racconti » Racconti del mistero » La mia Luna (Cap. I - L' Appuntamento)
La mia Luna (Cap. I - L' Appuntamento)
L’sms con il quale era stato avvisato del suo arrivo, gli era stato inviato la sera, ma solo accendendo il cellulare la mattina seguente si rese conto di poter essere in ritardo a quello che sarebbe stato il loro primo incontro.
Una telefonata al suo socio in affari, avrebbe risolto l’imprevista indisponibilità nel presenziare la giornata lavorativa, del resto non avrebbe potuto mancare a quell’ appuntamento tanto aspettato per nulla al mondo.
Rilesse bene ciò che era visualizzato sul suo telefonino.
“Arrivo a Malpensa previsto per le 09. 35, ti aspetto TA ”
In quel preciso momento il suo Locman da polso segnava le 06. 20, il tempo era dalla sua parte.
Scese dal letto e si apprestò a farsi una doccia, mentre l’idromassaggio lo risvegliava dalle poche ore passate a dormire iniziava a farsi prendere dall’idea di vedere quella donna per la prima volta.
Fino ad ora si erano sentiti solo per telefono, ma la voce associata ad alcune sue fotografie, raccontavano di una persona estremamente affascinante, il sorriso sulla carta stampata era di quelli contagiosi e la pelle giovane era tinta solo di una prima abbronzatura.
Thomas abbandonò immediatamente quel pensiero che già lo stava risvegliando oltre il necessario e dopo essersi frizionato energicamente il corpo se lo cosparse con olio profumato, l’occasione glielo imponeva.
Si soffermò anche a guardarsi allo specchio, i suoi 40 anni iniziavano a lasciare segni visibili sulla pelle, ed tra i capelli di un colore castano scuro si notavano sempre di più quei fili argentati che evidenziavano l’incombenza del secondo tempo della sua vita.
Tralasciò per un istante questi pensieri ed andò a prepararsi un caffè.
Jeans e camicia bianca di lino, lasciata volutamente fuori dai pantaloni ne facevano il suo abbigliamento preferito e scelse questo, per quella giornata che non avrebbe mai più dimenticato.
Controllò nuovamente l’ora, erano quasi le sette del mattino quando uscì con la propria auto dal box. Sostituì il CD della radio per ascoltare una musica rock, lo faceva tutte le volte che aveva bisogno di caricarsi, e si diresse verso l’Autostrada.
Il cellulare in viva voce lo avrebbe avvisato di eventuali contrattempi che sperava tanto potessero non arrivargli.
Percorse la A26 dei Fiori in direzione Milano fino ad incontrare le l’indicazione Aeroporto.
Ora doveva prestare bene attenzione, il luogo gli era completamente nuovo, anche se gli svincoli che indicavano il percorso da seguire, erano indicati con cartelli catarifrangenti e ben visibili.
Le persone che si apprestavano a dover partire, intralciavano l’ingresso di taxi e le valigie di coccodrillo che ne uscivano dai portabagagli, riempivano la visuale quasi fossero animate di vita propria, seguendo sulle proprie rotelle il passo frettoloso del proprietario.
Parcheggiò l’auto e si diresse a piedi verso il Terminal 1.
Lasciandosi guidare nuovamente dalle indicazioni, raggiunse la sala d’aspetto degli Arrivi Nazionali.
Il volo Alitalia AZ1278 partito dall’ Aeroporto Internazionale di Napoli alle 08. 15 era già evidenziato sul tabellone elettronico degli arrivi, con la dicitura Orario Arrivo Previsto ore 09. 38.
Non rimaneva altro che aspettare poco più di mezz’ora, durante la quale Thomas si sistemò comodamente su di una poltroncina in finta pelle nera, vicina alla quale, un corpulento uomo d’affari madido di sudore, stava vincendo la propria attesa dedicandosi ad un quanto mai sonoro pisolino.
Il tempo passava scandito da esaltanti pensieri che portavano tutti a quella misteriosa donna ; alle emozioni che in quegli ultimi giorni, sentiva l’avessero legato sempre di più a Lei.
