Non so che cosa mi consumi di più, se il senso angosciante di impotenza di fronte a ciò che sta succedendo, o la consapevolezza di non avere fatto nulla per cercare di evitare una simile catastrofe.
Non riesco a decidermi, sul serio, proprio non riesco.
Sono andato a correre di notte sotto la pioggia, ho passato ponti, scale e viali senza fatica, i miei pensieri non mi davano tempo di provarla, i muscoli contratti dalla stanchezza non hanno risentito alcun dolore, i polmoni mi hanno aiutato come non mai e il cuore pompava calmo ma veloce.
Ti ho trovata nel mezzo della corsa, fra i capelli zuppi d'acqua che mi coprivano la fronte; non mi è piaciuto.
Questa sera ricordare quanto tu sia tutto per me mi ha fatto male, è la prima volta che non riesco a pensare a te sorridendo, questa volta mi hai colpito a fondo, hai ferito un nucleo che non credevo di possedere.
Devo smaltire il caldo e la rabbia e una corsa sotto la pioggia fredda non è che una perfetta valvola di sfogo per entrambe le cose, ma il caldo se ne è già andato, la rabbia no; no perché tu non te ne sei ancora andata, e non te ne andrai mai.
Dopo un ora è arrivata una mosca, strano, molto strano sotto la pioggia.
Ho subito pensato: "se vuoi ronzare su una merda accomodati pure" e lei lo ha fatto, noncurante del fatto che io stessi soffrendo e che tu ne fossi la causa.
Lei non poteva capirmi però, tu invece si.