La mia pelle bianca è ormai livida a causa del freddo. Il vestito completamente inzuppato d'acqua è diventato pesante e aderisce al mio corpo inerme. I capelli rossi e setosi si muovono fluttuanti come se avessero vita, come se volessero allontanarsi dal resto di me; scappare via e salvarsi, almeno loro. Sono circondata dall'acqua, immersa in un vortice ghiacciato che mi fa ondeggiare come fossi una bandiera in balia del vento.
Prima del tuffo, della caduta, l'unico liquido che mi bagnava era quello salato delle mie lacrime che, copiosamente, si riversavano sulle guance lentigginose, brucianti come il dolore che le aveva scaturite. Piangevo e litigavo, non so più neanche con chi, non so più neanche per cosa.
Non ricordo volti innanzi a me; solo due mani, energiche e nodose, che hanno afferrato le mie spalle e le hanno strattonate, abbandonando la presa proprio quando il mio peso era sbilanciato verso dietro.
Sono caduta nel vuoto immenso che separava l'alta scogliera dalla distesa dell'oceano.
L'impatto con l'acqua è stato violento; il mare agitato non mi ha lasciato scampo. La forza delle onde che si infrangevano sugli scogli non mi ha permesso di risalire, lasciandomi affondare sempre più giù.
Ho provato a dimenarmi, ma qualcosa mi impediva di tornare a galla per riprendere fiato. La caviglia era bloccata, avvolta strettamente da un'alga che non voleva saperne di disciogliersi. Sembrava mi chiedesse di stare lì con lei, di farle compagnia; forse affascinata dalla storia che la mia caduta le stava raccontando; forse attratta da un essere diverso da ciò che era abituata a vedere. Non ero vegetazione marina, né corallo, né cetaceo.
Ero un essere umano. Uno dei pochi, forse l'unico, ad essere riuscito, sia pure senza volerlo, ad arrivare fin laggiù, nell'oscurità degli abissi.
I miei occhi terrorizzati scrutavano lo spazio attorno a me, alla ricerca di un appiglio, qualcosa che mi aiutasse a riemergere. Ma tutto ciò che vedevano era una natura opaca e ovattata. La salsedine li bruciava e la vista diventava sempre più appannata.
Poi il buio. Gli occhi si sono chiusi quando la mia bocca si è aperta, consentendo all'acqua di invadere i polmoni e alla mia anima di tornare finalmente in superficie.