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Volo infinito
Arrivò a casa, stanca ma soddisfatta, dopo una giornata trascorsa per le vie del centro, i piedi gonfi e pulsanti, in cerca delle ultime cose che ancora le mancavano. La lista degli acquisti prima della partenza per le vacanze estive era finalmente stata spuntata con successo, e in anticipo quest'anno. Mancava poco più di una settimana. Restava solo il compito per lei più arduo da espletare: preparare le valigie. Ma per quello c'era ancora tempo. Tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento era una doccia calda e rilassante. Mente e corpo reclamavano a buon diritto una pausa.
Restò in accappatoio e frizionò leggermente i capelli, che poi avvolse in un asciugamano sistemato a mo' di turbante sulla testa. Si accomodò sulla poltrona in soggiorno, allungò le gambe sul pouf posto di fronte e chiuse gli occhi per ripararsi dal riverbero della luce che la colpiva. Non che questo le arrecasse disturbo, al contrario le procurava una sensazione di gradevole tepore, quindi rinunciò all'idea di schermarne o deviarne il raggio d'azione.
Cedette per un attimo alle lusinghe della pigrizia e si appisolò. Fu piuttosto un dormiveglia in cui immagini fantasmagoriche e tutt'altro che rassicuranti danzavano e turbinavano davanti ai suoi occhi. Scacciò quelle visioni che riportavano alla sua mente il ricordo di dolorose esperienze. Svanito quell'attimo di sogno, si vestì, si asciugò i capelli e prese il libro dallo scaffale aprendolo nel punto in cui lo aveva interrotto l'ultima volta e si immerse nella lettura.
Lesse appena due pagine quando sentì schiudersi la porta d'ingresso. Suo marito, in tenuta ginnica, era rientrato presto dalla sua corsetta quotidiana e senza neanche salutare disse a raffica, come togliendosi un grosso peso:
- Ho acquistato due voli per Barcellona la partenza è per dopodomani staremo via soltanto tre giorni giusto un weekend ho già sistemato tutto. Che ne dici?-
- Ripeti, per favore, ma più lentamente.-
- Due-voli-per-Barcellona. Partenza-dopodomani. Weekend-strepitoso.-
- L'idea è buona, peccato che in mezzo ci sia la parola VOLO.-
- Ci vorresti andare a piedi?-
- Cos'è, una nuova terapia d'urto?-
- Perché no? Ce la puoi fare. Se ANCHE ci schiantassimo, non ce ne accorgeremmo nemmeno! Ma almeno saremmo morti contenti.-
- Ora è tutto chiaro. Hai battuto la testa.-
Normalmente, nelle discussioni che spesso ingaggiavano, le cose andavano così: quando lui voleva ottenere qualcosa, il sistema, infallibile, era sempre il solito. Lanciare una proposta, lasciare che la discussione prendesse una piega qualsiasi, magnificare i pro a vantaggio dei contro, dare l'impressione di ascoltare tenendo in considerazione le eventuali obiezioni confutandole poi una per una in modo chirurgico, aspettare che l'idea prendesse corpo e si facesse spazio da sola nella testa dell'altro e alla fine dare la stoccata definitiva, senza peraltro che l'idea di partenza subisse la minima perturbazione e perciò da intendersi come cosa fatta e pacificamente condivisa.
Quella volta doveva andare diversamente. Aveva pronunciato la parola tabù e ne doveva subire in qualche modo le conseguenze. La battaglia sarebbe stata più ardua... anche se l'idea non le suonava poi così malvagia. Doveva provare a superare i suoi limiti e magari il vecchio ma efficace metodo di suo marito, tanto spesso collaudato e sperimentato con successo, anche in questo caso avrebbe potuto funzionare. Pertanto provò ad assecondare i suoi tentativi di convincimento.
Lei aveva una paura folle del volo, in tutte le sue sfumature e in ogni manifestazione. Non se ne spiegava il motivo, perché generalmente niente la spaventava. Prendeva i mezzi ogni giorno, viaggiava spesso in macchina percorrendo anche lunghe distanze, per non parlare delle traversate in mare, che lei trovava assolutamente fantastiche. Tutte azioni che avrebbero potuto mettere a repentaglio la sua incolumità con una probabilità nettamente superiore, considerando la frequenza con cui le compiva e le cui conseguenze, in caso di incidenti, avrebbero generato identici risultati, se non più cruenti. Quindi non poteva trattarsi solo della paura di morire. Allora perché l'aereo le incuteva tanto terrore? Aveva cercato di razionalizzare dicendo a sé stessa che ciò era dovuto all'ignoranza e al pregiudizio, o alla mancanza di esperienza, anche se i sogni sembravano poi smentire tale teoria.
