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La voliera
La contessa Matilde di Villamarina si aggirava nelle stanze in penombra.
L'autunno pigro e tardo s'annunciava a smorzare la lunga siccità con i primi scrosci temporaleschi.
L'odore della terra, dai vigneti e dagli oliveti, fradicia di pioggia, arrivava dalle persiane socchiuse col primo vento freddo che presagiva l'inverno.
La voliera, ai primi rigori, dal grande giardino, all'ombra delle palme, veniva trasportata con grande cautela da due domestici nel solarium custodito nel cuore della casa.
I canarini giallo - oro non parevano aver avvertito quel consueto trasloco, e svolazzavano e cantavano felici avvolti dalla luce opaca verdognola della grande lanterna di vetro tra papiri e piante acquatiche.
Donna Matilde aveva seguito la scena da lontano, un brivido di freddo invase il suo alto, esile corpo di austera bellezza avvolto dalla lunga vestaglia di seta color ocra.
"È la prima volta che Edoardo non assiste al rito della voliera..." pensò presa da un senso di smarrimento, di vuoto che la stordiva e la rendeva estranea alla realtà che la circondava...
Come un'automa si avvicinò ai canarini che volteggiavano in immensi voli felici, sollevò la testa per seguire meglio le imprevedibili piroette in quell'enorme voliera... tese la mano come per distoglierli dal loro volo... come in un sogno rivide Edoardo che rideva e scherzava con quegli uccelli come fossero esseri umani: "Guardali mamma, sono così belli che sembrano finti... guarda come beccano! Grazie mamma! È il regalo più bello che io abbia mai ricevuto per un compleanno... sai cosa farò, mamma? Li dipingerò in un'enorme tela e lì resteranno immortali... toccali, mamma, sembrano di seta..."
Lo diceva guardandoli con i profondi occhi azzurri, riavviandosi con una mano una bionda ciocca impertinente che ogni tanto gli calava sulla fronte.
Edoardo non festeggiava il compleanno con gli amici, preferiva starsene da solo, e sceglieva in anticipo un regalo che sognava un anno intero... quel regalo era il suo argomento preferito... lo sognava, lo sognava, lo inventava e reinventava nella sua mente, lo trasformava... così era successo prima con la macchina, una Porsche, poi con la voliera.
Dopo la morte del marito il marchese don Ludovico, vittima di una caduta da cavallo durante una battuta di caccia, donna Matilde era rimasta con quell'unico figlio e la servitù.
Edoardo era tutta la sua vita, e lo accontentava fino a viziarlo... aveva perfino smesso di suonare il piano per seguirlo più da vicino.
Edoardo aveva da poco concluso gli studi all'Accademia di belle arti e dipingeva con grande passione e talento... i suoi soggetti preferiti erano oggetti in movimento e animali in azione... per questo aveva scelto come regalo la voliera.
Per dipingere i canarini aveva scelto una tela enorme... ogni giorno dipingeva con passione e accanimento... con l'anima e col corpo...
Per un attimo Matilde si trovò senza pensieri, proiettata in un vuoto di morte... s'aggrappò alla voliera, respirava appena... la inghiottiva in un senso di dolore, di straniamento, di vuoto senza confini... "Edoardo" sussurrò a malapena...
Edoardo era in quei canarini, erano la sua anima vivente... erano nel drappo del muro nella sua stanza e nella voliera...
"Maledetta notte... maledetta macchina... hanno ucciso il bambino... e quella ragazza..." singhiozzava balbettando con gli occhi, il viso, la bocca pieni di lacrime.
"Edoardo... com'era felice con Aurelia, lei amava la fisica come lui la pittura... uscivano sempre insieme, quella sera si erano appena sentiti per telefono... l'aveva chiamata col cellulare, accanto alla voliera: "Aurelia, ciao amore, hai sentito che concerto! Sembra una banda! Ognuno col suo trillo, col suo strumento a fiato... amore, passo a prenderti tra qualche minuto... prima andiamo a giocare a biliardo... poi in discoteca, stanotte si balla il merengue! Ciao, ciao, baci..."
Donna Matilde ripercorreva ogni istante come in un sogno... fino all'orribile sogno della telefonata a notte fonda... aveva risposto lei in dormiveglia, precedendo i domestici... era la polizia: "Villamarina?... una brutta notizia, purtroppo... sul ponte Riverso c'è stato un incidente... due giovani sono finiti sul parapetto... per fortuna senza sfondarlo... ma hanno sbattuto la testa sul cruscotto, non avendo le cinture di sicurezza allacciate... sono all'ospedale San Carlo.
La corsa all'ospedale con l'autista, quei due corpi intubati, in coma irreversibile, una notte interminabile di veglia per lei, la sorella Costanza e i familiari di Aurelia.
La cosciente, dolorosa decisione del trapianto degli organi.
Nessuna preghiera era riuscita a salvarli.
Neppure le messe di don Priamo la domenica.
Quella notte don Priamo, confessore privato di casa Villamarina aveva seguito la veglia... poi i funerali in un immenso corteo, fino ai lunghi cipressi, odorosi di resina, di polvere e di sole.
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