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Modesty
Se mai ci fu degno connubio tra un nome e chi lo porta, questo era certo il caso di Modesty. Concordia perfetta tra il nome e la cosa, come il dolore addominale e l'hai!, il va tutto storto e il mannaggia.
La testa piegata di lato docile allo schiaffo del vento, un po' di naso, giusto per posizionare i fori d'aerazione, due occhietti piccini, incastonati tra l'orlo della pallida fronte sfuggente e le guance appena intuibili, con un certo difetto, anch'esso piccino, che pareva guardassero da un'altra parte e davano l'impressione di chi ha perduto qualcosa.
Modesty era un modello di ubbidienza, perfetta, cieca ed assoluta. Ricevuto un ordine, lo eseguiva alla lettera e nulla v'era che potesse accadere per turbarne l'esatta riuscita.
L'innocenza infantile di un tempo, che l'aveva indotta a medicare un galletto moribondo con sciroppo e pomata e ficcarselo sotto le coperte, le era costata una notte intera nel sottoscala angusto e buio, regno indiscusso di topi e ragni che scorrazzavano a destra e manca orridamente solleticandole le gambe tremanti e gelide, e tessendo le loro fragilissime, ottagonali trappole su e giù, sfiorandole la piccola faccina terrorizzata che avrebbe perennemente serbato il ricordo di quella vergogna.
In cambio, però, Modesty fu resa depositaria del segreto di un universo pacifico, compreso tra gli estremi di un niente sonnacchioso e tranquillo, dove nessuno, né cosa alcuna, può interrompere il corso dei propri pensieri. Nessun insensato scambio di parole prorompenti e accese, nessuna punizione ignominiosa in agguato, nessuna incertezza nello scegliere un punto fra quattro per costruirvi la propria giustificazione, nessun doloroso biasimo da sopportare.
"Ora Modesty, avrai capito"- le avevano detto- "che devi fare solo ciò che ti si dice di fare, parlare solo se interrogata e mai agire di testa tua, vero?"
Certo, Modesty aveva capito. Da quel giorno si trasformò in una bambina modello, orgoglio dei genitori, ai quali bastava dare le giuste disposizioni per veder esauditi tutti i loro desideri.
La loro figlia non fu più la loro figlia ma quella che vollero costruirsi, che avevano sempre sognato, l'invidia del paese, e non lesinavano certo le parole nel descrivere l'inaudita efficacia del loro esemplare insegnamento.
Più tardi fu una ragazza modello, dai pensieri semplici, che svolgeva mansioni semplici, in modo tranquillo, piena di riguardo, deferente, esecutrice perfetta di tutto quanto può indicare un indice allungato prima che qualsiasi articolazione vocale fosse emessa.
Fida, affezionata, tutto ciò che voleva era non perdere mai quella sua aria mite, quell'espressione di serafica pace, che altro non era se non indifferenza assoluta verso tutte le assurdità con le quali veniva instancabilmente bersagliata.
Questa sua docilità estrema la rese una specie di favorita in famiglia, e benvoluta da tutti, tanto che in breve fu scelta da un tipo nerboruto e rubizzo quale moglie ideale; allegro e un po' sbruffone, diventava lunatico e irrequieto quand'era molto stanco o quando qualche bicchiere di troppo gli rendeva la testa pesante come piombo, ed accadeva di frequente.
Modesty non sapeva spiegarsi quegli improvvisi scatti d'ira, soprattutto quand'erano rivolti a lei, che tutto il santo giorno non aveva fatto altro che eseguire le sue volontà, anche le più assurde, come quella volta che le aveva detto " oggi vorrei mangiare due fagioli"... e lei era andata apposta in paese a scegliere i più belli, grossi, con la pelle lucida e ben tesa, di un uniforme colore marrone scuro, d'un bell'ovale allungato e pieno. Non li aveva neanche pagati, ché il droghiere non era riuscito a leggere alcuno spostamento dell'ago della bilancia; se li era portati a casa tenendoli nel palmo della sua piccola mano come una reliquia, risalendo la via deserta ed assolata come il percorso di un pellegrinaggio penitenziale, ed aveva posto al fuoco l'acqua in cui pian piano quei piccoli baffuti corpuscoli avevano iniziato la loro danza ascensionale e solitaria, sempre più rapida fin quando leili aveva sollevati e posti nel piatto dove servirono a trasformare un uomo affamato in un insopportabile filastrocca di parolacce.
Perchè? Perchè mai questo? Forse era uno che non amava essere ubbidito? Magari avrebbe dovuto eseguire gli ordini al contrario, o fare di testa propria senza troppo badare alle sue richieste?
Così, quando lui le chiese un goccio d'aceto sull'insalata lei ne fu prodiga a tal punto che le povere foglioline verdi e croccanti se ne ubriacarono, col risultato che da quel giorno si ritrovò a dover apparecchiare un sol posto a tavola: il suo.
Nel vecchio capanno degli attrezzi c'era bisogno di una risistemata, dal giorno che erano arrivati in quella casa non era stato più aperto, semplicemente perchè Modesty non aveva ricevuto ordini al riguardo, né il marito ne aveva avuto il tempo e la voglia; ora, però, sembrava aver deciso di dare una mano di vernice alla casa e bisognò aprirlo per prendere gli arnesi.
Il tempo e l'incuria avevano serrato tenacemente i cardini già rugginosi, perciò fu necessario l'aiuto di quel modello vivente di virtù che l'uomo si era ritrovato per moglie.
Per aprire Modesty dové salire la piccola scala a pioli che portava al tetto e tenere sollevato il paletto che fungeva da contrafforte.
" Mi raccomando" - le aveva detto - "non lasciarlo, qualsiasi cosa accada, capito?"
Annuì.
"Qualsiasi cosa, capito?"
Modesty s'appollaiò come un uccello ferito, teneva il paletto, così come le era stato detto, e i suoi occhietti piccoli, con il difetto anch'esso piccolo, guardavano, forse per la prima volta, lontano, oltre l'orizzonte del capanno, della casa, del piccolo orto, della collina brulla e assolata.
Forse uno spettacolo nuovo ed insolito le si spiegava davanti, catturandole il pensiero e l'attenzione, come chi esce da una lunga clausura e si ritrova immerso in un mare di luci colori e suoni mai conosciuti prima; forse per questo, forse per un motivo più semplice di quanto l'arzigogolìo della ragione possa far sospettare, sembrò non udire affatto l'urlo dell'uomo che asseriva d'esserle marito ma che non riusciva a chiederle ciò che voleva, allorché s'era ritrovato davanti un nido di vipere minacciose dalle intenzioni piuttosto serie.
"Lascia il paletto, Modesty!" gridò. "Lascia quel maledetto paletto, accidenti a te! Lascialo subito, adesso!" urlò con quanto fiato gli era restato in gola prima di tacere, sopraffatto dalla celerità venefica della serpe e dall'immobilità di Modesty.
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