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82, Washington Road (Episodio 16, Gran Finale)
La propensione naturale al comando di Kurts fece in modo che ognuno svolgesse la propria parte prima ancora di conoscere il piano. Lasciato il cantiere, gli otto si divisero secondo le istruzioni ricevute per raccogliere provviste sufficienti per un lungo viaggio, della corda e recuperare armi e munizioni dai federali morti. Si ritrovarono in Main Street, tutti pronti e tutti incerti.
<<Che ne dici di spiegare qualcosa?>> si lamentò Rod Hensenn all'indirizzo di Kurts.
L'uomo dai lineamenti duri ed immutabili squadrò lui e tutti gli altri. Portava ancora la giacca ripiegata sul braccio e puntava di nuovo la pistola verso il suo collega. <<Rockford non ha vie d'uscita>>, dichiarò asciutto. <<Ne aveva poche prima dell'incidente, e questo ne faceva un luogo ideale per gli esperimenti, facilmente contenibile, non ne ha alcuna adesso. Le direttive del Protocollo sono state applicate poche volte, ma sempre con risultati impeccabili. Non è assolutamente possibile lasciare il territorio cittadino eludendo i controlli lungo la cinta.>>
<<Tu si che sai dare speranza alle persone>>, sospirò Meltzer, scoraggiato. <<Dovresti lavorare in qualche programma d'aiuto agli aspiranti suicidi!>>
<<Poiché non ci sono falle>>, continuò Kurts, per nulla toccato dall'ironia di Sonny Meltzer, <<usciremo dalla porta principale.>>
<<La Statale 19?>>
<<Impossibile!>>
Hensenn ne convenne, era davvero impossibile. <<Otto persone che camminano beate nel bel mezzo del nulla dovrebbero passare inosservate in mezzo a militari armati ed addestrati? Hai presente quella strada, Kurts? Ci sono quasi due miglia di terra secca e piatta tra la fine dell'abitato e quelle gigantesche recinzioni; un paio di abitazioni ed una stazione di servizio saranno gli unici ripari che avremo. Come conti di arrivare vivo alla cinta?>>
Kurts non batteva ciglio, ma era leggermente infastidito dalle spiegazioni che era costretto a dare. Nel suo ambiente era abbastanza noto da poter dare ordini che venivano eseguiti alla cieca. Questa, per lui, era una situazione insolita. <<La mia squadra ha eliminato metà di quelle creature, ce ne sono ancora più di mille in giro per la città. Come ho già avuto modo di dire, siamo tutti predatori. Faremo di quei demoni il nostro esercito, o la nostra scorta, se preferite. I militari saranno sorpresi, impauriti, cercheranno di proteggersi da loro, non di ammazzare noi.>>
Hensenn si fece avanti, scuro in volto, forse deluso da un piano troppo fantasioso. <<Con tutto il rispetto, sergente Hartman dei miei coglioni, proprio non vedo come potremmo convincere un migliaio di creature fameliche venute dal dannatissimo inferno a farci gentilmente compagnia lungo la strada. Gli prometterai qualche caramella? Un gelato come ricompensa per essere stati buoni? Invitiamoli a cena, saranno tanto contenti, soprattutto per gli antipasti!>>
Kurts sollevò appena un sopracciglio. <<In effetti, la mia idea è proprio quella.>> Sollevò la pistola verso la testa di Ford. <<Mi hai servito bene, Ford, ti congedo con onore.>>
Lo sparo risuonò lungo la Main Street e nei dintorni, degli ululati si levarono in risposta. Il corpo di Ford cadde pesantemente al suolo, dalla sua testa si estese subito un piccolo lago di sangue.
<<Legategli la corda intorno al busto, sotto le ascelle. Lo trascinerete tenendo i due capi.>>
Jake e Sarah, ai quali l'ordine era riferito, restarono immobili, agghiacciati dalla crudeltà di Kurts anche adesso, dopo aver vissuto due giorni di mostri e cadaveri.
