Mi tengo stretto la mia lampada ad olio tra le mani, con la sua luce tremolante che illumina solo in parte l'enorme corridoio dai mattoni neri. Non so né come né quando sono entrato in questo luogo oscuro; al di fuori dello spazio e del tempo, ornato da finestre dalla quale traspariva la pallida luce lunare, che solcava le tende rosse decorate con ricami d'orati di indescrivibile bellezza, le scintillanti armature di cavalieri medievali che restavano ritte in piedi nella loro magnificienza, che sorvegliavano questo luogo come dei guardiani silenziosi e imperturbabili, e poi vi erano gli arazzi che rappresentavano i riti e le macabre cerimonie di un culto demoniaco a me sconosciuto. Vago in questo luogo da ore ormai, facendomi strada attraverso il buio con la torcia, ammirandolo e chiedendomi come ci sono arrivato. All 'improvisso sento un rumore sinistro dietro di me. Qualcosa emerge fuori dall'oscurita. Si sta avvicinando. In fretta. Faccio del mio meglio per non urlare. Comincio a correre con i miei passi che battono sul suolo a ritmo della mia paura. Quella cosa continua a inseguirmi ruggendo furiosa, protendendo la sua testa mostruosa e i suoi arti verso di me, mentre guizza i suoi tentacoli in ogni direzione. Vuole ghermirmi tra le sue fauci e i suoi artigli rapaci, vedo i suoi occhi spettrali. Occhi senza anima. Il corridoio sembra farsi più stretto e la vista comincia a diventare fioca. La stanchezza impone il suo tributo. Mi prenderà... lo so... è solo questione di tempo ormai. È veloce... troppo veloce... e io sono troppo debole per fermarlo... è vicino, molto vicino. È propio dietro di me!! Mi sveglio. Sudato e intontito disteso sul pavimento; mentre la luce mattutina si stende sul mio viso solcato dal sudore e dalle lacrime. Mi sono risvegliato da un incubo. Per ritrovarmi in un altro ancor più terribile. Col cuore colmo di dolore e tristezza mi rannicchio al centro della mia stanza. Una stanza con le pareti imbottite e le sbarre alle finestre.