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82, Washington Road (Episodio 14)
Raggiungere il cantiere non fu affatto semplice per i quattro sopravvissuti, nonostante la distanza da colmare non fosse molto grande. Le creature, che si erano ritirate quasi del tutto verso l'alba, a metà mattina ricominciarono a battere le strade di Rockford, avendo forse smaltito la scorpacciata del giorno prima e bramando nuovamente vittime.
Rod Hensenn e Sonny Meltzer aprirono la strada imbracciando gli M4 sottratti ai cadaveri degli uomini in nero, mentre Sarah e Jake li seguivano armati della sola pistola, che impugnavano a turno con uguale insicurezza. Abbatterono sei mostri, ne respinsero molti di più con la sola minaccia delle armi, ma non trovarono sollievo fino a quando non imboccarono Washington Road.
La strada era abbastanza larga da offrire una visuale ampia e i pochi edifici non costituivano nascondigli dai quali quelle bestie potevano sorprenderli, ma fu ben altro a rasserenarli. L'esperienza vissuta da Jake e Sarah suggeriva che l'origine di quei demoni si trovasse proprio lì, in quella strada, dunque sarebbe stato logico trovare una concentrazione maggiore di pericoli. Al contrario, invece, Washington Road era vuota e pacifica, indifferente all'invasione maligna che aveva distrutto Rockford. Le creature, addirittura, smisero di braccarli quando la imboccarono, forse temendo quella strada, forse avendone sacro rispetto.
Il cantiere, ciò che ne rimaneva, non rincuorò i quattro, perché non offriva alcun suggerimento, nessuna soluzione, tuttavia raggiunsero il cancello penzolante e sbirciarono oltre, tra le macerie generate dall'esplosione. A sprezzo di ogni logica, sentivano ora più di prima che lì dentro c'era qualche speranza; non erano certi di trovarvi il modo di lasciare Rockford - o cancellare gli ultimi giorni e tornare alla normalità - , ma che sotto la polvere, i calcinacci e le travi di ferro spezzate vi fosse qualcosa di potente non v'era dubbio.
Un lucchetto teneva chiuso il cancello, ma questo era stato talmente piegato dall'esplosione da lasciare un varco nel quale passare.
<<Dite che troveremo davvero qualcosa?>> dubitò Sonny Meltzer.
Hensenn si sgranchì il collo e si appoggiò il fucile sulla spalla massiccia. <<Hai di meglio da fare?>>
Stavano per entrare quando, anticipati dagli ululati delle creature, apparvero in fondo alla strada due uomini. Si dirigevano proprio verso di loro, ma avevano un'andatura troppo misurata per essere dei sopravvissuti e non lasciarono trapelare alcuna sorpresa nel vedere loro quattro.
<<Sono loro, i federali!>> esclamò Sarah allarmata.
Hensenn puntò su di loro il fucile, ma pareva incerto. <<Sono loro, non c'è dubbio, ma non stanno sparando.>>
Uno dei due camminava davanti all'altro di pochi passi, sudava copiosamente ed aveva l'espressione di un condannato a morte che percorre l'ultimo miglio; non era armato. L'altro, un uomo alto dai capelli grigi e squadrati, portava la giacca scura perfettamente ripiegata sul braccio sinistro, non sudava affatto e sul suo viso non esisteva alcuna espressione; lui era armato, di una pistola che teneva puntata verso la schiena dell'altro.
Li raggiunsero e si fermarono. Quello che impugnava la pistola parlò: <<Salve, signori, il mio nome è Seth Kurts. Siete pronti a lasciare Rockford?>>
Forse era un invito, ma pronunciato con quella voce gelida suonava come una minaccia. <<Dove sono gli altri?>> chiese brusco Meltzer. <<Sappiamo che eravate in molti, non provate a tenderci trappole!>>
<<Non ci sono altri>>, rispose Jake osservando la pistola e l'uomo sotto tiro. <<Vero?>>
<<Siamo dalla stessa parte, adesso>>, provò a convincerli Kurts, poco incline a negoziare.
Hensenn sbuffò. <<Stessa parte? Noi siamo le prede, voi i predatori.>>
Kurts scosse la testa, appena di pochi millimetri. <<Non direi, almeno a giudicare da come vi siete difesi da quelle bestie e dai miei... ex dipendenti. Siamo proprio dalla stessa parte, ve l'assicuro. Siamo tutti predatori, adesso.>>
Una nuvola bassa oscurò in parte il sole, un vento improvviso spazzò Washington Road. I sopravvissuti vagliarono in silenzio l'affidabilità del nemico che ora si presentava da amico, si chiesero in quanti modi un uomo del genere fosse in grado di ingannarli.
<<Voi sapete cosa è successo>>, intervenne Sarah. <<Dovete anche sapere come uscirne.>>
<<Già>>, incalzò Meltzer. <<Dicci cosa diavolo c'è sotto quelle macerie e come possiamo usarlo per salvarci!>>
Le labbra di Seth Kurts imitarono un sorriso beffardo. <<Sapere non fa parte del mio lavoro>>, spiegò. <<Posso solo assicurarvi, per quel poco che ho capito, che laggiù qualcuno ha giocato una partita persa con la presunzione di vincerla. Se vi siete messi in testa di fare lo stesso, lasciate perdere.>>
<<Per quel che ne sappiamo è tutto ciò che abbiamo per sperare di salvarci la pelle.>> Meltzer era quasi implorante. <<Se è cominciato qui, potrebbe finire qui.>>
<<Finirà con un bombardamento a tappeto>>, disse aspro Kurts, apparentemente stufo di quella discussione inutile. <<Stasera, a mezzanotte, Rockford diventerà polvere e voi con essa. Così finirà, se non mi darete ascolto.>>
<<E perché dovremmo darti ascolto?>>
<<Perché so come lasciare la città prima di mezzanotte.>>
<<Come mai sei ancora qui, allora?>>
Kurts sospirò. Era davvero stanco di conversare, preferiva di gran lunga dare ordini. <<Per il mio piano servono più braccia di quante ne ho io.>>
La sicurezza di Kurts era allettante, ma la sensazione di qualcosa di potente che aleggiava in Washington Road, in particolare lì, al numero 82, spinse i sopravvissuti a tentare comunque.
<<Prima proviamo così>>, sentenziò Hensenn, già incurvandosi per passare sotto il cancello piegato. <<Poi, se necessario, faremo a modo tuo.>>
Entrarono tutti, dunque, anche Kurts ed il suo ostaggio. Le macerie scricchiolavano sotto i loro piedi, niente che sbucasse da quella desolazione pareva utile, non sembrava esserci alcun passaggio utilizzabile per scendere verso ciò che era stato sepolto dall'esplosione.
Il sole si oscurò del tutto, il vento si intensificò. Gli ululati delle creature si levarono in un coro che gelava il sangue. Di colpo una luce emerse, letteralmente, perché non proveniva dall'alto bensì da sotto i loro piedi, sprizzava tra le macerie in lame abbaglianti. Il suolo tremò, la luce si fece tanto forte da costringerli a chiudere gli occhi. Un rombo colmò l'aria e li condusse tutti sull'orlo della pazzia, poi ogni cosa finì, il rumore si ridusse fino a sparire, la luce si affievolì.
Incredibilmente, davanti a loro adesso avevano l'edificio in costruzione del Trigate Mall, com'era stato prima che venisse distrutto. Dalla struttura uscì un uomo che li fissò tutti come fossero fantasmi e poi si guardò intorno con apprensione. Una donna lo raggiunse, i due si abbracciarono con calore e si baciarono a lungo.
<<Io ti conosco>>, disse Sonny Meltzer. <<Tu sei Leon Haslam, vero?>>
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0 recensioni:
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- Più complimenti, datemene ancora... NUTRITE IL MIO EGO!!!!

