Le prime foglie gialle, le prime noci fresche. La foglia muore, la noce nasce. C'è una miriade di cose che muore in autunno, la foglia, la mosca, lo scarafaggio troppo anziano che non ha più la forza di correre, l'abito a maniche corte, il costume da bagno, la compagnia di amici nata sulla spiaggia, l'amore nato per ebollizione in un mezzogiorno di fuoco.
Ma c'è una miriade di gran lunga superiore di cose che nasce, la noce, arzigogolo contorto e compatto di croccante biancore, il fungo mangereccio, l'impermeabile nella vetrina, l'ombrello che non si sa mai dove si dimenticherà, un nuovo segno dello zodiaco, e poi... le nuvole, tante nuvole che d'un tratto, sbucando fuori da chissà dove, riempiono il cielo ventilato e pieno di luce, di pegasi alati dalle scomposte criniere, di rami frondosi mutevolmente protesi verso profondità segrete, di intrepidi cavalieri di gigantesca statura, di spumeggianti penisole disegnate da un cartografo distratto o troppo concentrato a disegnare un nuovo mondo.
È tutto così affascinante, così incantevole, così semplicemente poco duraturo, un vero balletto di contraddizioni, incredibile, esclusivo, intercambiabile.
Ah! le giornate passate lontano dalla ricerca affannosa dell'affermazione del proprio ingegno piatto come un rettilineo, incapace di rapidi spostamenti, dalle abitudini noiose e annoiate, dalle mosche moribonde di fine estate; che dico, le giornate! non si può andare oltre il possibile!
La giornata, le ore, l'ora, una breve interruzione, giusto per esercitare quel tanto di forza fisica ben accetta, quel tanto che basti ad aprire e chiudere una porta e vincerla, sorpassarla, e scoprire un pezzettino di campagna, una piccola soffice zolla erbosa, un angolo di pace dove sdraiarsi come su un letto sospeso, tutto quel che occorre per scoprire l'intima essenza delle cose... un soffio silente di vento, un brivido che si rincorre elettrizzando l'anima...
Malinconia galoppante? Abominio della volontà? Indifferenza, cinismo, apatia? Così le lingue biforcute amano appellare i segreti e silenziosi scoppi d'allegria del sognatore d'alta quota...
No, poveri loro, miseri, tapini, esserini chiusi in un vano stretto e lungo, rannicchiati in fondo a destra, con il cuore andato a male, perduto tra labirinti di scrivanie, solcato da contorte scanalature.
I loro occhi sono torvi perchè non sanno dov'è il rifugio che si raggiunge volando... dove la rosa dei venti disegnerà, scolpirà, cesellerà per noi una esclusiva collezione d'arte, capolavori introvabili, pezzi rari, unici, poichè non se ne troverà l'uguale a distanza di un solo minuto, e se non si ha buon senso si finirà per dimenticarne la sinfonia, che come il mitologico flauto accompagna la danza delle ninfe.