Ricordava esattamente ciò che fino a quel giorno le aveva indirizzato via mail…ed il piacere che ne traeva dal rileggere le risposte che puntualmente Lei non gli faceva mancare. Ormai, troppo poco era rimasto ancora segreto del sentimento che lo legava a quella giovane ragazza, anche se dall’altra parte Thomas non aveva ancora ricevuto in viva voce, ciò che fino ad allora aveva solo potuto leggere all’indirizzo riservato del suo pc portatile.
Quel che la sua mente in quel momento fantasticava, era di poterla stringere al più presto tra le proprie braccia, baciarla e trasmetterle tutta la propria passione nella speranza che potesse non far più ritorno a casa.
L’altoparlante dell’aeroporto infranse con voce metallica quei pensieri comunicando l’arrivo del suo volo, ed in una frazione di secondo si rese conto che il momento tanto atteso finalmente era arrivato.
Dalla vetrata che separava la sala d’attesa dalla pista, l’uomo identificò l’aereo nel momento stesso in cui questo stava ancora ultimando le fasi di atterraggio.
Ora gli occhi di Thomas erano puntati sulla scaletta che si avvicina alla fusoliera ed a quella porta che si stava già aprendo, senza lasciar intravedere dietro nulla, se non il buio.
Uno alla volta, i passeggeri del volo in arrivo da Napoli si affacciarono ai primi gradini per poi cominciare lentamente a discenderli, con passo cauto ed instabile.
<< Ancora non ti riconosco, ma spero tanto tu non possa essere quella baldracca dal culo grosso ed occhiali da sole che inizia a sbracciarsi per attirare l’attenzione di chi non so... >> questo fu il primo dei pensieri che Thomas fece tra se, mentre aspettava di intravedere la giovane donna.
Poi la sensazione che lo colpì ebbe la violenza di un diretto in pieno stomaco.
Sapeva che si sarebbe fatto prendere dall’agitazione sei Lei gli si fosse presentata esageratamente bella, ma non immagina potesse riuscire a sconvolgerlo a tal punto.
Il top nero che indossava, metteva in risalto fisico ed abbronzatura.
Le forme morbide che le fotografie non avevano mai messo in evidenza, furono la prima cosa che Thomas non riuscì a negarsi fin dal suo apparire in cima alla scaletta.
Gli occhiali grandi e scuri, riparavano gli occhi che sapeva essere verdi, dalla luce esterna, ed il piccolo bagaglio a mano evidenziava la frettolosa visita che si sarebbe risolta forse nel giro di quello stesso giorno.
L’uomo si avvicinò alla porta da dove l’avrebbe vista in tutto il suo splendore, lì l’avrebbe chiamata con il suo vero nome, l’avrebbe abbracciata sollevandola da terra per dirle quanto era felice di stringerla fra le proprie braccia, lì le avrebbe detto tutto questo, con un bacio che sperava tanto potesse non dimenticare mai più.
Uscirono insieme, a passo spedito, oltrepassando la porta a vetri che dava direttamente all’area parcheggi.
Ciò che era stata l’attesa di tutte quelle ore si era materializzata in un enorme imbarazzo, al quale Thomas non era riuscito a darsi una qualsiasi minima spiegazione.
Al suo arrivo, Lei non lo aveva degnato che di un sorriso forzato, e le uniche parole che si scambiarono furono di fredda circostanza, lasciando l’uomo esterrefatto.
Questa calorosa dimostrazione d’affetto non lasciò a Thomas il tempo necessario per cercare di togliersi dal viso una faccia che sembrava scolpita nel marmo.
Era completamente disorientato.
Se l’aereo, incapace di frenare la sua corsa, avesse continuato a rullare sulla pista investendo in pieno la torre di controllo, avrebbe turbato meno la mente di quell’uomo, che ora, si sentiva completamente smarrito e senza nessun punto di riferimento.
Incredulo su quanto stesse vivendo, per un attimo spostò lo sguardo sulla fila di figure che ancora stava arrivando dalla pista, alla ricerca di un'altra persona, quasi non fosse stata la donna che si attendeva di incontrare.
Poi tornò ad osservarla da vicino.
Senza dubbio era lei, anche se ormai la stava già guardando di spalle seguendo il suo passo frettoloso che lo anticipava fuori dal terminal.