Spero che i produttori di Lost non mi facciano causa!! 
- ogni volta che penso di essermi stupito abbastanza, ecco che mi smentisci... e questa volta il finale è davvero pazzesco, concordo in pieno con Robi sulla normalità di certi paragoni... quella luce finale poi, uno strappo spazio temporale o qualunque cosa sia, troppi simile a Lost
Ottimo capitolo, non c'è che dire... e crescono anche i complimenti, non ti dispiace, vero?!? 
- Ecco, giusto! L'avevo dimenticato... la luce abbagliante, il gruppo di sopravvissuti e lo spazio-tempo! This is LOST, yeah! Sono commossa!!!

Ahahah! Per esagerare aspetto l'ultimo episodio, eh!
- Ok, lo confesso, Washington Road è una sorta di mega-episodio-pilota per una nuova serie di J. J. Abrams e Mottola è soltanto un nome fittizio!!

Si, comunque, dai, beh, quando dopo una luce abbagliante un gruppo di sopravvissuti si ritrova in uno spazio-tempo differente c'è poco da fare, è Lost!!!
I complimenti me li godo volentieri, soprattutto perché ci si avvicina alla conclusione e quindi stanno per finire, anzi esagera pure!!! 
- Poi me ne vengo fuori con Lost... ma è normale, damn!
Desmond e Penny ci sono, e lo sappiamo già. Poi c'è Kurts che pare una via di mezzo tra Locke e Ben, ed infine c'è Hansenn in stile Sawyer!
Dillo... stai scrivendo la settima stagione e nessuno lo sa tranne noi! 
Ma quanti complimenti stai ricevendo nel giro di pochi giorni, eh? Quanti? Bravo!!!

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