A volte basta il titolo di un libro per dirti tutto quello che volevi sapere, altre volte capita di leggerne le sue pagine e sembra quasi incomprensibile, arrivi pure a chiederti cosa in molti vi abbiano trovato tanto di straordinario.
lo leggo in superficie non riesco a tuffarmi nel suo profondo e nemmeno vi trovo qualcosa che io possa considerarlo tale... sono irrequieta, non è colpa del libro.
Sono i soliti pensieri ricorrenti... ma uno di questi mette a tacere tutti gli altri, si apre una strada, una via che non avevo percorso.
Io cerco, io provo, ma cosa poi? Solo ora mi rendo conto di non avere mai dato forma alla mia idea, al mio desiderio, allora cosa voglio davvero?
Si fa spazio sgomitando, arriva prepotente, io voglio, ma cosa?
Che forma ha, quale colore? Ha forse sapore?
La mia città invisibile ho forse mai iniziato veramente a costruirla? No, mai!
Voglio la vita che "vorrei" ma l'ho sempre lasciata vagare senza direzione, senza mai dargli un punto preciso in cui approdare.
Voglio la vita "che desidero" ma non ho mai scritto una sola pagina su di lei, non ho mai raccontato, romanzato i suoi personaggi, i suoi ambienti, lo svolgersi della sua storia.
E solo ora mi rendo conto che ogni ostacolo, ogni ripetersi dei fatti, ogni passo indietro è dovuto proprio a ciò, come posso vivere "la vita che vorrei" nella mia città invisibile, se nemmeno ho mai disegnato il progetto delle sue fondamenta, raccontato la sua storia, dipinto i suoi muri, costruito le sue case, le sue finestre, le vie, i ponti, il porto, la stazione...
Ho vissuto cercando, ma non potevo trovare che solo il nulla, perché quello era ciò che avevo disegnato e con le mie mani plasmato, avevo scavato solo una grossa buca senza edificarvi mai nulla su di essa, avevo solo tracciato grandi linee sbiadite del suo progetto, avevo iniziato a scrivere la sua trama partendo dal futuro "domani, un giorno, se sarà, se verrà, se potrà". Solo le favole iniziano con "c'era una volta" rivolgendosi a ciò che ora non vi è più e solo gli oroscopi si scrivono con il verbo rivolto al futuro, la vita la si inscrive al presente anche quella che arriverà domani e dopodomani ancora.
Calvino scrive in Le citta invisibili: "talvolta le città diverse si succedono sullo stesso suolo e sotto lo stesso nome e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili fra loro... così come le vecchie cartoline non rappresentano Maurilla com'era, ma un'altra città che per caso si chiamava Maurilla come questa"
Resta inutile allora fare sorgere la "tua nuova citta" sul suo passato, inutile aggrapparsi a quanto di confortante e conosciuto ci circonda tutto muta in continuazione come Maurilla sullo stesso suolo che oggi già non ha più nulla a che fare con ieri.
Sino a due ore fa questo libro mi era incomprensibile e sfuggevole, solo due ora fa ancora non avevo compreso e incomprensibili mi apparivano i miei tentativi falliti, solo un attimo fa la mia città invisibile era trasparente... ora tutto ha un altra luce e tutto inizia ad avere forma.