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Lauree
Ore dodici di un mercoledì di luglio, l'Aula Magna del politecnico è gremita di gente, sul palco Emanuele Satri riceveva il titolo accademico dal presidente della commissione «Con i poteri conferitimi dal Politecnico di Milano, la dichiaro dottore in ingegneria gestionale con voti centodieci su centodieci e lode. - il presidente fu fermato dagli applausi del pubblico, che subito apostrofò - Signori, calma non ho finito la proclamazione! volevo aggiungere un altra cosa. Il Dott. Satri in questi tre anni si è mostrato non solo uno studente modello ma, anche un ottimo rappresentante degli studenti. Ci dovrebbero essere più persone come lui, non come altri che oltre a fare rappresentanza pascolano nei corridoi per conoscere ragazze. Ora potete pure applaudire. » sorrise.
Il commento del presidente era riferito ad uno dei tre ragazzi sul fondo della sala.
«Andrè, sta parlando di te. » disse Roberto all'amico che in quel momento parlava con una bionda.
«Maledetto Tartaglia, se magari mi facesse passare il suo esame in macroeconomia a quest'ora sarei alla specialistica. » disse lui.
«Beh, se non gli avessi tirato un pugno in consiglio di facoltà forse, a quest'ora, stavi con Ema sul palco. Poi dite a noi meridionali. » intervenne Fabio.
«L'aveva presa sul personale, colpa della riforma Gelmini se ci saranno più baroni in questa facoltà. Non è nello spirito del sindacato. » disse Andrea.
«Sta uscendo Ema, andiamo a complimentarci che poi dobbiamo andare da Giulia a chimica. »
Emanuele scendeva dal palco tutto soddisfatto del suo voto finale, aveva fatto la tesi con il presidente della commissione nonché Preside del politecnico, come si avvicinò ai parenti, fu sommerso dagli zii che lo riempirono di complimenti. I tre amici, invece, rimasero in fondo alla sala staccati dal gruppo.
Il neo dottore era un ragazzo di 22 anni, abbastanza alto, magro, senza barba e con i capelli molto corti di colore nero. Vestiva un completo molto simile a quello indossato da Will Smith in Men in Black scarpe annesse, l'unico capo diverso era il cravattino con il righino bianco che sottolineava la sua fede juventina.
Si avvicinò alla madre dicendole una cosa all'orecchio, poi si diresse verso i suoi amici. I tre gli andarono incontro abbracciandolo.
«Auguri Dott. Ema! » disse Fabio.
«L'anno prossimo ti attende la specialistica, quelli del sindacato saranno entusiasti. » disse Andrea dandogli una pacca sulla spalla.
«Auguri Dottore, lascia perdere questo pazzo di Andrea e pensa a divertirti. » disse. Roberto, Emanuele sorrise e poi disse «Facciamoci un giro così esco da questo circo. »
I quattro girarono per i corridoi del politecnico, doveva passare un ora e la facoltà di Giulia era li nel Campus. Ad un tratto, Emanuele si diresse verso la palestra «Venite con me, devo far vedere una cosa ad Andrea. »
«Oddio, Ema sono etero non vorrai mica mostrarmelo. Già sotto la doccia non è un belvedere. » gli disse simpaticamente.
«No, scemo e poi se fossi gay non saresti il mio tipo. » Gli rispose sorridendo.
Entrarono in palestra e, mentre Fabio e Roberto rimasero lì, i due si diressero verso gli spogliatoi ormai in disuso.
Nella stanza si poteva entrare sia dalla palestra che da una porticina sulla destra che dava accesso al corridoio esterno. I soffitti erano molto alti, tant'è che, se nella parte inferiore c'erano i bagni, le docce e uno spazio per rilassarsi, nella zona soppalcata c'erano una serie di camerini con annessi armadietti.
«Perché mi hai portato qui? » domandò Andrea.
«Per condividere con te in anteprima questa splendida notizia, ricevuta dal preside in persona. » rispose Emanuele.
«Allora? »
«Sono lieto di annunciarti che questo spogliatoio, diventerà la nuova auletta del politecnico per il sindacato, l'altra sarà comunque usata da noi durante le lezioni questa qui, invece, per starcene a fare altro a lezioni finite. Pensa solo alla wii, ad un divanetto e ad un grandissimo televisore, il sogno di una vita. » gli occhi di Emanuele si illuminarono.
«Potrò portarmi le ragazze qui senza dover attendere casa libera. » disse Andrea.
«Mo non esagerare. » disse ridendo.
«Finalmente dopo tanto attendere abbiamo avuto qualcosa per noi. »
«E poi col fatto di avere la palestra potremmo organizzare una serie di concerti. »
«E si, ma ora andiamo dagli altri. »
«Ok. »
Fabio e Roberto mentre aspettavano il ritorno degli amici, iniziarono a fare una partita di basket.
Fabio era un ragazzo sui 23 anni, di media corporatura, capelli lunghi ricci, una leggera barba incolta e per l'occasione indossava un completo beige, una camicia bianca, delle converse di pelle nere e un cravattino color terra. Roberto, invece, aveva i capelli castani, occhiali da vista tipici da nerd, un pizzetto alla D'Artangan, non molto alto e abbastanza magro. Per la laurea dell'amico indossava una camicia a quadri rossi della Ralph Lauren ed un completo nero con scarpe prada di pelle. I quattro ragazzi erano nella squadra di pallacanestro del "C. U. S" universitario.
