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Ivan
Ivan si stava preparando seriamente a quella nuova missione, il pericolo dell'ultima volta gli dava molte preoccupazioni, questa volta voleva essere sicuro di essere all'altezza della situazione, non voleva che l'imprevisto lo cogliesse nella sua trappola. Il suo allenamento doveva essere serio, il suo corpo non si doveva più piegare sotto lo sforzo fisico, doveva essere una molla di acciaio. E venne il giorno della partenza, tutto regolare, tutto controllato, lui e il suo equipaggio salirono a bordo, tre uomini e una donna, si inizia il conto alla rovescia e poi su nel cielo, no, su nell'universo. La terra sempre più piccola, sempre più lontana, ed ora erano soli nell'immensità dell'universo. il viaggio procedeva secondo i piani, tutto nella norma, ogni tanto potevano parlare anche con la famiglia, e ogni volta sul viso di Ivan compariva una lacrima; era fiero del suo lavoro ma la voce della sua donna lo riportava tra le cose della sua terra, tra le braccia del suo amore. Era stato difficile scegliere tra la missione o un tranquillo lavoro a terra; da una parte la sua donna, dolce, sensuale, donna nel senso più ancestrale della parola e dall'altra parte la sua eterna passione, l'ignoto, i misteri dell'universo. Ivan non sapeva scegliere, avrebbe voluto entrambe le cose, ma fu la moglie a scegliere per lui, lei lo sapeva che se non fosse partito sarebbe stato una condanna a morte per il suo uomo, e lo spinse a scegliere la missione anche se ogni volta che ne parlavano a lei venivano i lacrimoni. Lei avrebbe voluto dirgli di non partire ma lo amava troppo per renderlo infelice. In quella navicella c'era tanto tempo per pensare, si aveva le sue belle mansioni da svolgere, ma poi quando stava di riposo poteva fantasticare su quello che le sue donne stavano facendo, si Ivan aveva due donne che lo aspettavano, la moglie Franca e la figlia Roberta, una splendida ragazzina di quasi 13 anni; e si sa che a quell'età si vive di sogni, e Roberta aveva fatto del suo papà il suo eroe. Certo non era da tutti avere un eroe personale, un uomo che viaggiava nello spazio. Questi erano i dolci pensieri di Ivan quando la navicella fu scossa da un colpo veramente sconvolgente; subito tutti a rapporto, si studiò la situazione, erano stati colpiti da un asteroide non segnalato, , l'urto aveva danneggiato l'aletta del connettore di sinistra, bisognava ripararlo, senza quell'alettoni non si poteva governare la navicella.
Tutte le responsabilità erano sulle spalle di Ivan, era il capo della missione, doveva decidere e alla svelta, divise i suoi ragazzi in due gruppi, nel primo c'era lui e la collega Rita, nel secondo Vittorio e Paolo; indossarono le tute per l'esterno, si agganciarono alle corde di sicurezza e ai vari terminali e si apprestarono ad uscire, fu una fatica immane aprire gli sportelli, a muoversi con tutta quella zavorra e a manovrare gli strumenti non era una cosa semplice e poi ancora quegli asteroidi che sfrecciavano attorno alla navicella non era una cosa facile, Angelo e Rita portarono a compimento la loro parte con molta difficoltà, si avevano studiato simili situazioni, avevano simulato questo tipo di danno, ma la realtà è sempre un'altra cosa, ora c'era la paura che governava il loro cuore, poi toccò agli altri due, e fecero le stesse manovre per uscire, svolsero il loro lavoro e nel rientrare qualcosa andò storto, uno dei cavi si era incagliato, Vittorio era riuscito a rientrare ma Paolo aveva uno dei cavi attorcigliato alla saldatura che avevano eseguito, Ivan era il capo e subito corse in aiuto dell'amico; indossò di nuovo la tuta e di nuovo fece tutte le manovre per uscire dalla navicella, si doveva muovere veloce, il suo compagno era in preda alla paura, si agitava e rendeva tutto più difficile, ma finalmente angelo riuscì a liberare il cavo e quindi il suo collega, poi si girò un attimo di troppo dietro per osservare il lavoro, quell'attimo fu la sua condanna. Sfrecciò proprio sui suoi cavi di ancoraggio l'ennesimo frammento di meteorite, Ivan fece una piroetta su se stesso e inesorabilmente si allontanò dalla navicella.
