A cosa servono le norme se
non sono nient'altro che un paradosso?
Era questo il mio dilemma, il mio cruccio, il mio grattacapo insomma. Perché far diventare la vità un surrogato iniettandone il male? Perché?
NESSUNA RISPOSTA.
Spostai i mie pensieri dai perché umani a quelli della grande madre. NULLA. I perché non le interessavano, sembrava quasi non preoccuparsene, sicura e navigata della vità continuava serena. Voci indefinite, infinite, inprecise si stagliano al orizzonte.
MA NIENTE. Noia.
Dovette passare la stella di fuoco molte volte prima che io potessi capire. Fui un folle. Lo compresi, si può forse spiegare il senso specifico di ogni goccia del mare? Solo generalizzando e quindi sbagliando spiegazione, perché non si può fare di tutt' erba un fascio. L'incommensurabile immenso non può attrarre gli uomini, le distanze sono troppe per potersi comprendere.
TORNAI.
I mie vecchi crucci mai passati mi aspettavano al rubicone.
Non erano più come prima, o forse IO non ero più come prima, si stagliavano ora in modo chiaro e limpido. Li compresi.
Era l'ECCESSO.
Grandi cose potei guardare, comprendere e studiare.
Grandi cose false potei guardare, comprendere e studiare.
Che senso ha la legge se non la si applica in modo fermo e rigoroso? Ma che senso ha se la si applica in modo draconiano?
Le persone nel primo caso si faranno burla di essa e nel secondo caso la odieranno e la temeranno finendo per distruggerla.
Lo seguì. L'eccessive idee portarono a eccessivo rigore. Eccessivo rigore porto a eccessive pene. Eccessive pene portarono a eccessivi dolori. Gli eccessivi dolori portarono alla amara FINE.
Chi è il criminale e chi il giusto?