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La donna del bosco
Esce di casa, lasciando la porta leggermente accostata e si avvia per la strada che porta al bosco. sono le 7 di sera ed ha appena cenato con il solito panino al prosciutto. La luce del sole è ancora abbastanza abbagliante. Durante quella passeggiata gli vengono in mente alcuni ricordi che gli fanno cambiare idea sul fatto di ritornare a casa alle 8. Comincia ad accellerare il passo dalla rabbia che producono quei ricordi, come se qualcuno lo aspettasse alla fine di quel boschetto. Continua a ricordare cosa successe 8 anni prima: era il suo settimo compleanno ed i genitori lo lasciarono in casa mentre andavano a prendere la torta e qualche regalo. Avevano promesso di impiegare massimo 30 minuti di tempo. Ma da quella porta, un'ora dopo, non entrarono i genitori con i regali, ma lo zio del bambino con la fidanzaata che lo seguiva, obbediente come un cagnolino. Nessuno fece una parola, fin quando all'ora di cena, gli zii spiegarono cosa era successo al padre ed alla madre del bambino, ma grazie al linguaggio molto complicato che usavano capì solo che erano stati uccisi mentre andavano al negozio di giocattoli. Si alzò e lasciando la cena a metà si chiuse in camera piangendo. Lo zio non si curò minimamente della sua malinconia, ma si ritirò tranquillo nella sala a fumare una sigaretta, invece, la donna che il ragazzino chiamava zia, lo seguì e lo consolò per qualche minuto, fin quando lo zio la chiamo per asciugare la vodka che aveva appena versato sul pavimento. Finì anche quell'estate e ricominciò la scuola, e spettava all'uomo accompagnarcelo, che rispettò questa regola solo per alcune settimane, finché, per qualche strano motivo, cambiò idea all'improvviso e lo accompagnava fino a metà strada, poi girava tutte le mattine verso la via dove si trovava il bar, e alle 4 non tornava a riprenderlo. L'unica cosa che gli ripeteva ogni mattina era: "non raccontare tutto questo alla mia fidanzata, tua zia". Però una mattina, all'entrata della scuola, il bambino si accorse che era avvenuto qualche problema all'interno della struttura e che per quella settimana la scuola sarebbe rimasta chiusa. Si avviò verso il bar per tornare con lo zio a casa, ma la scena che gli si presentò davanti non era esattamente quella che si aspettava: l'uomo stava baciando un'altra donna che non era sua zia. Rimase in silenzio ad osservare la scena per qualche minuto, poi decise di tornare a casa da solo, quando il proprietario del bar gli chiese se aveva bisogno di qualcosa o se qualcuno l'avesse disturbato. Entrato, raggiunse la zia nella cucina, e con tutta l'innocenza di un bambino, raccontò ciò che aveva visto, come se fosse la cosa più normale del mondo, e in fondo, per un bambino lo era. Lei si recò immediatamente nella sua stanza e preparò una valigia molto grande per il suo ragazzo dove mise tutto ciò che gli apparteneva. Fece tutto ciò sotto agli occhi stupiti del ragazzino. Arrivato lo zio lei gli impedì di entrare e gli ordinò di prendere la valigia che lo aspettava davanti alla porta. Dopo calci, urla e tanto spavento per zia e nipote, l'uomo se ne andò. Ma i problemi non finirono lì: la povera donna cadde in depressione, e stava chiusa in casa 24 ore su 24 a fumare ed a bere. Iniziò anche a prendere delle strane pasticche ed a farsi delle punture sul braccio, ed il bambino la guardava spaventato di nascosto. Passarono in quella situazione 4 lunghi anni, la donna era molto aggressiva sotto l'effetto dell'alcool, ed il 23 dicembre morì. I medici dissero che morì per overdose e la portarono via. Il ragazzino venne portato in un orfanotrofio e vi rimase per un anno intero, finché non scappò portando con se tutti i soldi che aveva guadagnato lavorando con i custodi. L'orfanotrofio, ospitando oltre 890 bambini e 50 responsabili, non si accorse che ne mancava uno. Tornò a casa e vi rimase in segreto, guadagnandosi da vivere servendo alcune famiglie ricche e spacciando droga segretamente da parte della mafia. Piangeva spesso per queste cose che era costretto a fare. Non gli piacevano per niente.