Ivan si riprese dallo stupore dei primi attimi, cercò di ragionare ma si accorse che non c'era nulla da ragionare; si era staccato per sempre dalla sua vita. I suoi compagni non avevano modo di riprenderlo, era perso per sempre; la sua mente proiettò l'immagine della sua famiglia nello spazio libero, Dio com'era bella la sua donna, e quando amore nei suoi occhi. Lui non le aveva mai detto quando realmente lei contasse per lui, ogni tanto un semplice-ti amo- e basta, ah se potesse tornare indietro solo per un attimo! L'avrebbe stretta forte a se e le avrebbe sussurrato tutto l'amore che sentiva ora all'improvviso scoppiargli nel cuore. Le avrebbe regalato tutte le carezze che avevano tenuto chiuse nella sua mano, le avrebbero fatto capire quando fosse inutile la sua vita senza di lei; e poi la sua ragazzina, lui non ci sarebbe stato quando i suoi occhi avrebbero scoperto il mondo, lui non ci sarebbe stato come porto sicuro per le sue prime delusioni, lui non ci sarebbe stato ad accompagnarla per le vie della vita. Intanto il tempo passava, la sua scorta di ossigeno andava esaurendosi, incominciava a sentirsi stanco, pesante, affaticato e lentamente lasciò che i suoi occhi si chiudessero affidando la sua anima al suo Dio. Come in un sogno si sentiva assorbito dall'energia dell'universo, una strana sensazione, pensò che così si sentisse chi lasciava per sempre la vita? Credeva che dovesse essere più doloroso; un ultimo pensiero all'amico Paolo, lo aveva salvato a discapito della sua vita, si domandò se la sua generosità fosse stata la stessa se avesse saputo quel che poi successe. Ora si sentiva bene, com'erano strani la morte, un semplice dondolio, ecco cosa era la morte; semplicemente un dondolio e quel rumore strano, fastidioso. Nessuno mai aveva parlato di morte rumorosa, tutta la letteratura che lui conosceva parlava di morte silenziosa! un dubbio gli attraversò la mente, raccolse le sue forze e tentò di aprire di nuovo gli occhi.
E si scoprì vivo, si era vivo e non stava più nello spazio, ma dove stava? E il suo equipaggiamento che fine aveva fatto?
Stava steso su un piano, aveva una cupola su di se, poteva muoversi, ma dove stava? Non riusciva a capire, non era il suo mondo, non erano le cose che lui conosceva, tutto troppo futuristico. Cercò di alzare appena il capo, si guardò intorno, c'erano due corsie di cupole come la sua, in ognuno c'era un ospite, ogni cupola aveva dei terminali collegati a una sbarra che correva lungo le corsie, si guardò le mani, si diede un pizzico, provò dolore quindi tutto vero? guardò gli altri ospiti, che esseri strani, dalle forme e dai colori più impensabili; Ivan era un capo, lo stupore dei primi attimi svanì, la paura era sua compagna, tese le mani e tentò di aprire la sua cupola. Immediatamente delle forme gelatinose si materializzarono attorno alla sua cupola, comunicavano tra loro perché il loro interno si illuminava proprio come per un botta e risposta; poi una di quelle forme si tramutò assumendo l'aspetto di Ivan e schiacciò un pulsante aprendo così la cupola. Ivan non si aspettava una simile mossa, non sapeva cosa fare, come al solito e come gli avevano insegnato doveva velocemente analizzare, concretizzare e agire! Mise le gambe penzoloni dal suo piano, puntò le mani appena dietro il bacino e si alzò, tutto con movimenti calmi, studiati, le forme gli fecero spazio ed ora lui stava in piedi, le forme si muovevano intorno a lui, quella che aveva preso le sue sembianze gli parlò dicendo:- umano, ti abbiamo raccolto perché in te non c'è il male, abbiamo letto il tuo corpo, conosciamo le tue paure e non temiamo le tue armi, noi siamo i custodi dell'universo, lo ripuliamo da tutti i mali, distruggiamo quello che distrugge, tu vieni da un mondo che sta correndo verso la sua distruzione e noi non lo possiamo permettere, dobbiamo agire e ripulire tutto, spingeremo il tuo mondo verso quello che voi chiamate buco nero, e tutto tornerà nell'armonia del cosmo.
