racconti » Racconti fantastici » 82, Washington Road (Episodio 12)
82, Washington Road (Episodio 12)
La gran parte delle persone non è in grado di riconoscere uno sparo neanche se molto nitido, essendo sempre l'ultima cosa che si aspetta di udire; molte persone, invece, sono capaci di fare la differenza tra colpi di fucile e di pistola, ma non saprebbero associarli a nessun'arma in particolare. Seth Kurts aveva un'idea abbastanza precisa dei segni lasciati sui proiettili dalle imperfezioni delle canne, mentre ascoltava le raffiche di M4 intorno a lui, testimoni del lavoro di pulizia della sua squadra.
Troppo facile, per lui, distinguere l'abbaiare di una Heckler & Koch P2000 che sputava 9mm dalla canna d'acciaio di 93 millimetri, troppo facile intuire che alcuni dei suoi si erano imbattuti nei superstiti e che questi non avevano alcuna intenzione di morire.
Il lavoro di quella notte era stato più lento, a causa dell'impulso magnetico che aveva spento la città e reso inservibili anche i loro veicoli. Non era prevista, inizialmente, una situazione del genere, perciò non avevano montato schermature. Solo il suo cellulare era schermato, ma di quello Kurts avrebbe fatto volentieri a meno.
Senza strumenti di rilevazione, senza illuminazione, la squadra aveva dovuto dividersi per accelerare il lavoro. Le creature erano comunque cadute a centinaia, diverse tane erano state ripulite, ma il sopraggiungere dell'alba aveva rivelato stanchezza ed insofferenza. Kurts aveva la sensazione di dover decidere in fretta cosa fare, come comportarsi riguardo al Protocollo, come sfruttare, sempre che fosse possibile, i superstiti di Rockford; doveva decidere prima che i suoi uomini lo scavalcassero, perché sapeva per esperienza che nessuna squadra accetta ordini da un capo incerto.
Ora che raggiunse il luogo dell'inattesa sparatoria, davanti alla tavola calda dove avevano cenato prima che ogni cosa precipitasse, ebbe due intuizioni estremamente chiare, che ebbero il pregio di scrollargli di dosso ogni indecisione.
Nei cadaveri di due dei suoi uomini vide la determinazione dei sopravvissuti, di persone che avevano affrontato ed eliminato dei militari addestrati ad uccidere per istinto. Chiunque essi fossero, avevano ottime possibilità di salvarsi da quell'inferno, se solo qualcuno li avesse guidati nel modo giusto.
Nelle vetrate disintegrate del Nest, invece, come nella facciata crivellata di colpi, scorse chiaro il marchio dell'ammutinamento. I due uomini non si erano imbattuti per caso nei sopravvissuti, bensì avevano dato loro la caccia contravvenendo ai suoi ordini.
Ford e gli altri lo raggiunsero, attirati come lui dalla sparatoria, ma forse assai meno sorpresi. Si disposero a semicerchio intorno a lui, come quando attendevano di ricevere nuovi ordini. Il dubbio provò a lenire i timori di Seth Kurts, la familiarità della situazione gli propose di lasciar perdere il sentore di tradimento. Ogni cosa era chiara, nei cadaveri e nella facciata del Nest, tuttavia anche il più impassibile degli uomini vacilla quando la terra gli frana sotto i piedi.
Fu lo squillo del cellulare a spazzare anche le ultime remore, lo squillo che ben conosceva e mai desiderava udire, quello che recava ordini dall'alto, ordini che spesso erano minacce. Prese il telefono dalla tasca e fece per sollevarlo verso l'orecchio, ma vide che il display non lampeggiava, che la chiamata non era per lui.
Agì, senza aspettare, senza dubitare. Estrasse la pistola e sparò, un colpo per ogni uomo che era stato al suo servizio, un buco fumante in ogni fronte. I cadaveri caddero in semicerchio. Avevano ricevuto il suo ultimo ordine.
Un filo di fumo si levò dalla canna, puntata verso la fronte di Ford. Dalla sua giacca provenivano gli squilli insistenti. Nessuno doveva avere telefoni o altri mezzi di comunicazione a parte Kurts, durante i loro lavori esigeva di essere l'unica voce e l'unico orecchio. Non era più così, la sua squadra aveva ricevuto ordini che a lui non erano giunti e qualcuno li aveva distribuiti a sua insaputa.