Si alza dal tronco su cui è seduto e riprende a camminare. Si è tranquillizzato e quel brutto ricordo è finito. Tira fuori una sigaretta e inizia a fumare. Sa che per vivere bene deve dimenticare il suo passato. Incominciava a farsi buio, ma vuole continuare a camminare, non ha nessuna intenzione di ritornare a casa. Adesso ha paura, ogni rumore che sente fa uno scatto indietro e controlla che nessuno sia alle sue spalle. Sente le lacrime che scendono sul suo viso, è triste. Stringe i pugni e continua a camminare, anche se ormai il sole l'ha abbandonato. Prende la pila e ricomncia a camminare, ma le gambe non reggono più. Spegne la luce e si appoggia ad un masso, chiude gli occhi e decide di appisolarsi per cinque minuti, che in qualche modo si trasformano in otto ore. Passano in fretta e nel frattempo sogna, sogna un mondo migliore, una villa in collina e una famiglia sempre sorridente, tanti amici veri e una ragazza che viene apprezzata dalla famiglia come una figlia, nessun litigio, niente urla, solo sorrisi, abbracci, coccole e tanto amore. Si sveglia all'improvviso ed il terrore lo coglie all'istante. Guarda sotto di se, allunga le mani e cerca di aggrapparsi, vorrebbe tornare indietro nel tempo di alcune ore e uscire da quel bosco: si è addormentato su di una roccia che a malapena si regge sul bordo di un burrone. Gira gli occhi senza muovere un solo muscolo del viso, guarda terrorizzato il fiume, prova a rigirarsi a destra ed a ricadare sulle foglie, ma la roccia continua a tremare, ed ha paura di non farcela. Si chiede quale angelo l'abbia protetto durante il suo sonno. Poi gli viene un'idea, che pensa derivi sempre dal solito angelo: si slaccia la cinturapiù lentamente che può. La roccia continua a tremare. Ci riesce, toglie la cintura e la lancia verso l'albero più vicino. Niente. Non l'ha preso e la roccia continua a tremare. Riprova: sa che se non muore cadendo di sotto morirà di fame e di sete immobile su una roccia. Non sa quale morte scegliere, ma non ha niente da perdere: lancia ancora la cintura. Niente. Sposta ancora gli occhi, capisce che sono più di sette metri, basandosi sul ricordo dell' altezza della casa del vicino, a tre piani. Decide di provarci un'ultima volta. Lancia la cintura, sfiora l'albero, lo prende. Si sente sollevato, e si vede già in piedi sulle foglie a ridere verso il masso che cade. Si aggrappa alla cintura e si spinge lentamente con i piedi, continua ad alzarsi si sente sollevato e si aggrappa con più forza. Sente all'improvviso un rumore secco, come uno sparo, ma più lieve. Si sente all'improvviso più leggero. Guarda la cintura: si è spezzata. Si sente cadere, non velocemente ma lentamente, cerca di buttarsi in avanti, è disperato, sente il masso vascillare sotto ai suoi piedi. Cerca di buttarsi in avanti, ma niente. Ruota le braccia per tenersi in equilibrio. Chiede aiuto. Vive tutti quei secondi lentamente, come in un film a rallenty. Sente la sua pancia che brontola, il cuore che batte, il sudore che scende, il suo respiro, ma non sente alcun suono. Si aggrappa all'aria. Vede la roccia precipitare sotto ai suoi occhi, si sente improvvisamente volare e sente uno strano dolore allo stomaco che lo porta a gridare. Aveva sentito parlare di quella senzazione come "vertigini" nell'orfanotrofio. Ha paura. Sente un'altro rumore improvviso rimbombare nelle sue orecchie, sembra lontanto, ma non lo è affatto. Si sente sbattere in quel preciso istante in qualcosa di freddo e capisce che l'angelo che l'aveva protetto tutta la notte per fargli fare bei sogni, se n'era già volato da qualcun'altro. Vede tutto sempre più scuro, ma non sente dolore. La vista si oscura di più ogni secondo che passa. Il suo mondo è già diventato nero. Chiude gli occhi e non pensa più. Qualcuno gli ha rubato tutti i suoi precedenti pensieri. Si sente bene, libero, e come per magia ricomincia a vedere, ma si rende conto che ciò che vede quasi sicuramente lo immagina. Una luce, un campo di grano. La luce diventa sempre più forte, era la luce che era venuta a mancare la sera prima, l'oscurita che l'aveva spinto in quel masso. Vorrebbe attorno a se la sua famiglia, ma sente solo delle voci amiche. Finalmente si rende conto che il suo viaggio è finito, che le voci sono quelle dei parenti morti. Così chiude i bei occhi verdi, tranquillo e sereno.