Con fare molto deciso ma disorientato, la donna prima si diede un occhiata intorno, con l’aria di chi stesse cercando qualcosa e poi formulò la domanda che Thomas si aspettava inevitabile.
<< Sei arrivato in macchina?>>
<< No, di solito guido la scopa, ma oggi ho voluto fare un eccezione…quella vettura grigia, che vagamente assomiglia ad un auto. . . >> e gliela indicò con un gesto svogliato della mano, << …altro non è che la carrozza a forma di zucca, che Cenerentola mi ha prestato per portarti al castello.>>
Dal viso della donna trapelò un mezzo sorriso di chi non sa stare alle battute, ma tanto le era bastato per capire che la sorpresa dell’arrivo era stata digerita in maniera diversa da quello che si era preventivata.
Lo scatto della chiusura centralizzata diede modo alla giovane donna di aprirsi da sola il portabagagli, depositare la piccola borsa da viaggio, ed andarsi ad accomodare sul sedile in pelle anteriore, che era senza dubbio l’optional più costoso di quella vettura.
Allacciandosi la cintura di sicurezza, l’uomo iniziò a dare i primi segni di nervosismo per quella situazione che ancora non riusciva a tenere sotto controllo.
L’aria dell’abitacolo era satura di tensione e lui doveva capire; per cui senza più voler recitare nessun altra parte, si volse al suo fianco ed incontrando solo il profilo di Lei, fissa a guardare davanti a se, gli chiese:
<< Mi dici che cosa ti sta succedendo?... Mi spieghi con che tipo di pastiglie hai fatto colazione questa mattina? >>
Per niente sorpresa da quel tipo di linguaggio, ed ancor meno dalla domanda, la ragazza aspettò un attimo, in silenzio; poi accomodandosi meglio sul proprio sedile ma evitando di voltarsi dalla parte dell’uomo, rispose:
<< Semplice, non sono la persona che ti aspettavi! >>
Incredulo ed incapace di comprendere quella spiegazione Thomas disse:
<< Scusa?... in che senso non sei la persona che mi aspettavo? >>
<< Tu aspettavi Aliash giusto? Bene, io non sono Aliash! >>
<< Ma che cazzo stai dicendo? >> tornò a replicare Lui, alzando leggermente la voce e dando chiaramente segni di continuare a non capire.
<< Senti >> iniziò nuovamente la ragazza, con il tono di chi finalmente ha deciso
di smettere di giocare a mosca cieca, rendendo trasparenti le cose, << A questo mondo esistono le persone…. e le sorelle delle persone…OK?! >>
Il modo di parlare era quello che di solito viene rivolto ai mentecatti, a coloro che difficilmente comprendono al primo colpo.
Thomas dovette aspettare il trascorrere di qualche secondo per riuscire a metabolizzare il significato di quelle parole, ma poi tutto iniziò a farsi più comprensibile.
<< Vuoi dire che tu. . . non sei Aliash, ma sua sorella? >>
<< Esatto!!!. . . ed ora, che hai già risolto in parte il caso, pensi che si possa finalmente partire? >> rispose la donna visibilmente compiaciuta nel vedere la maschera di incredulità che pian piano compariva sul viso dell’uomo.
<< Ma scusa, nelle foto che ho ricevuto…>> voleva essere una frase che la portasse a continuare nuovamente il discorso.
<< Guarda che sempre a questo mondo oltre alle sorelle, esistono anche le sorelle gemelle. >> disse lei, sollevandosi gli occhiali da sole e facendosi guardare per la prima volta negli occhi.
Era incredibilmente uguale alle foto che aveva fino ad ora gelosamente custodito.
La personificazione del proprio sogno, con la consapevolezza che non lo era affatto.
<< Non ci posso credere >> furono le sole parole che uscirono dalla bocca dell’uomo.
<< Del resto… >> disse Thomas, per cercare di riprendersi da quella sorprendente scoperta, << Anche io ho un fratello. Non mi è gemello ma pur sempre un fratello, per cui perché non avrebbe potuto averlo Lei! >>
<< Già. >> rispose la donna.
Dunque Aliash aveva una gemella, e per tutto quel tempo Lui non ne era mai venuto a conoscenza. Questo fatto lasciava l’uomo molto perplesso su quanto credeva di sapere, ed invece non sapeva affatto.
