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Un Particolare Degno di Nota
La vicenda si svolse molto velocemente.
Era la sera del 19 luglio. Tommaso aveva parcheggiato a pochi metri dalla ringhiera sul belvedere. Un panorama stupendo, il crepuscolo e la città ormai illuminata sotto di lui. Stava ammazzando il tempo, in vista dell'appuntamento che aveva un'ora dopo, alle dieci, in un locale del centro. Fermo dentro la macchina, sorseggiava una birra. Un cd dei Pink Floyd con le sue melodie maestose echeggiava nell'abitacolo; "Animals" - stava pensando - pur essendo poco considerato tra gli estimatori del gruppo, lo aveva sempre emozionato per quel senso di epica maliconia che emanava. D'estate era scelta obbligata.
Osservava dallo specchietto retrovisore i movimenti che avvenivano nella piazza. In realtà non c'era nessuno a quell'ora, era troppo presto per le passeggiate del dopocena e troppo tardi per gli aperitivi. Abbassò un attimo lo sguardo verso l'autoradio per mandare avanti di due canzoni, poi riprese le sue osservazioni. Finalmente un'anima viva, anzi, tre.
Erano due uomini, di spalle, e una ragazza, in mezzo. Parlavano in modo tranquillo. Dopo i fatti che accaddero quella sera i due furono fermati quasi subito, e Tommaso si ritrovò in un commissariato di polizia come testimone oculare di un omicidio.
Il verbale firmato da Tommaso e controfirmato parola per parola durante il processo riporta oggettivamente tutti gli eventi.
"Io Tommaso G., nato..., ero fermo in macchina quando vidi due uomini e una donna. Erano tutti e tre di spalle e camminavano tranquillamente discutendo in modo che a me sembrava sereno"
"Sa descrivere le tre persone?"
"Gli uomini erano di spalle, altezza media entrambi, vestivano di scuro, questo è quello che ricordo. La donna invece un vestito chiaro, capelli lunghi lisci"
"Cosa vide poi?"
"Parlavano, dicevo. D'un tratto, senza nessun indizio premonitore, l'uomo sulla destra sollevò la donna e la gettò giù dalla ringhiera. Sentii un urlo e poi un botto. In principio ebbi paura e mi abbassai sul sedile in modo da non farmi vedere. Rimasi così per alcuni minuti fin quando vidi il riflesso delle sirene della polizia. Solo allora mi tirai su e uscii dall'auto"
I poliziotti si guardarono negli occhi: era chiaro, l'assassino era Filippo N, uno dei due sospettati. Una telecamera fissa li aveva infatti fortunosamente inquadrati frontalmente appena un metro poco prima del luogo dove era avvenuto il delitto: nell'ordine, da sinistra, Giancarlo P., la donna e, appunto, Filippo N.
"Ha altro da dichiarare?
"No, purtroppo ho avuto paura e mi sono abbassato per non farmi vedere. Non ho altri particolari degni di nota da riferire"
I due sospettati, si scoprì, erano entrambi incensurati. La donna, che morì per le ferite riportate nella caduta, era una loro comune amica. Entrambi furono portati in caserma, e dopo le dichiarazioni del testimone oculare e il video registrato dalla telecamera, Filippo fu trattenuto in cella. La storia poi è nota.
Le ragioni dell'omicidio non vennero mai chiarite. Si guardarono i tabulati telefonici, si trovarono parecchie telefonate tra Giancarlo e la ragazza. Telefonate in orari notturni. Si parlò di movente legato alla di gelosia, ma nulla fu provato.
Ci fu uno scambio di accuse molto acceso tra i due, e il processo divenne un caso da prima pagina: trasmissioni, servizi, approfondimenti.
Filippo si dichiarò innocente e affrontò il processo senza cambiare la sua versione.
Non servì a nulla: grazie alla preziosa testimonianza di Tommaso, Filippo venne condannato a vent'anni di prigione. Vent'anni che scontò giorno dopo giorno.
Fu il giorno prima del verdetto che Tommaso, mentre guardava una serie di foto, esplose in una terribile parolaccia.
Poi si guardò intorno: nessuno lo aveva visto. Chiuse l'album di foto, alzò il viso al cielo e chiuse gli occhi.
Voleva dormire un po', ma come faceva adesso?
Le foto che stava guardando erano quelle della comunione di suo figlio. Per l'occasione si era comprato un abito nuovo, sul marrone, con una camicia rosa che - a suo dire - ci stava da dio. Era andato dal parrucchiere e si era pettinato con la riga a lato: per essere in ordine, al posto dei suoi capelli sempre un po' spettinati!
E pensate la sua sorpresa quando la riga ai capelli, che gli piaceva così tanto quando si guardava allo specchio, in foto era dall'altra parte della testa. Beh, non stava così bene come pensava, ma non era quello l'importante: la mente andò a un istante, pochi mesi prima. Lo specchietto retrovisore, l'uomo sulla destra. Che in realtà era quello di sinistra, lo specchio inverte! Ecco cosa si era dimenticato di dire alla polizia: che stava guardando da uno specchietto.
Un particolare degno di nota!
Apri gli occhi, li richiuse subito.
"E ora come faccio a dormire?"
Voleva riposare un po' in vista dell'indomani, ma gli prese l'angoscia. Doveva dirlo subito. Immediatamente.. Prese il telefono e iniziò a comporre il numero della polizia.
L'angoscia lo prese così tanto che gli fu fatale. Ricadde sul divano, con il suo bell'album di foto e un infarto in corso. Si accorse che moriva.
L'ultimo suo pensiero... "starebbe bene una di quelle foto, sulla mia tomba, con l'abito nuovo e la mia bella riga dei capelli a sinistra".
"Ops, riga a destra!"
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0 recensioni:
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- Beh, non so com'era la versione precedente, comunque questa non è male, il racconto mi è abbastanza piaciuto, ottimo soprattutto il finale.
- Grazie mille Giorgio, in effetti la versione originale del racconto non conteneva quel particolare che ti ha indirizzato alla soluzione! Quindi ho ripristinato la prima versione, magari un po' più confusa, e dal punto di vista processuale di certo meno plausibile, ma che forse funziona meglio!
- Molto gradevole Paolo il tuo racconto e ben ritmato come piace a me. Ti devo dare però una brutta notizia (forse). Da buon amante di Hitchcock, il particolare del neo allo specchietto lo avevo intuito da subito, anche se l'infarto del finale a sorpresa proprio non me lo aspettavo! Piaciuto!
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