Il sogno ricorrente in cui tutte le volte lei cadeva nel vuoto, sia che camminasse su un prato, che corresse per strada, che scalasse una montagna, che attraversasse un ponte o che salisse una scalinata, l'accompagnava a lungo come un'ombra scura e minacciosa, facendola svegliare di notte spesso urlante e madida di sudore, il respiro affannoso e le mani strettamente artigliate alle lenzuola o alla testiera del letto, ultimo ed estremo appiglio da opporre all'inevitabile caduta nel precipizio.
Si era spinta, una volta, a fare un tentativo raccogliendo l'invito di alcuni suoi amici, veri appassionati del last minute, per i quali non era tanto importante la destinazione, quanto la possibilità di viaggiare ovunque, purché a prezzi ragionevoli. Arrivata all'aeroporto, però, le gambe avevano ceduto. Gli amici avevano dedotto che per farla salire su quell'aereo l'unico modo sarebbe stato trasportarcela di peso e quant'anche fossero riusciti a passare il check in, la barriera di controllo e la navetta per l'imbarco, una volta in pista sarebbe stato difficile non attirare l'attenzione di tutti i presenti, perché certamente lei avrebbe urlato come una pazza e le sue urla avrebbero inevitabilmente sollevato qualche sospetto sul gruppo che l'accompagnava... Quindi quella volta desistettero, finché col tempo perdonarono ma non dimenticarono: inviti del genere non vennero più rinnovati.
Ci fu la volta in cui salì su una di quelle giostre che simulano il volo con la visione in 3D, tanto, si convinse, non sarebbe potuta decollare, per provare la sensazione del vuoto sotto di sè. Durò poco ma fu un'emozione intensa. Tuttavia era un inizio, chissà, la cosa un giorno avrebbe potuto funzionare. Per il momento nessuna occasione si presentò per comprovare tale teoria.
Decisa a non arrendersi era andata anche in terapia. Le prime sedute inizialmente sembravano non portare a niente, tranne che a prosciugarle notevolmente il portafoglio.
Per colmo di sfortuna e per una strana coincidenza, trattandosi di un edificio di vecchia costruzione, lo studio della sua analista, posto al sesto piano, era sprovvisto di ascensore interno, pertanto ne era stato costruito, tempo dopo, uno all'esterno, di quelli trasparenti, con vista gratis sul vuoto... Lei preferiva di gran lunga le scale. Almeno, si diceva, avrebbe risparmiato i soldi per la palestra.
Non l'aveva scelta lei quell'analista ma le fu consigliata dal padre di una sua amica che, strana coincidenza, lavorava nell'Aeronautica. Nella sala d'attesa del suo studio, tra i tanti quadri appesi alle pareti ve n'erano alcuni che raffiguravano vedute dall'alto. Una in particolare l'aveva colpita per il senso di vertigine che le provocò ma che rimosse velocemente dalla mente. L'occhiata che riservò a quella immagine fu così rapida che ne dimenticò qualsiasi riferimento. Essa tuttavia, sia pur per un attimo, si era impressa indelebilmente in memoria e solo più tardi l'avrebbe ricordata, vedendola riprodotta sulla scatola di un puzzle nella vetrina di un negozio. Si trattava di una foto spettacolare, in bianco e nero, che ritraeva degli operai in canottiera durante la pausa lavoro, tranquillamente intenti a consumare il proprio pranzo, conversando piacevolmente, seduti uno accanto all'altro su una trave di ferro sospesa ad un'altezza vertiginosa dal suolo. Che fossero sospesi nel vuoto lo si evinceva, ad uno sguardo più attento e ravvicinato, dai tetti dei grattacieli che si intravedevano sotto di loro, apparentemente invisibili ma in realtà sfumati da un sottile velo di nebbia, che rendeva indistinte le loro sagome sullo sfondo. Più che turbarla quell'immagine esercitava su di lei un fascino fortissimo, tuttavia non indagò più di tanto su quella strana sensazione.
Le lunghe chiacchierate con la sua analista cominciarono a funzionare, era diventata più audace, i sogni erano meno frequenti avendo imparato, senza spiegarsi bene come, a controllarli con un segnale particolare, molto simile ad un trillo, un suono ripetuto e persistente che l'avvertiva del pericolo imminente spingendola a svegliarsi prima della "caduta" in sogno.
