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La città degli Dei
Era una notte invernale strana nelle Terre Desolate, una di quelle che potrebbero cambiare la storia da un momento all'altro dove una decisione sbagliata potrebbe portare un uomo alla morte e un altro alla gloria.
Il vento soffiava forte tra gli alberi spogli che caratterizzavano il paesaggio mentre le cime aguzze dominavano incontrastate l'orizzonte di una terra che sembrava essere stata abbandonata dall'armonia della natura...
Sulla cima di un albero appariva una sagoma cupa di un ragazzo dai capelli neri pallido, uno dei quattro generali dell'Impero: Thanatos.
Si trovava in quel luogo per via di un gruppo di ribelli che avevano osato causare non pochi problemi alla Causa e che si erano rifugiati in quel posto dimenticato da Dio per sfuggire all'Imperatore. Perciò gli era stato assegnato il compito di stanarli e renderli inoffensivi, doveva essere un lavoro da niente tanto che era partito alla testa di solo ottocento uomini ma sfortunatamente i nemici dell'Impero di Equilenia erano più organizzati del previsto senza contare che aveva il sospetto che fossero al corrente della loro presenza e dei loro spostamenti. Tuttavia era riuscito a eliminarli senza perdere troppi uomini; disgraziatamente durante la marcia verso casa arrivò una spiacevole notizia...
Sull'altro versante del monte che stava scrutando era in corso un incontro tra re Gaspar di Erzenia e i rappresentanti della repubblica di Orianea, l'ultimo paese libero del mondo. A quanto pare tramavano qualcosa di grosso contro Equilenia, ma la cosa non era preoccupante in se poiché i due paesi non potevano nulla contro di loro. Ciò che interessava al suo Signore era annettere il regno di Erzenia e quella notte gli era stata fornita una valida scusa per farlo senza indugio.
L'ordine del supremo generale Ares era stato chiaro: <<trattienili fino al mio arrivo>>. Era ovvio che la missione era suicida, non disponeva di molti uomini e secondo le informazioni delle loro spie il codardo re aveva trascinato con se circa tre mila soldati. Ares non sarebbe arrivato prima di due ore e in quelle condizioni non erano in grado di resistere al nemico. Tuttavia dovevano tentare, il destino che gli attendeva se si fossero rifiutati era anche peggiore.
Thanatos era assorto fra i suoi pensieri quando qualcosa attirò la sua attenzione, Mervon il suo braccio destro si stava dirigendo verso di lui, sembrava molto preoccupato e di certo non poteva biasimarlo. Murdock era un uomo sulla cinquantina dall'aria burbera, con un corpo massiccio e la barba lunga. Era una brava persona che credeva fortemente nella Causa e che per nulla al mondo avrebbe tradito l'ideale che l'aveva spinto a intraprendere la via della guerra.
Il giovane generale scese con un balzo felino dall'albero e con un semplice sguardo fece capire al suo braccio destro che poteva parlare.
Indubbiamente era molto nervoso e la paura si leggeva nel suo sguardo <<mio Signore questa volta non possiamo farcela, ci superano almeno di tre volte e i nostri sono stremati.>>
Thanatos sospirò <<Ti sembra il momento di lasciarsi prendere dal panico, Mervon?>> e lanciò un'occhiata carica di risentimento.
<<No Signore! E che questa volta l'impresa è al di sopra delle nostre possibilità!>>
A queste parole Thanatos capii che la situazione richiedeva un gesto estremo, quindi senza pensarci due volte diede uno schiaffo al suo braccio destro con tutta la forza che aveva facendolo quasi cadere. Murdock lo guardò esterrefatto, negli occhi azzurri del suo generale vedeva quella determinazione che solo chi è in grado di piegare la storia al suo volere può avere.
Thanatos lo guardò in modo severo puntandogli il dito contro: <<So bene che abbiamo poche possibilità, ma sai meglio di me qual è il destino che attende coloro che deludono l'Imperatore. Ho intenzione di riportare più uomini possibili alle loro famiglie ma per farlo mi serve il tuo aiuto, quindi devo sapere se sei con me!>>
Mervon che sembrava essersi ripreso dopo lo schiaffo si inginocchiò <<Fino alla morte mio Signore!"
Poi insieme si misero a scrutare l'orizzonte, era a suo modo bellissimo ma allo stesso tempo aveva qualcosa di sinistro. Le stelle splendevano dolcemente come se volessero parlare alle creature mortali che abitavano la Terra e la Luna a forma di falce dominava tutto.
<<Come agiremo mio signore?>>
<<Con un diversivo, io attaccherò dal versante est con piccolo gruppo di uomini e tu ti dirigerai sul versane opposto con il grosso dell'esercito. La cosa dovrebbe disorientarli almeno per un po' sperando che nel frattempo arrivi il generale Ares con i rinforzi.>>
Era un buon piano forse l'unico che poteva funzionare in quelle condizioni e Mervon ebbe la conferma della genialità del suo generale, poi forse di nuovo in preda allo sconforto guardò il cielo: <<Dalle mie parti si dice che la falce di Luna sia presagio di sventura>>.
Thanatos lo guardò con un sorriso folle. <<Sicuramente Mervon. Ma non per noi>>. Poi estrasse dalla tasca della sua giacca un flacone tirando fuori una pasticca che mandò giù con piacere...
continua
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