Si risveglia all'improvviso. Un uomo vestito di verde gli punta una lucina molto potente nell'occhio destro. Si trova su un letto comodo e con le lenzuola bianche, un po' sporche di sangue nella zona dove stanno riposando i piedi. Sente la rabbia che sale, stringe i pugni doloranti e, quando sta per gridare, l'uomo incomincia a parlare con le sue colleghe. "L'operazione è andata bene, ma il ragazzo ha poche probabilità di ricominciare a camminare. Non ho ancora ingessato i piedi e le gambe: per ora devono respirare. Portategli il pranzo tra due ore". La rabbia aumenta. Era così vicino ai suoi genitori, alla sua zia acquisita, ai suoi nonni, e qualcuno lo ha riportato nella dimensione dove sfiorando la gente si può toccare, sfiorare, e provare tutte le emozioni. Non si rende conto se l'angelo l'ha abbandonato o no. Non capisce se il fatto di essere tornato alla vita terrena sia una cosa bella oppure no. Sta male, sia emotivamente che fisicamente. Ha dolori ovunque, dalle punte dei capelli alla punta dei piedi. Un'infermiera si siete al suo fianco, su una sedia in pelle. "Ragazzo, qual'è il tuo nome?"
"Erez"
"un bracconiere ti ha trovato sulle rive di un fiume e ti ha portato qui, in quest'ospedale. Il suo gesto è stato fantastico, non trovi?"
"Beh.. Io.."
"Non ti preoccupare, non gli devi niente! Quanti anni hai?"
"Quasi sedici."
"Cosa ci facevi sulle rive di quel fiume?"
"Sono scivolato..."
"Capisco. Tra poco mangerai. Ti porto compagnia, ti va?"
"Come? .. Cioè, chi vedrò?"
"Mia figlia oggi aveva sciopero a scuola. Ha un anno in meno di te. Meglio parlare con una giovane che con una donna avanti con gli anni, no?"
"Ah, beh.."
"No! Non rispondermi nemmeno, vado a chiamarla"
Il ragazzo si addormenta. È proprio sfinito. Ma pochi minuti dopo una voce squillante lo sveglia.
"Hei! Io sono Alicia, tu?"
"Mi chiamo Erez." Risponde sbadigliando.
"Bel nome!" La ragazzina si avvicina al viso di lui, e sussurra con un sorrisetto maligno: "Mia madre se l'è bevuta, la storia dello sciopero! E così ho saltato un'altro compito in classe! Non sono geniale?!?" Lui sorride, ma non risponde, così lei offesa ribatte: "Chi tace acconsente! Che scuola fai?"
"Non vado in nessuna scuola.."
"Cosa? Tu non devi studiare? Beato tu! Vorrei tanto essere come te..."
"No, io non studio perché non ho i soldi per permettermi di andare in una scuola, ma avrei fatto volentieri lo scientifico. Me la cavavo alle elementari con la matematica e me lo consigliarono i miei genitori. Con loro parlavo delle medie e delle superiori.."
"Quindi alle elementari avevi i soldi.. Ed adesso non ne hai più?"
"No, ho avuto problemi in famiglia. Ma parliamo d'altro: che scuola fai?"
"Liceo classico."
"Wow! Ottima scelta!"
"Veramente mi ha costretto mio padre, è un insegnante di letteratura.."
"Dai, ma il classico è quello più importante, insieme allo scientifico.."
"Mi sembri mio padre." La ragazza incomincia a storcere la bocca, ed a sbuffare.
"Beh, d'altronde ognuno dovrebbe fare ciò che più gli piace. Cosa volevi fare?"
"Le magistrali, ovvero lo psicopedagogico.."
"Anche quella scuola non è male, ti avrebbero portato a fare degli ottimi lavori.."
"Grazie." È l'unica risposta che le viene in mente. Prende l'iPod e si mette gli auricolari. Fa partire la sua canzone preferita: Only girl in the world di Rihanna. Appena uscita.