«Ah, siete qui iniziavamo ad annoiarci, come sempre Roberto è la solita schiappa. » disse Fabio ai due «Che aspetti a passare la palla allora? » disse Andrea «Si divertiamoci un po' come in allenamento. » continuò Emanuele.
«Io e Andrea contro te e terron Fabio. » decise Roberto.
Andrea era il più anziano dei quattro sui 25 anni, barba rossa, capelli castani, anche se anni prima i suoi capelli erano dello stesso colore della barba, non molto alto e leggermente robusto, nella squadra era secondo dopo Fabio, tutti gli davano del comunista per via della barba incolta. Era una persona molto socievole, simpatica ma spesso si faceva prendere dalla passione e riusciva a combinare non pochi casini. Per la laurea indossava una giacca nera come la camicia, dei pantaloni jeans e delle scarpe della vans.
Il tempo passava e i quattro amici ormai erano cosi impegnati nel gioco che non si accorsero di nulla, quando entrò in palestra la sorella di Emanuele «Ma che state facendo qui? Ema gli zii ti stanno aspettando per le foto di rito - disse lei - e tu stai giocando? »
a quelle parole i ragazzi smisero di giocare lasciano la palla che rimbalzò per il campo fermandosi dopo poco. I quattro presero le giacche e, aggiustando i vestiti, uscirono dalla palestra.
Erano già le quindici, arrivati in aula magna la madre di Emanuele lo rimproverò costringendolo a rimanere con loro e ritrovarsi con gli amici al bar dopo le foto.
I tre visto l'orario decisero di correre da Giulia per congratularsi con lei. Giulia era una ragazza di 22 anni, capelli neri a caschetto con dei richiami al rosso, anche se sui suoi capelli lasciavano un riflesso violaceo, occhiali rossi. Abbastanza magra con dei seni piccoli e un fondo schiena che per lei era motivo di orgoglio visto le misere dimensioni superiori.
I ragazzi entrarono nella sala, la madre di Giulia li fermò dicendo «Credevamo non arrivaste più. » il suo volto però non nascondeva la felicità per la figlia.
I tre si avvicinarono alla scrivania dov'era seduta Giulia e, per farsi perdonare, si genuflessero e in coro dissero «Congratulazioni Dottoressa Giulia per il risultato ottenuto. » la ragazza leggermente divertita disse « e...? »ed Andrea rispose «e perdona il ritardo. Poi basta ci siamo preparati solo questa frase. » Lei sorrise.
Fabio rialzandosi le disse «Ema si scusa ma è stato bloccato dai parenti, quanto hai preso? »
«Secondo te? centodieci con tutta la lode. »
«Ah benissimo. » disse Roberto.
«Oh, ragazzi, se riusciamo a fare in tempo c'è la laurea di quella stratosferica di Madlene Isaksòn. » disse Fabio.
«Ed Ema ci attende al bar di Mauro in Viale Sarca con tutti i parenti infuriati. »
«Isaksòn, ahahaha, mi fai morire quando esce l'avellinese che è in te, comunque Madlene sta al secondo piano di Milano3 adesso, circa un ora e quaranta se non c'è traffico. » in quel momento il cuore di Fabio si spezzò, poi prese fiato e disse «Le manderò un sms di auguri. »
«Prima di andarvene, mia madre ha prenotato una sala il 19 luglio - a queste parole i tre imprecarono -e anch'io avrei voluto fare altro. »
«Ma fra tutti i giorni possibili giusto la sera del concerto? - disse Andrea - Abbiamo preso i biglietti dei Ministri due mesi fa e ieri ho confermato pure sulla loro bacheca di Facebook. » continuò.
«Dai vedrò di spostare la festa, anche io voglio andare al concerto. » disse lei pensando poi "Cosi finalmente posso stare da sola con lui e dichiararmi"
«Brava bimba. »disse Andrea con un sorrisetto malizioso.
«Ora andiamo! » ordinò Roberto.
«Ci sentiamo più tardi. » fece sull'uscio Fabio.
Nel frattempo, Emanuele e il padre erano seduti all'estremità della lunga tavolata, rispettivamente il primo a capotavola e l'altro sulla destra, di fronte al padre c'erano tre sedie vuote.
«Ma quanto ci mettono i tuoi amici? i tuoi zii stanno già mangiando. »
«Pà, saranno sulla strada. »
Sullo sfondo i tre ragazzi camminavano a passo accellerato, sperando di non farsi vedere dal padre di Emanuele che prontamente riconobbe la sagoma giallognola di Fabio. Incrociando lo sguardo severo del padre dell'amico disse «Avvocato Satri scusi il ritardo ma non abbiamo trovato posto con la macchina. » facendo con le braccia un gesto di ammissione di colpa.
«Secondo me è colpa del dottor, pardon, del signor Bruni che ne avrà combinata un altra delle sue. » riferendosi scherzosamente ad Andrea.
«Avvocato, sa bene che da quando ho tirato un pungo a Tartaglia non alzo più le mani. Abbiamo ancora la causa in corso. » ribatté quest'ultimo mentre si stavano accomodando al tavolo.
«Va bene, ora siete qui. Gustatevi questo aperitivo che è già tardi. »
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1 recensioni:
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- Un giovane, Andrea, ci parla del suo mondo, della vita dell'università, le ragazze. Il mondo di sempre, il mondo che è stato anche il nostro di sessantenni corrucciati, dov'è la differenza? Basile ed i suoi amici hanno più chance, il loro impegno politico è meno drammatico. La scrittura è piacevole ed invita ad arrivare fino in fondo.
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