Queste parole congelarono il sangue di Ivan, in un attimo vide la sua famiglia dissolversi come il fumo di una sigaretta; no, non lo poteva permettere, ma come fare con esseri così perfetti? Ma poi pensò che se stava la ancora vivo un motivo ci doveva essere, forse gli volevano dare una possibilità di vita? A lui e al suo mondo?. ma lui non era mai stato un politicante, lui era semplicemente un soldato!, ma era anche un uomo, e si appellò a quest'ultimo suo aspetto, prese fiato, si fece coraggio e parlò:- noi umani non abbiamo avuto la fortuna di essere stati creati custodi dell'universo; siamo stati creati umani ed è nella nostra natura sperimentare le cose, a volte mentre non capiamo ancora commettiamo degli errori, però voi fino ad oggi ci avete osservato e ci conoscete, sapete che il bene alla fine arma le nostre menti, lasciateci ancora provare che riusciremo a salvare il nostro mondo, in effetti è questo che volete da me, volete che io sia ambasciatore dell'armonia cosmica ed io farò tutto quello che mi sarà possibile per salvare la mia famiglia, dunque il mio mondo.. fu toccato dall'essere che aveva preso le sue sembianze e Ivan cadde in un sonno profondo. Si risvegliò , aveva bisognò di un attimo di tempo per riordinare i suoi pensieri, si guardò intorno, stava vicino alla navicella, il suo amico Paolo lo teneva per la cima del cavo tranciato ; furono raggiunti da Rita ; strana sensazione, non sentiva più il suo braccio destro, come se ci fosse il vuoto al posto del braccio; i colleghi, a fatica lo avvicinarono all'oblò della navicella, veloce Paolo lo agganciato e tirato nella navicella, tutti riuscirono a salire, Ivan fu spogliato della tuta e di tutti gli aggeggi di lavoro, fu adagiato sulla sua brandina e monitorato, poi Paolo, che aveva mansione di primo intervento di pronto soccorso, lo spogliò per controllare tutto il corpo, se vi fossero traumi o lacerazioni, solo sul braccio destro Ivan aveva una serie di puntini, come di una sequenza di punture, era il punto preciso dove la creatura lo aveva toccato per addormentarlo, dunque non era stato un sogno o una perdita di coscienza, aveva veramente vissuto quell'esperienza. Domandò al suo equipaggio cosa era successo dopo che il suo cavo era stato spezzato. Gli fu raccontato che per poco tempo c'era stata una tempesta magnetica, una polvere cosmica aveva offuscato tutti i monitor e solo la velocità e professionalità di Paolo aveva permesso che lui non si perdesse nello spazio. Infatti avvertito il pericolo Paolo, invece di rientrare era tornato indietro proprio in tempo per afferrare il cavo stracciato dal meteorite e salvare a sua volta il suo salvatore. Ivan raccontò la sua assurda esperienza, nessuno gli credette e allora Ivan mostrò il segno sul braccio. La missione fu portata a termine, tornarono sulla terra nelle modalità stabilite e nessuno di loro parlò mai di ciò che era accaduto o che credevano fosse accaduto, solo il braccio di Ivan certe volte diventava di uno strano colore azzurrognolo, Ivan notò che succedeva ogni volta che la cometa di wild 2 passava accanto alla terra. i custodi dell'universo svolgevano la loro opera di sentinelle?
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- Massimo.. spesso le ripetizioni sono per rafforzare un momento del racconto, io ne faccio grande uso, e non penso che tu sia un lettore esigente, hai semplicemente i tuoi gusti.
- Periodo fiacco questo per poesieracconti, dal mio punto di vista, poco che abbia voglia di leggere e ancor meno da commentare. Solo questo, in effetti, dell'intera settimana. Un racconto carino, però poco originale e senza grandi sorprese, comunque non male. Peccato, checchè ne dicano Giacomo Scimonelli e Fernando, che io continui a trovare la tua scrittura valida ma poco curata, errorucci, imprecisioni, quel "si" ripetuto di continuo che mi stona, ma io sono un lettore esigente. Saluti
- brava bruna... veramente brava... complimenti...
- scrivi veramente bene... il lettore resta affascinato... brava
- grazie... si, devo lavorare molto ancora su di me, ho buona volontà ed accetto tutti i consigli.
- Molto brava Bruna. Davvero una bella fantasia, anche se nella letteratura fantascientifica il tema dei guardiani dell'universo, esseri superintelligenti e onniveggenti, con lo scopo di preservare l'universo dalla distruzione, non è nuovo... È un bisogno dell'uomo quello di espiare le proprie colpe, ma poichè non riesce ad assumerle su di sé, affida il delicato compito ad esseri extraterrestri, depositari di verità che a noi sono precluse perché ancora in fase di ricerca e di sperimentazione... non a caso, il capo spedizione chiede a coloro che hanno il potere di interagire e manipolare il tempo, un'ultima occasione per il genere umano...
Mi chiedo di quante prove avremmo bisogno per capire che il pianeta e la vita che ci sono stati dati sono un dono preziosissimo, che non possiamo assolutamente sprecare, perchè sono l'unica possibilità concessaci. Scritto molto bene (ma dovresti correggere alcuni refusi).
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