"Ti ho annoiato?"
"No, sono solo un po' stanca. Torno di là, nell'altra stanza, ok?"
"Sei libera di fare tutto ciò che vuoi, con me, ma mi tenevi compagnia."
"Allora vado.. Ciao."
"A presto.."
Si riaddormenta. Più tardi un' infermiera con il camicie bianco lo sveglia. "Vuoi mangiare o no?"
"Si, mi scusi, avevo solo un po' di sonno."
"Prendi questi." Gli appoggia un vassoio in legno con su un piatto di minestra, dell'acqua, e delle verdure. Per la prima volta, dopo tanti anni mangia qualcosa di decente. Si sente benissimo. Vorrebbe rimanere in quell'ospedale per sempre. In quel misero pasto, lui ha l'mbarazzo della scelta e non sa da dove cominciare. Prende in cucchiaio di plastica trasparente e inizia a sorseggiare la minestra. Ha i bracci doloranti e le mani graffiate, ma quella roba secondo lui è "squisita". Ha quasi finito, quando entra un altro dottore. Sembra preoccupato. Incomicnia a parlare, con un tono di voce molto deciso. "Guissani Erez, giusto?"
"si, è il mio nome."
"Abbiamo impiegato ore per cercarti con il computer, abbiamo dovuto chiamare i carabinieri. Ma non riusciamo ad avvertire i tuoi genitori e dire loro che sei qui."
"Loro sono morti."
"Nello stesso incidente?"
"No.."
"Ragazzo, per te è brutto, lo so, ma non farla lunga. Sei minorenne e sia tu che noi responsabili abbiamo bisogno di un adulto che si assuma le tue responsabilità."
Erez pensa un pò, ma l'unico che gli viene in mente è lo zio. Non voleva più rivederlo, ma forse questa volta sarà costretto.
"Allora?"
"Ho uno zio. Si chiama Guissani Michele. Non so dirle dove abita di preciso, ma so che è qui in regione, ma adesso dovrebbe avere 37 anni.."
"Grazie, adesso puoi riprendere a mangiare."
Finisce di mangiare. Appoggia il vassoio e incomincia a pensare: forse rivedra suo zio.. È terrorizzato. Si addormenta, con il cuore in gola. Una voce, una donna, lo sveglia di nuovo. "Abbiamo ritrovato tuo zio ed il suo numero. L'abbiamo chiamato e sarà qui tra poco. Sono la collega dell'uomo che hai visto prima. Non sei contento?"
"Si, certo. Grazie a voi ho ritrovato mio zio, e..." incomincia a sudare. "Beh, grazie di cuore". La donna si allontana, e lo lascia lì, da solo. È terrorizzato. Quell'uomo così crudele, che ha osato rovinare una donna speciale come sua zia, sta per rivederlo. Vorrebbe morire, o scappare. Ma si ricorda all'improvviso cosa ha detto il dottore: forse non ritornerà mai a camminare. Incomincia a piangere. Chissà cosa gli farà quell'uomo. Solo ora si preoccupa delle sue gambe. Stringe i pugni e tirna piano il lenzuolo con entrambe le mani. Alza la coperta leggera, e vede le gambe. Con la sola vista di esse incominciano a fargli male. Dentro alla sua carne è stato iniettato uno strano apparecchio che non sa né come si chiama, né quale sia la sua funzione. Prova ad alzare la gamba destra, ed un dolore lancinante che parte dal tallona e finisce sul collo lo coglie. Solo in quel momento capisce che la schiena è paralizzata del tutto, ed il terrore sale. Piange. Non riesce a dormire. Guarda la flebo. Allunga il braccio sinistro e beve un sorso d'acqua. Prende un sonnifero che gli infermieri avevano lasciato lì per errore. Lo ingoia e beve. Si addormenta. Sogna, è un incubo.
Si trova in un bar con i suoi genitori. Gli offrono un panino, ma non sorridono e non parlano. Quando ha finito il panino i suoi lo prendono per un braccio e lo portano in una casa abbanonata. Scendono le scale di quella che doveva essere la cantina. C'è un'uomo, un po' anziano, dall'aria severa. Chiede ai suoi genitori: "Il ragazzo ha mangiato?"