Seth Kurts allungò la mano sinistra col palmo all'insù. La mano destra non si mosse di un millimetro. <<Lascia che risponda io, Ford.>>
Riluttante, il suo vice tirò fuori un cellulare del tutto identico al suo. <<Non volevo accettarlo>>, cercò di giustificarsi. <<Loro dicevano che non erano certi della tua fermezza, ma io gli ho detto che avrei messo una mano sul fuoco per te.>>
<<Magari soltanto un dito>>, lo schernì Kurts, ma sul suo volto non c'era traccia di ironia, solo la solita espressione granitica. <<Dammi quell'affare e taci.>>
Si portò il telefono all'orecchio provando un leggero disgusto. Il tradimento aveva un pessimo sapore. Premette il pulsante verde e rispose come di consueto, senza toni interrogativi. <<Si.>>
La persona all'altro capo esitò a lungo, sorpresa, poi chiese: <<Kurts? Kurts, è lei?>>
Era lui, l'uomo misterioso che gli trasmetteva gli ordini con superiorità, l'impiegato elegante dietro ad una scrivania nella capitale, il bastardo che gli aveva ordinato di uccidere e, nel caso, di morire.
<<Verrò a prenderti>>, disse tra i denti Kurts. <<Non mi importa se comandi qualcosa o sei solo un centralinista, io verrò da te... e ti ammazzerò.>>
L'uomo provò a dire qualcosa, forse voleva imporre il proprio ruolo di superiore, forse voleva implorare, ma il cellulare si infranse al suolo, scagliato con rabbia infinita da Seth Kurts.
Alcune creature ingobbite si stavano avvicinando con cautela restando nelle zone d'ombra, attirate dal sangue fresco che fluiva dalle teste dei cadaveri. Kurts non vi badò, continuò a tenere Ford sotto tiro, fissandolo come potrebbe fare una sedia elettrica se avesse occhi. Ford era morto, aveva deciso, non restava che capire come avrebbe potuto espiare quel gravissimo tradimento.
<<Qual era l'accordo?>> chiese con scarso interesse. <<Lasciarmi in pasto a quegli esseri infernali in cambio di una squadra tutta tua?>>
Ford non scosse il capo, come agganciato dalla bocca della pistola, ma i suoi occhi negarono. <<No, Kurts, ti sbagli. Non avevo accordi con loro, solo che la tua condotta riguardo ai sopravvissuti li ha indispettiti e, francamente, non è piaciuta neanche a me.>>
<<Come mai, Ford?>>
Una goccia di sudore scivolò dalla fronte di Ford, quasi che tutta la sua tensione si stesse accumulando dove il proiettile gli avrebbe sfondato la testa. <<Credo che volessi sbarazzarti di noi, che volessi ammazzarci per contravvenire al Protocollo, Seth.>>
<<Hai ragione, è così>>, ammise impassibile Kurts. <<Ho dato la mia vita molte volte, in guerra, nelle azioni antiterrorismo e sistemando gli orrori come questo a Rockford. Ne ho abbastanza.>>
<<Dunque, mi ucciderai?>> chiese Ford.
Kurts annuì appena. <<Certo, ma non adesso. Tu lo sai, Ford, a volte la morte si fa attendere.>>
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Ah, il mio prevedibile Kurts!!
Grazie, Robi, preparati ad altri episodi a breve!!
- Arrivata ad un certo punto della lettura, mi è venuto il dubbio che Kurts agisse come ha in effetti agito.
Bell'episodio su uno dei personaggi che preferisco!
Bravo bravo!
- Sono in fase di allenamento di scrittura, per così dire, prendo ritmo in vista di un imminente romanzo... quindi andrò avanti così, un episodio al giorno, spero.
Da metà serie, mi pare, decisi che Kurts si sarebbe scontrato coi suoi, ovviamente vincendo, lui è troppo duro per farsi ammazzare!!
Beh, grazie per la lettura, Ste, e a presto per altre sorprese!!
- beh, questo episodio è stato decisamente una sorpresa... chi si aspettava questo dalla squadra di Seth, di certo non io. Confermata comunque la freddezza e la decisione di quest'uomo, impressionante... inutile dirti che è uno dei personaggi migliori del racconto, senza dubbio il più intrigante.
Ottimo episodio, davvero... e scritto molto rapidamente. Bravo!!!
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0