E il suo dolore si infranse come il cristallo di un vaso.
Coriandoli di paure e pensieri brillavano alla luce di quel tramonto rossastro, riflessi marini che si suicidavano nel passato di un deserto.
Il suo pensieri prese forma, una frase uscì dalle sue labbra carnose e screpolate, il vento spolverò quell'idea facendola brillare sotto il sole di settembre.
L'arcobaleno era stato bruciato.
Il destino sigillato in una teca senza speranza, gridava bestemmie putride alla vita.
E la cosa che odiava al mondo era se stesso.
E la cosa che amava più di ogni altra era l'idea della sua morte.
E il rumore elettronico di quell'ospedale che la strappava alla terra e ai vermi d'improvviso cessò.