"Si"
"Ha bevuto?"
"No"
"Allora non posso eseguire. Deve bere. La regola è: si mangia, si beve, e si muore.." I suoi tirano fuori una bottiglietta d'acqua e lo fanno bere. Erez sa già a cosa sta andando incontro, ma beve lo stesso. Lo fa per i suoi cari. Ingoia lentamente. L'uomo lo prende, lo mette su un lettino e fa uscire i genitori, che non sono ne tristi ne felici. L'uomo lo lega al lettino con delle cinture, prende una pistola e gliela punta alla testa. Spara. Il ragazzo continua a sentire tutto, i rumori, le voci, l'uomo che cammina, che lo tocca... Ma non vede niente. È tutto nero. Più tardi la vista ritorna. L'uomo sorride e dice: "Adesso sei con noi, fai parte del nostro mondo."
Si sveglia. C'è una donna, senza camice, che gli appoggia il ghiaccio sulla fronte. Appena si accorge che lui ha aperto gli occhi, si presenta. "Ciao bello! Io mi chiamo Tanya, e sono la compagna di tuo zio. Vengo dalla Romania."
"Ciao.. Posso farti una domanda?"
"Si, ovviamente.."
"Da quanto tempo stai con mio zio?"
"Ormai sono parecchi anni. Ho avuto anche un bambino. Si chiama Julian ed ha quasi sei anni"
"Mi fa piacere.. Sai percaso se lo zio aveva un amante, o roba del genere? Insomma un'altra donna"
"No! Anzi, un giorno si è presentato con una valigia e mi ha detto che sarebbe venuto a vivere con me. Ero molto felice" Il ragazzo capì qual'era quel giorno. Il giorno in cui la zia lo fece uscire con la sua valigia.
"Adesso dov'è?"
"Sta firmando dei fogli per te. Invece nostro figlio è nella sala giochi per bambini dell'ospedale, al piano di sotto"
"Ok.. Ma adesso lo zio cosa farà con me?"
"Abbiamo già deciso tutto.. Quando starai meglio verrai a casa con noi.. Zio mi ha raccontato la tua storia. Mi ha detto come ti avesse perso di vista e come gli sei mancato"
"Lui ha detto così?!?"
"Si! Cosa c'è, sei meravigliato?"
"Aah, no!"
Entra un uomo in stanza, che dimostra più anni di quelli che ha. "Erez!! Nipote mio! Ti prego Tanya lasciaci da soli pochi minuti"
"Ciao zio.."
"Erez! Dio.. Quanto mi sei mancato!"
"Non pensavo.. Tu hai rovinato tutto con la zia.. Tu hai contribuito a rendere la mia vita un inferno!"
"Non essere arrabbiato caro.. Io..."
"Tu cosa? Non dovrei essere arrabbiato??"
"Vedi caro, io avevo bisogno di una donna più, più.."
"Più cosa? Zia era speciale.. È morta a causa tua! Tu mi odi, mi uccideresti. Ho paura di te zio, devo dirtelo"
L'uomo si accende una sigaretta. "Non devi. Ho sbagliato e lo so. Ma Tanya ti vuole bene, anche lei è speciale. Vivrai bene con noi. Ti manderò a scuola. Un bel liceo classico, che ne dici?"
"Non dico niente zio. Apparte che non ho mai sognato di fare un liceo classico, ma poi perchp dovrei vivere con voi? Ah, qui non si fuma.."
"Perchè sei minorenne!" La sua voce è più decisa. Non spegne la sigaretta finché non glielo ripete l'infermiera.
"Non voglio! Non posso! Io voglio tornare a casa mia, anche se sono solo!"
"Non capisci che se le forze dell'ordine di beccano ti portano in un riformatorio o in una casa famiglia? Sei minorenne, Cristo!"
Una dottoressa entra. "Signori, qui la gente è debole e stanca. Abbassate la voce!"
"Erez, tu vieni con noi. Che ti piaccia o no."
"No, non mi piace.. Non mi piace per niente"
"Ti ci abituerai. Vieni fra una settiamana e mezzo. Ti piacerà, vedrai.."