<<Non possiamo fare come dici tu>>, protestò Meltzer. <<Se portiamo quei mostri al muro di cinta loro lo scavalcheranno, forse, potrebbero invadere altre città, altri posti, ammazzare moltissime persone!>>
<<Persone che non sono noi>>, precisò Kurts. <<Problemi che non ci riguardano, per adesso. Preferisci porgere il petto alle bombe o avere un giorno in più? Magari c'è un domani nel quale quei mostri saranno tutti spariti ed il mondo sarà felice e sereno... tu vuoi esserci, in quel mondo?>>
Il cadavere di Ford lasciava una scia come di lumaca, una lumaca insanguinata. Jake e Sarah tiravano i due capi della corda da sopra le loro spalle, senza guardarsi indietro. <<Mi dispiace per i tuoi genitori>>, bisbigliò Sarah. <<Mi dispiace per tua madre.>>
<<Voglio fare l'amore con te>>, disse Jake in risposta, d'un sol fiato. <<Prima che succedesse, prima che il professor Finnies diventasse uno di quei mostri, io immaginavo di farlo, volevo farlo, con te. Non voglio morire qui, voglio lasciare la città e andare in un posto tranquillo per fare l'amore con te.>>
Sarah rimase sorpresa, non sapeva se rispondere in qualche modo o restare in silenzio. Sperava che Jake l'avesse perdonata per ciò che aveva fatto a sua madre, ma non si aspettava questo. Si limitò a sorridere, prima, poi rise di gusto, senza frenarsi. Jake la imitò.
Avevano lasciato da un pezzo l'abitato di Rockford e ormai vedevano la cinta di contenimento. Il tramonto donava a tutto un tono di rosso, ma le divise dei militari erano sempre dello stesso verde. Li osservavano a decine, dalle torri d'avvistamento, dai camminamenti e dall'apertura tra un blocco di recinzione e l'altro che faceva da posto di blocco. Il bus giallo della scuola era stato spostato dalla strada, non c'erano più cadaveri all'interno ma il terreno accanto ad esso era smosso e rigonfio.
Hensenn strinse i denti scorgendolo tra un demone e l'altro e scaricò la propria rabbia con una sventagliata di M4 sulle creature infernali. Si muovevano intorno a loro e li seguivano come un macabro strascico, l'oscuro esercito che Kurts aveva reclutato per combattere la loro battaglia per la libertà. Lui doveva tenerli a bada, sparando ai più famelici, come facevano anche Sonny, Leon e Laila, mentre Kurts apriva la strada e pareva incutere timore nelle creature anche senza sparare un colpo. Jake e Sarah stavano nel mezzo, trascinando il cadavere sanguinante di Ford che faceva da esca per le creature affamate. I demoni avevano consumato i cadaveri di Rockford, perciò quello era una prelibatezza da non lasciarsi sfuggire.
Quando furono a mezzo miglio dalla cinta, i militari cominciarono a sparare. Come previsto, miravano soprattutto ai demoni, tralasciando i pochi ed inoffensivi umani. Pur volendo, però, avrebbero avuto difficoltà a colpire loro nel mezzo di quella terribile processione.
Tra le raffiche, raggiunsero il posto di blocco controllato da militari armati fino ai denti. Kurts spolverò la giacca e la indossò, si fece largo a colpi di pistola tra i demoni e si rivolse a loro. <<Predatori o prede?>> chiese.
Un giovane sergente era a capo del blocco. <<Non potete passare>>, balbettò incerto in risposta alle parole dell'ex marine. <<Lei conosce gli ordini...>>
Kurts non aspettò che terminasse la frase. Scelse da sé la risposta. <<Prede.>>
Sparò un colpo in piena faccia al sergente, poi ammazzò i soldati intorno a lui. La reazione dei demoni fu prevedibile e famelica: si avventarono all'istante sui cadaveri che spillavano sangue, azzannando e succhiando in un'orgia di voracità. Fu tale, la loro furia, che presero ad ammazzarsi fra loro generando un caos assoluto, puro.
I militari erano sorpresi, terrorizzati. I sopravvissuti no. Scattarono all'unisono con le creature, sfruttarono quel caos per oltrepassare il blocco. Abbatterono chiunque si parasse dinanzi a loro e raggiunsero una camionetta. Kurts salì al posto di guida e mise in moto, Hensenn occupò il posto passeggero e si sporse dal finestrino per sparare a qualunque cosa si avvicinasse, gli altri montarono nel cassone.
