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82, Washington Road (Episodio 13)
I capelli erano a posto, la barba appena un velo e rifinita con cura, gli abiti erano abbastanza formali ma sufficientemente giovanili. Leonard Haslam era perfetto, pronto per una giornata di lavoro e, soprattutto, per Laila. Era emozionato all'idea che tutto tornasse come prima, con loro due che andavano al lavoro insieme; magari presto si sarebbero svegliati di nuovo nello stesso letto.
Incerto della propria perfezione, si accostò allo specchio per controllare l'interno delle narici, allora si raggelò. Senza alcun motivo plausibile detestò la cura che aveva riposto nel prepararsi, odiò la propria immagine impeccabile. Sentiva, come un suggerimento della sua coscienza o un'improvvisa illuminazione, che quell'insolita attenzione aveva a che fare con la morte. <<I morti sono sempre eleganti>>, sussurrò ad occhi spalancati, sorpreso dalle sue stesse parole.
Si riscosse, però, gli bastarono pochi attimi ed una risata. Ciò che aveva pensato era assurdo, milioni di persone curano il loro aspetto ed arrivano alla fine della giornata, la morte non bada certo all'eleganza. Lasciò il bagno, sollevato, ma distrattamente si scompigliò un po' i capelli.
Dallo stereo si diffondeva la voce di James Labrie che cantava One Last Time e parlava di una tragica fine. Il cd doveva essere graffiato, perché la fine del primo verso prese a ripetersi di continuo. Leon, infastidito, diede qualche colpetto allo stereo senza ottenere risultati, poi provò a mettere in pausa e a fermare del tutto la musica, ma la voce continuava a ripetere le stesse parole.
... this tragic ending... this tragic ending... this tragic end...
Leon staccò la spina e riuscì a far tacere lo stereo, ma quelle parole risuonavano ancora nella sua testa mentre indossava il giubbotto leggero ed usciva di casa, quasi che lo stereo avesse voluto parlargli tramite la canzone. Stavolta non rise di sé, riuscì solo a constatare che parte del suo buonumore era svanito, sostituito da un'irrequietezza priva di ragione.
Finalmente il giorno parve sorridergli quando, sul pianerottolo del suo appartamento, trovò una banconota da un dollaro. La prese con due dita e la fece schioccare allegramente, ma nel farlo notò una scritta su di essa, in inchiostro rosso. "Non raccoglierla", diceva.
Osservò il dollaro per un po', incuriosito, infine decise che qualcuno doveva averlo segnato con quella scritta prima di perderlo e, magari, un giorno avrebbe speso il dollaro in presenza di quel qualcuno facendo una gran brutta figura. Si chinò ed appoggiò a terra la banconota, proprio dove l'aveva trovata, poi raggiunse l'ascensore e vi entrò in fretta per non perdere altro tempo. Il lavoro lo attendeva, ma soprattutto lo attendeva Laila.
Premette il pulsante del pianterreno, la cabina sobbalzò ma non scese, prese a vibrare violentemente; la luce biancastra che la illuminava tremolò prima di virare al rosso, una tonalità sanguigna che rese subito infernale quello spazio angusto. Leon cominciò a tremare, esattamente come la cabina, il sudore dolciastro della paura gli colò sulle labbra ed il panico ebbe presto la meglio su di lui. Provò a premere i pulsanti a caso, con la vista offuscata per via della claustrofobia, ma al posto dei numeri trovò due file di pulsanti con una parola che si ripeteva su ciascuno.
Morte. Morte.
Morte. Morte.
Morte. Morte.
Morte. Morte.
Morte. Morte.
Terrorizzato, cominciò a picchiare contro le pareti e a gridare aiuto, nella speranza che qualcuno lo salvasse, ma di colpo la cabina smise di vibrare e la luce tornò ad essere la solita luminescenza biancastra dell'ascensore condominiale. Le porte si aprirono e lui non esitò a lanciarsi fuori di corsa, ansimando.
<<Che succede?>> gli chiese Laila prendendolo per le spalle. Gli sorrideva, probabilmente pensava che le stesse facendo uno scherzo. <<Va tutto bene, Leon?>>
Bastò la sua vista a cancellare tutto, a riportare Leonard Haslam nella sua giornata felicemente ordinaria. <<Si>>, sospirò. <<Tutto per il meglio.>>
Lasciarono l'edificio e si incamminarono, mano nella mano. In bilico su una grata fognaria, una chiave attirò la loro attenzione. Laila la raccolse, incuriosita. <<C'è un indirizzo inciso nel metallo, dovremmo riportarla.>>
Leon sapeva che non andava bene, che quella chiave, in qualche modo, era collegata alle stranezze che gli stavano accadendo, ma non riuscì a dire nulla, si limitò a seguire Laila ed il suo proposito fino al cantiere del futuro Trigate Mall, apparentemente abbandonato, chiuso soltanto da un cancello penzolante.
Cosa poteva dire a Laila per fermarla? Cosa poteva dire a se stesso per calmarsi? Perché, soprattutto, era tanto convinto di non dover entrare in quel cantiere?
Laila usò la chiave per aprire il cancello ed entrò, lui la seguì. "Sta andando diversamente", pensò d'improvviso. "Non ha ancora funzionato, ma finalmente sta cambiando qualcosa."