L'uomo esce dalla stanza. È nervoso. Se ne va. Erez è triste. Sente le lacrime che scendono, ancora. Non vorrebbe piangere. Passa una settimana. La ragazza non torna più a trovarlo. Le infermiere non gli parlano più. Fuori piove sempre. La televisione non si accende ed il pranzo non è più così buono per lui. Pensa sempre a quella ragazzina. Vorrebbe rivederla almeno una volta. Una volta sola. Ricorda i suoi capelli rossi, la sua voce acuta, le lentiggini, gli occhi verdi, la carnagione chiara. La vorrebbe al suo fianco. Vorrebbe scambiare coe parole con lei un'ultima volta. Sono le due e mezza. Ha mangiato da poco ed entra lo zio, con la fidanzata ed il figlio. Li precede un dottore. Lo controlla, compila un modulo e toglie, provocando dolore, la protesi dalle gambe. Il dolore è lancinante. I dottori prendono il ragazzono e lo siedono su una seggiola a rotelle. Riesce e muovere solo le braccia. Le infermiere discutono un po' con lo zio e la donna. Poi lei si avvicina e spinge la carrozzina. Arrivano al piano inferiore. Nessuno fiata, ma il bambino, un po' spaventato e scombussolato, bisbiglia in collo al padre. Fa molte domande sul ragazzo. Arrivano all'auto. Prendono Erez e lo montano in macchina, accanto al bambino, che gioca con una console. Nessuno parla. Si sente solo il rumore dei tasti della console, che vengono schiacciati ripetutamente. Si inoltrano in un posto disabitato. Non passa neanche una macchina. La macchina "salta" sui sassi, provocando dolori alle gambe del ragazzo, che si accende in modo arrogante un'altra sigaretta. Gliel'hanno insegnato gli zingari a fumare. Forse fuma per paura. Il cielo è grigio, come il suo animo. Nessuno protesta per il fumo. È pieno di alberi e di buche nella strada. È un posto disabitato ed è molto in basso, in pianura. L'umidità non manca. Si avvicinano ad una casa, con i muri pitturati di verde chiarissimo, con l'edera sui muri. Aprono il cancello con il telecomando ed entrarono. La casa era a due piani, ma molto piccola. Entrano. C'è odore di frutta. Erez si spinge piano piano con la sedia a rotelle. Esplora la cucina, la sala ed il bagno. Hanno un'aspetto abbastanza curato. Lo zio lo segue, con il bambino e con Tanya. "Ti piace, caro?" Chiede la donna.
"È un bel posto, devo ammetterlo.. Mi piace molto la cucina"
"L'ho ristrutturata con lo zio. Diglielo tesoro!"
"Si, ci abbiamo messo ben sei mesi. Nel frattempo Tanya era incinta del nostro cucciolo: Filippo"
"Prendi questa, sarai affamato" Il bambino offre una mela, rossa e pulita al ragazzo.
"Grazie.."
"Dopo andiamo a giocare?"
"Si, ma che sia un gioco tranquillo"
"Io e mamma andiamo a leggere i fogli che ci hanno dato i dottori per Erez. Fate i bravi" Dice Michele, con un tono di voce deciso.
"Ok papà. Mamma ricordati che abbiamo fame!"
"Dopo cucino piccolo mio, stasera per festeggiare mangeremo la pizza con i funghi"
"Buona! Grazie!"
I ragazzini si ritirano in sala, a giocare, ma la malinconia non abbandona Erez, sente che qualcosa sta per accadere, e spera di sbagliarsi. I grandi leggono i fogli, e discutono sulla situazione. "C'è scritto che è difficile che tuo nipote possa tornare a camminare, ma le braccia si sono salvate"
"Lo so. Sono disposto a tutto pur di farlo tornare a correre, ed a sorridere. L'ho fatto soffrire già troppo, e mi vede come un killer"
"Stai facendo il possibile"
"Lo so. Voglio mandarlo ad un liceo classico, quello più vicino"
"Come possiamo permetterci tutto? Io sono casalinga e tu sei un operaio.."
"Ce la faremo. Uno è mio figlio e l'altro è mio nipote. Li amo entrambi"
"Adesso cucino, tu non essere nervoso, aggiusteremo tutto"
"Ah, Tanya.."
"Si?"