Ora suo marito le forniva quell'eventualità. Perché non coglierla? Codarda tutta la vita? Non era meglio la massima " meglio un giorno da leone che cento da pecora?" E in fondo, cos'era tutta quella paura da condizionare così profondamente la sua vita? "Pensa positivo, pensa positivo, puoi farcela, DEVI farcela" cercava con queste esortazioni di convincersi a fregare la paura. Stavolta l'avrebbe sfidata sul serio, non solo provato a farlo. Era l'ora della verità.
Le vennero in mente le parole della sua analista, quando per tranquillizzarla le assicurò che il grado cui giungeva la sua paura non fosse ad uno stadio così avanzato, tale cioè da non poter essere smontato con argomentazioni razionali e verificabili. Non aveva i classici sintomi che generalmente definiscono "l'aerofobo cronico". Pertanto la sua paura, legata ad una semplice questione di controllo, poteva essere totalmente ridimensionata.
Tradotto in parole semplici significava che una volta salita sull'aereo lei sentiva che non avrebbe avuto alcuna possibilità di controllo del mezzo su cui si trovava: sarebbe stata come un topo in trappola. La paura più grossa non era tanto volare, ma staccare i piedi da terra, laddove tenere i piedi per terra era segno di stabilità, poter contare su cose certe. Il distacco richiama sempre delle ferite aperte, ferite che in passato ci hanno fatto star male.
Secondo la sua analista avere la consapevolezza del proprio disagio poteva aiutarla a farle superare il problema, eliminando di fatto il trauma del volo. E questa forza doveva (e poteva) trovarla solo dentro di lei...
Seguendo il filo di questo ricordo, così provvido e illuminante in quel momento, fu sorpresa nel sentirsi rivolgere a suo marito con queste parole:
- Deciso, si parte! Destinazione diversa ma adrenalina assicurata. Ne usciamo col botto, se tutto va bene.-
Già che c'era, pensò di dare un'occhiata ai depliants che suo marito le aveva mostrato. Le immagini parlavano da sé e le descrizioni le rendevano anche più interessanti. Decise di approfondire la ricerca navigando in internet, tanto l'idea l'aveva stuzzicata. Pensava già a come organizzare il bagaglio, si vedeva prendere l'aereo con disinvoltura, sistemarsi nell'albergo prenotato tramite internet, girare per le vie di Barcellona, ammirandone i siti più raccomandati, gettonati e fotografati dai tanti turisti che ogni anno vi si recavano in visita.
Tutto questo le sembrava possibile, oltre che desiderabile. L'entusiasmo che la pervadeva turbò non poco il marito, che da un momento all'altro si aspettava di vedere sfumare i postumi della sbornia, perché questo gli sembrava. O, peggio, sua moglie era impazzita, e la colpa era sua, che aveva preteso troppo. Non si spiegava altrimenti quel mutamento di fronte. Non c'era riuscita la terapia o i tentativi di imbarco, se contavano le volte in cui si era avvicinata nei pressi dell'aeroporto, in missione esplorativa... Questa eccitazione non si placò e poiché la partenza era ormai prossima, non c'era molto che lui potesse fare, se non prepararsi al peggio.
La mattina della partenza, mancava poco all'alba, lei era già sveglia da tempo. Per sicurezza, pensò di prendere un blando tranquillante, affinché la troppa euforia non le giocasse qualche brutto scherzetto. Presero il taxi, arrivarono all'aeroporto, fecero il check in, niente! Passarono i controlli al metal detector, si diressero al cancello per l'imbarco, ancora niente! Presero la navetta che doveva condurli all'aereo, nessun segno di schizofrenia, anzi calma piatta... Evviva, il tranquillante aveva sortito il suo effetto! Lo stesso pensiero di giubilo attraversò la mente di entrambi nello stesso momento, per le stesse ragioni ma giungendo da opposti presupposti. Arrivarono alle scalette, le salirono ed entrarono a prendere posto. Era fatta. Il punto di non ritorno era stato superato senza problemi.
Dopo gli avvisi e le raccomandazioni d'obbligo dello steward, l'aereo decollò. Non si avvertì nessuno strappo, nessuna turbolenza, non una vibrazione. L'impressione era che non fosse l'aereo a muoversi ma le nuvole e l'orizzonte tutt'intorno, in una folle danza. La costa, i campi coltivati, le città viste dall'alto erano come i quadri immobili e senza tempo appesi alle pareti della sala d'aspetto della sua analista, che ora poteva ammirare senza provarne vertigine.