In un attimo Thomas si accorse di aver perso tutte le proprie convinzioni su quella donna, che aspettava con tanto entusiasmo di incontrare e che invece aveva mandato al suo posto la sorella. Perché?. . . A che fine? .
Questo sarebbe stato il suo primo obbiettivo, cercare di capire che giuoco stessero tramando le due, ed il perché di questo scambio di persone.
Mettendo in moto l’auto, Thomas si rivolse nuovamente alla donna che gli era seduta a fianco e che pareva già molto più a suo agio, di quando l’aveva vista scendere dall’aereo nemmeno trenta minuti prima.
<< Dove si va? >> chiese lui.
<< Pensavo avessi in mente di portarmi a casa tua… ma se preferisci da un'altra parte, per me non ci sono problemi…purchè sia un posto in cui si possa parlare liberamente senza essere disturbati >>
<< Dici bene >> disse l’uomo, << questi avrebbero dovuto essere i piani, se al posto tuo ci fosse stata tua sorella. Ma visto che le cose sono andate diversamente. . . forse è il caso di uscire per un attimo dal seminato >>.
Sapendo esattamente dove sarebbero andati, Thomas proseguì dicendo: << Non ti preoccupare, conosco il posto giusto >> ed inserita la retromarcia, uscirono dal parcheggio.
La mente di Thomas cercò una ragione a quella situazione che aveva materializzato dal nulla una persona sconosciuta e che per di più, ora, diceva di avere argomentazioni da discutere privatamente con lui.
Ancor prima che l’auto cominciasse ad imboccare nel senso contrario, il tratto di autostrada appena percorso, la giovane gli si rivolse nuovamente.
<< Mi hai detto che hai un fratello? >>
<< Già >> , rispose in maniera affabile l’uomo << un fratello minore >>.
<< E che tipo è? >> continuò in tono affabile la ragazza, celando il vero interesse a quella domanda.
<< Mah! Direi molto diverso da me >> disse Thomas.
<< AH! >> fu il commento di lei, << Allora potrebbe essere un tipo interessante >> continuò la donna, volgendo per la seconda volta il proprio viso compiaciuto in direzione dell’uomo, alla ricerca di una rivalsa per la battuta ricevuta in precedenza.
Ma Thomas non volle concederle quella piccola soddisfazione, e fingendo di impostare il navigatore satellitare, cambiò discorso.
<< Dimmi piuttosto un'altra cosa. Visto che non sei Aliash…avrai un nome tutto tuo. Giusto? >>
<< Mi chiamo Cloe. >> disse in tono disinvolto la donna, allentando la pressione della propria cintura di sicurezza che in quel momento sgualciva troppo il suo vestito.
<< Cloe! >> ripetè a bassa voce Thomas.
La strada non era particolarmente trafficata e concesse all’uomo la possibilità di schiacciare sul pedale dell’accelleratore fino a sentire il mormorio del vento contro la sagoma della sua automobile.
Non aveva di proposito acceso l’autoradio, non voleva dare al proprio passeggero il pretesto per non parlare. Avrebbe voluto sapere il significato di quello scambio di persone ancor prima di arrivare in riviera, dove nella residenza estiva sapeva non ci sarebbe stato nessuno ad aspettarli.
Di tanto in tanto il suo sguardo puntava verso destra, attirato dai leggeri movimenti della donna che portavano al sollevarsi della gonna, mettendo in risalto le lunghe gambe brunite.
Distogliendo qualsiasi tipo di pensiero da quanto avrebbe voluto approfondire, si concentrò su ben altre tipo di curve, che intervallate da innumerevoli gallerie lo avrebbero accompagnato per almeno un ora ancora.
Ma un pensiero lo tormentava.
Quella donna, seduta al proprio fianco, avrebbe potuto essere la persona che sentiva di amare. . . ma che per un ignaro motivo, voleva dimostrarsi il suo esatto contrario.
123456
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Non potevo non commentare questo tuo bellissimo racconto... a cui ho visto ne seguono altri... decisamente ben scritto... assolurtamente non noioso e ricco di colpi di scena... brava Valentina... continua a scrivere, mi raccomando... un abbraccio
- non è facile romanzare in modo scorrevole, semplice e anche molto accattivante... brava.