"Pensi che se regalassi loro un cucciolo di cane, sarebbero felici? Ho letto sul giornale che la presenza di un animaletto in casa rallegra tutti"
"Sarebbe una spesa in più, ma possiamo provare"
"Grazie, sei una donna speciale"
I problemi non sono spariti, sono solo diminuiti per qualche mese. Erez si riprende, minimente, e incomincia il liceo. Scopre che nella classe accanto c'è la bella ragazza con i capelli rossi, e cerca sempre di parlarci, ma evidentemente è fidanzata con il ragazzo che abbraccia sempre. Se lo aspettava che andando al classico avrebbe rivisto Alicia, perchè quel liceo è l'unico della città. Un paese un po' povero. Si è fatto pochi amici. Tanya ha incominciato a fare dei lavoretti fuori casa e lo zio ha chiesto un aumento. Se la cavano. Hanno un cagnolino che Filippo ha chiamato Fragola, e che sta tutto il giorno incollo ad Erez. Gli trasmette molto amore. I mesi passano. Erez se la cava a scuola, ma il nervosismo di Tanya aumenta sempre di più. Un giorno Michele decide di portare il figlio ed il nipote in un parco, con la macchina. Tanya rimane a casa, ha invitato alcune amiche rumene a prendere un caffè ed a fare una giratina. Michele va molto veloce con l'auto, e ad ogni buca la macchina salta facendo ridere il bambino come un matto. "Le montagne russe papà!!" grida ridendo. Erez pensa alla sua Alicia, vorrebbe averla accanto. Ad un certo punto Filippo incomicnia a piangere. "Papà, ho la nausea, rallenta!"
"Adesso mi fermo, aspetta che trovi un po' di spazio, siamo in autostrada"
"Papà sto per vomitare!" Ripete tossendo.
"Zio girati! Filippo è quasi viola!" Grida Erez. Parla raramente, quindi questo è un caso importante.
Michele si gira. Una macchina grigia vuole superarli. Ci prova. Le altre macchine suonano, e si sente un rumore fortissimo. Scatta l'allarme. Il ragazzo sta vivendo il momento a rallentatore, di nuovo, come quando cadde. La macchina si sposta verso l'erba. Si ribalta. Filippo non piange più. Sta zitto. Ha sbattuto la testa più volte, e continua a sbatterla. La macchina non si è ancora fermata. Nessuno vede niente. C'è un fumo scuro che esce da qualche macchina fuori, ed antrando dal finestrino aperto offusca la vista. Erez vive il momento senza sentire niente, solo cercando di vedere tutto con terrore. Vive il tutto a rallentatore, come già successo in passato. Passano ore lì sotto. Nessuno li salva. Poi arriva un'ambulanza sul posto e portano via Michele e Filippo. Erez invece sta bene, anche se gli bruciano gli occhi. Non capisce niente. Chiede di poter venire con lo zio, ed i dottori acconsentono. La sirena si accende e l'ambulanza riparte a tutta velocità. Filippo non respira, Michele perde sangue dalle mani e dalle gambe. Dorme.
Sono in ospedale. Lo fermano in sala d'aspetto, e mentre è seduta su una sedia a rotelle offertagli dall'ospedale, capisce quanto tiene allo zio ed al suo nuovo fratellino. Passano i secondi, e così anche i minuti e le ore. Tre ore. Un' infermiera con i guanti sporchi di sangue esce dalla porta. Senza dire niente prende la carrozzina e la sposta dentro. "Aspetta qui" dice con voce gentile, ma ferma e decisa. Arriva un uomo, vestito di verde, anch'esso sporco di sangue. "Mi chiamo Robbie"
"Felice di conoscerla. Come stanno loro?"
"Sono venuto qui per darti una cattiva notizia"
"No.." Bisbiglia il ragazzo.
"Il tuo fratellino... Non ce l'ha fatta"
"No.." Continua a bisbigliare. Vorrebbe alzarsi.
"Mentre tuo padre, beh lui..."
"È mio zio"
"Tuo zio ha perso la vista"
"No!"
"So che è difficile, ma.."
"No! Non può essere! Non potete fare niente?"
"Quello che si poteva fare l'abbiamo già fatto, sono spiacente. Avete qualcun'altro in casa in grado di venirvi a prendere?"