Col viso attaccato all'oblò le parve perfino di vedere uno di quegli uomini seduti sulla trave, sospesa nel vuoto che la salutava sorridendo. Stava sognando? Affatto! Era sveglia nonostante il sedativo e si godeva il viaggio senza timore. L'atterraggio a Barcellona fu altrettanto dolce e assolutamente perfetto. L'albergo era ottimo e ben posizionato; un tempo splendido l'accompagnò per tutta la durata del soggiorno, per quanto breve; i luoghi, i monumenti, le strade, i palazzi, la gente, le piazze, gli odori, gli umori e persino i sapori avevano un che di magico, di esotico e di affascinante, perché diverso dalla realtà di tutti i giorni. Tutto ciò che era possibile e doveroso vedere o visitare, in quel breve lasso di tempo, non fu trascurato. Più che il viaggio di ritorno in aereo, fu l'idea di abbandonare l'incanto di quegli splendidi luoghi a turbarla maggiormente. Tuttavia il tempo era scaduto e il ritorno fu inevitabile, ma tranquillo; così tranquillo che dormì per tutta la durata del viaggio, e senza tranquillanti, stavolta. La svegliò la voce di suo marito, e prima che lui potesse dire qualcosa lei disse:
- L'avresti creduto? Ce l'ho fatta! Che viaggio meraviglioso. A quando il prossimo?-
Lui la guardò dapprima stupito, poi rassegnato ma non una parola uscì dalle sue labbra. Pensò solamente mentre si preparava a scendere dall'aereo:
- Donne! Non finiranno mai di sorprendermi!-
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l'autore Fernando Piazza ha riportato queste note sull'opera
Testo di mia moglie. Ironia della sorte: io leggo lei scrive...
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- Giungo con ritardo a leggere i vostri commenti, così colgo l'occasione per ringraziarvi entrambe, Bianca e Bruna (a proposito, che strana coincidenza la vicinanza e l'opposizione dei due nomi: il contrasto tra Chiaro e Scuro, tra il Giorno e la Notte...). Mi piacciono le cose bizzarre e un po' misteriose. E anche i vostri complimenti, naturalmente! Un caro saluto, Anna.
- Letto d'un fiato pur nella relativa lunghezza che nulla toglie alla fruibilità del testo, che risulta scorrevole, ben scritto, piacevole a leggersi, particolareggiato e dal contenuto interessante. Un plauso alla protagonista che alla fine a forza di tentativi e con perseveranza trova dentro di sè la forza, il coraggio e la testardaggine di superare le sue fobie, lasciando di stucco anche il marito, il che non è poco... Complimenti all'autrice.
- racconto interessante, sprona il lettore ad affrontare le proprie paure, assegnando alle fobie consistenze illusorie, complimenti all'autore/autrice
- Effettivamente dopo questo le ho fatto pubblicare SOLO fotografie: alcune sono istantanee, altre foto messe un po' più a fuoco...
Anonimo il 13/06/2011 18:53
lo so... ma il mio boy la odia... e siccome tutt'e due le volte che ci sono passato ero con lui...ah! quella santa donna di tua moglie! però miracc diglielo la prossima volta un racconto più cortoooo, che sennò mi si stancano gli occhi!
- Hai letto un racconto così lungo e sei sopravvissuto?
Scusa, torno serio sennò mia moglie mi uccide...
A proposito, ti ringrazia molto per il tuo bel commento. Ma come si fa a passare di sfuggita? Devi assolutamente fare un giro più approfondito perchè ne vale la pena...
Anonimo il 13/06/2011 17:54
bel gusto narrativo in questo brano... poi io adoro barcellona anche se ci sn passato solo 2 volte e di sfuggita... e no, nemmeno io ho mai preso un areo!
- Al contrario... ne affronteremo uno più lungo: la transvolata oceanica fino a New York! Speriamo bene di non incorrere in... ricadute
Dico rassegnato perchè non capirò mai fino in fondo le donne... fantastiche nel superare ostacoli difficili e quasi insormontabili ma guai a pestarle un callo...
- Commento volato nell'infinito, riassumo: un bel racconto, di una vera narratrice, letto con grande interesse. Complimenti. Attenzione che a volte quando si vince una fobia esiste la tendenza a cadere in seguito vittima di altre fobie. Perchè il marito alla fine è rassegnato? Non mi dire, Fernando, che non ti piace viaggiare.
- Ma allora è proprio un "vizio" di famiglia! ah ah ah
Molto brava!