Il veicolo partì sgommando lungo la Statale 19, lasciandosi dietro un banchetto di sangue e carne. Rosso nel rosso del tramonto.
Quando furono lontani e la notte fu calata, solo allora Rod Hensenn mollò il fucile e si abbandonò sul sedile. <<Stavo aggiustando una sega elettrica>>, disse. Kurts lo guardò di sottecchi. <<L'altro giorno, prima di tutta questa follia, stavo aggiustando una sega elettrica in garage quando mia madre ha cercato di sbranarmi. Non ci siamo mai amati tanto, ma mi sembrava comunque esagerato. Le ho inchiodato la testa al muro con una sparachiodi, peccato non aver fatto in tempo ad aggiustare la sega elettrica, sarebbe stata più adatta, sai, come in quei film di Sam Raimi.>>
Kurts, incredibilmente, sorrise.
<<Che farai, adesso?>> gli chiese Hensenn. <<Insomma, il tuo lavoro l'hai perso, suppongo. Aprirai un'agenzia di caccia ai demoni?>>
<<Cerchi un posto?>>
<<Potrei farci un pensiero.>>
Kurts rise, più convinto. <<No>>, rispose infine. <<Ho promesso ad una persona che l'avrei ammazzata, non vorrei deludere le sue aspettative.>>
I fari della camionetta illuminavano appena la notte densa che circondava la Statale 19, l'unico suono era il borbottio del motore. I superstiti aspettavano l'alba sull'orlo del sonno, provati da una durissima esperienza, ma si destarono quando udirono un ululato prolungato, seguito da altri. I predatori stavano invadendo il mondo, ma loro stavolta si trovavano dalla parte giusta.
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0 recensioni:
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- Che faranno?... ammetto che a un certo punto di questa serie avevo pensato di farne una "seconda stagione", ma credo che sarebbe poco saggio, rischierebbe di annoiare. Immagino che quei due simpaticoni di Kurts ed Hensenn metteranno davvero in piedi un'agenzia ammazza-demoni, visto che le creature stanno invadendo il mondo; Leon e Laila dovranno ancora combattere col destino, perché il fato è assai tenace; Jake e Sarah faranno l'amore, finalmente, ma con la fortuna che hanno si ritroveranno di nuovo in fuga dai mostri...
Ringrazio anche te, Stefano, per aver seguito per intero questa lunga serie, condividere questo viaggio con te e Robi mi ha permesso di migliorare come scrittore e divertirmi, che è la cosa su cui contavo di più perché, in fondo, questa permanenza a Rockford ha sempre voluto essere un gioco, un posto nel quale citare film, serie tv, videogiochi e musica senza badare troppo alla forma.
Alla prossima, Fedeli Lettori e compagni di viaggio.
- Un gran bell'epilogo, non c'è che dire... proprio come piace a me E questo Kurts che prima sorride e poi ride più convinto?!? Non l'avrei mai immaginato, anche se, personalmente, adoro chi fa questa scelta nei propri racconti... svelare (specie alla fine) lati di alcuni personaggi che non ci si immaginava potessero possedere. Diciamo che hai messo la classica "ciliegina sulla torta"
Mmh, mancherà anche a me la storia di Rockford... seppur affrontata in due spezzoni di tempo differenti, mi ci ero affezionato: Hensenn, Kurts e gli altri, chissà che faranno.
Non mi resta che aggiungere una cosa sola, COMPLIMENTI!!!!
- Alla fine sono riuscito a sapere qualcosa di Hensenn e, addirittura, a far ridere Kurts; è la mia esatta idea di "finale", cioé avere i nostri cari protagonisti che si sbottonano un pochino prima di salutare, come se l'ipotetica camera da presa fosse già spenta e parlassero dei fatti loro, come Hugo che ringrazia Ben per il lavoro che ha svolto per lui... e che Lost sia lodato in eterno!!!!
Namaste, Robi, è stato un piacere averti a bordo con me in questo viaggio.
- Bello! Un epilogo degno dell'intera storia, complimenti!
Rockford ormai era di casa... il numero 82 di Washington Road mi mancherà! È un po' come se Lost fosse nuovamente finito...
Namaste, dunque.
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