Non sapeva da dove diavolo venisse quel pensiero, ma in qualche maniera gli sembrava suo, un pensiero che non aveva ancora pensato.
Gli tremavano le gambe, mentre seguiva Laila in silenzio dentro l'edificio centrale, giù per una scala improvvisata, dentro il futuro parcheggio sotterraneo nel quale, in fondo, ammiccava una luce. Sentiva di perdere se stesso, ma allo stesso tempo gli pareva di riconquistarsi, provava emozioni del tutto contrastanti ma identiche paure. Desiderava urlare e scappare via trascinando Laila, ma la seguì fin dentro l'ascensore futuristico, un ascensore che non aveva mai visto eppure conosceva perfettamente.
Non c'erano pulsanti, nella cabina, solo una toppa fatta apposta per la chiave che avevano trovato. Laila la inserì... e la girò.
Un istante può durare un eternità, un'eternità può durare un istante. Due distinte versioni di tempo e spazio si ritrovarono in Leonard Haslam nell'istante in cui la chiave girò nella toppa. Due Leonard Haslam, in effetti, vissero quell'istante nella stessa porzione di spazio, quando di colpo tutto fu chiaro, quando un condannato all'eternità trovò la salvezza.
... this tragic ending... this tragic ending... this tragic end...
"Non raccoglierla."
Morte. Morte.
Morte. Morte.
Morte. Morte.
Morte. Morte.
Morte. Morte.
La consapevolezza colmò Leon giusto in tempo, in tempo per afferrare la mano di Laila e saltare fuori dalla cabina prima che la porta si chiudesse e l'ascensore cominciasse la propria discesa. Comprese le stranezze di quella giornata, capì di averle architettate lui stesso dalla sua prigionia sospesa, di essersi avvertito per impedire che la sua morte avvenisse di nuovo, fatalmente.
Non tutto andava per il meglio, però, perché il suo salto era senza fine, i suoi piedi non toccavano più il suolo. Non c'era che oscurità intorno a lui. E la mano di Laila non era più nella sua.
Disperato, pensò di aver perso di nuovo, di aver sfidato un nemico troppo forte: il destino. Aspettava già di ritrovarsi nel bagno di casa sua, come sempre, accanto a se stesso che si preparava per la giornata da iniziare, ma non fu così, poiché in fondo all'oscurità scorse delle sagome, sagome di persone, ed una luce che si diffondeva verso di lui.
Non esultò, non ancora, tuttavia comprese di aver vinto.
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0 recensioni:
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- uno sforzo del genere lo faccio più che volentieri!!
Lost è "IL TELEFILM" e come tale non può non influenzare, magari anche involontariamente, ogni narratore di questo mondo... non sei l'unico a cui mancano tutte quelle vicende (caspita, ce ne sarebbero molte altre ma staremmo qui sino a domani solo per nominarle ).
Il nuovo episodio me lo tengo per domani, ora sono un po' di fretta.
- Wooooow, grazie Ste!!
Mi fa piacere che un episodio così "difficile" abbia fatto colpo, non era affatto scontato essendo un po' contorto e, soprattutto, essendo legato a doppio filo ad un episodio precedente che avete letto mesi fa, quando viviamo la giornata eterna di Leon dal suo punto di vista "morto", c'era il rischio che questo sembrasse del tutto fuori luogo.
Mancano quattro episodi, forse tre... comunque ci siamo, ancora un piccolo sforzo!!
p. s. Lost è una fonte di ispirazione eccezionale, anche quando non lo si cita volutamente, perché ha influenzato ogni narratore di questo mondo più di qualunque altra serie televisiva e più di molti romanzi e film. Dall'anno scorso non si può più raccontare una storia lunga, magari episodica, senza fare i conti con Lost, in positivo ed in negativo... Mi mancano i soprannomi di Sawyer, dannazione, e le mille trovate malefiche di Ben Linus e le vicende pazzesche di Desmond!!!!
- Robi ci ha aggiunto un FIGHISSIMO (che, tra l'altro, ci sta benissimo), ma io mi limito ad un WOW molto più prolungato... un piccolo gioiellino come questo episodio non merita ulteriori commenti. Davvero notevole, bravo!!!
Ps. vedo che la sindrome Lost non è ancora passata (e chi vuole farla passare )... Desmond, Sayid, mancherebbero Jack e Sawyer, ahah!!! Comunque concordo con Robi, Lost è ben presente in questo episodio.
- Allora direi che Haslam=Lost, AHAHAH!
Yeeeeee, sì! Ricordo bene quel paragone, ma non il fatto che lo associassi ad Haslam! Buono buono, concordo: più Lost c'è, meglio è!
- Se vai all'episodio 7 troverai un tuo commento simile, Robi. Resta il paragone con Lost, ma in quel caso fai il parallelo Haslam/Desmond... comunque più si parla di Lost e meglio è!!!
Grazie dei complimenti abbondanti, alla prossima puntata!!!
- WOW, FIGHISSIMO!!!!!
Che roba!
Comunque in quest'episodio ci ho trovato un sacco di Lost! E prima ancora di pensarlo... leggendo nome e cognome, l'ho abbinato a Sayid. Quando si specchiava, giuro di aver visto il volto di Sayid!
Complimentoni, proprio bello!
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