- No, no, lo scritto è proprio di mia moglie! Tutta roba sua: io le ho ceduto solo il mio spazio... e la spinta a superare la sua aerofobia... e il mio sostegno "psicologico"... e la mia comprensione... e l'ok a pubblicare il suo racconto... e la forza per affrontare le sue paure... mancava solo che lo scrivessi io, in effetti!!!
- Un'attenta analisi psicologica: prendere coscienza delle proprie paure può servire a superarle. Ho capito che si tratta di te e tua moglie:complimenti a lei per essere riuscita a volare e a te per il racconto ricco e particolareggiato.
- Grazie Nicoletta del tuo bel commento, molto apprezzato.
Grazie anche a te Carla, anche se non è stato un sogno ma una piacevole realtà... fobia superata, questa volta! Speriamo anche per voli più lunghi... il prossimo è New York!
Un saluto ad entrambe
Anonimo il 10/06/2011 10:56
Descrizione attenta e ben scritta di un bellissimo sogno( forse sbaglio non ho letto i commenti)... e nel sogno vivere finalmente libera da paure ed angoscie... un brava a tua moglie Ferdy ed un saluto a te...
- Molto bello, ricco di particolari e sensazioni, ottime descrizioni dell'emotività e della forza d'animo per superare il disagio. Complimenti a tua moglie per lo scritto, a te per la partecipazione e a tutti e due per la condivisione. Bravissimi!!
- Allora si vede che non siamo esperti della cosa: tuttavia mi informerò. Mi piace l'idea del doppio... suggestivo e ambivalente! È vero, sono pigro in questo periodo o forse sto solo raccogliendo energie da tutti queste queste positive emanazioni narrative e poetiche profuse dal sito PR. Lascio per ora il testimone a lei, poi farò un... allungo ed effettuerò un doveroso sorpasso.
Anonimo il 09/06/2011 17:24
Fernando... certo che si può... se vuoi puoi anche crearne uno doppio, tu e lei insieme, oltre al tuo... guarda per esempio quello di Cinzia e Donato... volevo farlo anch'io di scrivere qualcosa a quattro mani... comunque anche così va bene perchè nelle note sull'opera si può specificare. ma non tutti la vedono, la nota... vabbè, non sono questi i problemi. Piuttosto convincila a scrivere racconti... visto che tu sei pigro... ahahahah... ciaociao ad entrambi.
- Caro Giacomo, non ne vuole sapere di farsi un nick, anche perchè dovrebbe farlo su un altro computer (sullo stesso pare che non si possa, o sì?). Sostiene che sia più semplice così, basta solo specificarlo nelle note... Bah, anche questo è condividere... nel bene e nel male... vicini vicini .
Grazie Giacomo per l'apprezzamento del suo lavoro: è per lei un immenso piacere, per me un "piacevole" tormento Che cambio repentino di umori...
Anonimo il 09/06/2011 16:51
Molto bello, hai reso bene le sensazioni provate dalla protagonista sia prima che durante il volo. io questo racconto l'ho sentito mio perchè, pur non avendo paura di volare, soffro leggermente di vertigini e, anche quando sono in acqua, se la visibilità è cristallina, guardando il fondo ho un senso di vuoto. Allora mi devo immergere subito... immediatamente. insomma, sto meglio in acqua che in cielo.
Bravissima, bella scrittura, pulita ed efficace, con uso appropriato dei termini...è doveroso farti il tuo nick e continuare. ciaociao a te e fernando.
- Io ci sono stato una sola volta, con mia moglie appunto... Questo primo viaggio in aereo ha fatto da apripista e ce ne saranno altri, grazie a questo. Il prossimo è New York per la maratona di novembre:speriamo bene! È una "traversata" più lunga rispetto a quella di Barcellona... Chissà se mia moglie ne farà oggetto di un altro racconto: mi vien da dire"chi vivrà vedrà", eh eh eh. Grazie del passaggio Giorgio
- Come sempre, ho l'impressione di leggere uno stralcio da un romanzo. I tempi perfetti, le descrizioni puntuali, bravissimo.
Ho preso per la prima volta nella mia vita l'aereo per andare a Barcellona. ancora oggi dopo una quindicina di voli ne sono terrorizzato. L'impressione è proprio quella di non avere "i piedi per terra". Il terrore finisce d'incanto appena incontro qualcuno che è più terrorizzato di me ed allora mi faccio "maestro". Il "vostro" racconto mi ha fatto rivivere l'angoscia proprio perchè precisissimo nelle descrizioni delle sensazioni che vivo in prima persona. Realistico. A proposito... sono andato a Barcellona due volte... meravigliosa.
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