
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