"Si.. Io.. Cioè lei, è la ragazza di mio zio.. E... Verrà con l'autobus..". Sta singhiozzando. Non capisce più niente, e non respira bene. Si sente malissimo, e mentre piange, l'infermiera lo porta al telefono dell'ospedale. "Dimmi il suo numero caro" Lui dice il numero, e dopo poco la donna parla con Tanya. Non riesce a sentire la sua voce, sente solo un rumore metallico che risponde ad ogni domanda dell'infermiera. "Signora, deve raggiungere la sua famiglia qui all'ospedale. Si, è grave. Venga il prima possibile. Lui sta bene, ma ha perso la vista. Arrivederci"
Erez piange, continua a piangere. Vorrebbe smettere ma non ci riesce. All'improvviso, una voce squillante familiare lo coglie. "Erez! Che ci fai qui?"
"Alicia! Io ti ho visto a scuola.. Sono al classico.. e.."
"Ma stai bene? Come mai sei all'ospedale?"
"Mio zio si è fatto male, ma non è niente.. Tu? Non hai scuola?"
"Si, ma mia cucgina ha appena partorito, e sono venuta a vedere la piccola"
"Capisco.." Ripete Erez singhiozzando. Non gli era ancora passata.
"Perchè piangi?"
"No, niente.. Sono molto contento di vederti"
"Non sono stupida. Sarai anche contento ma piangevi già da prima"
"Mio zio ha perso la vista"
"O mio dio..!"
"Tranquilla, cioè.."
"Mi dispiace.. Dovevo stare zitta" Si avvicina a lui e lo abbraccia. Non lo lascia.
"Forse questo non è il momento Alicia, ma devo confessarti che tu mi piaci molto. Ho provato a dirtelo, ma a scuola tu stavi con un'altro ragazzo.."
"Sciocco! Quello è mio cugino. È in classe con me.." Dice, con una voce tranquilla ed un tono dolce. Non lo lascia. Nessuno dice più niente.
Arriva Tanya. Prende Erez dai manici della carrozzina e lo porta con sé nella stanza dello zio.
"Ci vediamo Alicia"
Entrambi piangono. Arrivano alla stanza. Aprono piano la porta.
"Chi c'è?"
"Amore.."
"Tanya.. Io sono mortificato! Tanya.. Tesoro.."
"Dov'è Filippo?"
"Amore vedi.. Nessuno ha la colpa.."
"Dov'è mio figlio?!?!"
"Non ce l'ha fatta"
Tanya incomincia a gridare. Piange. Urla. Michele si alza e vagando un pò, alla fine la trova. La stringe. "Andiamo a casa. Tutto si risolverà". Entrambi piangono. Erez singhiozza. Prendono l'autobus e arrivano a casa. Passano i giorni, e con loro le settimane. Erez va raramente a scuola e Alicia ha trovato un altro ragazzo. Tanya va da uno psicologo, ed incomincia a dare segni di insabilità psichica. Non è più così premurosa con il suo compagno. Michele sta tutto il giorno seduto e spesso ascolta la musica o fuma. Erez non fuma più, ma non è migliorata la situazione delle gambe, e ancora non cammina. Una sera Tanya mentre mette a letto Erez, quando gli dice "Ti amo, sei come il mio filippo" Da quella strana sera passano i giorni, finché una mattina il ragazzo sente urlare lo zio. Prova a scende, ma le scale glielo impediscono. "Tanya! Che succede??" La donna sale le scale. È sporca di sangue nelle mani e nella maglietta. "Amore.."
"Cos'hai fatto allo zio?"
"L'ho ammazzato! Non sei contento?"
"Cosa?!?"
"Io amo te, non lui". La donna è impazzita. Si siede incollo al ragazzo, e lo bacia. "Amore mio.."
"Togliti, troia!"
"Tesoro, non fare complimenti.. So che anche tu mi ami.."
Erez urla.
"Ti ci dovrai abituare tesoro. Io ti amo"
"No! Ti odio"
"Non mi fare arrabbiare.."
"Schifosa pervertita!"
Lei ascolta, in silenzio si alza. Lo prende dai manici della sedia a rotelle, lo porta indietro di qualche passo. "Ti amo, e ti avrò. Con le buone o con le cattive". Lo lancia. Erez urla. Cade dalle scale. Perde molto sangue in fondo, ma è vivo. Vede con la coda dell'occhio lo zio, morto. Si sposta, spingendosi con le braccia. Arriva vicino alla porta. Allunga la mano per aprirla, ma una mano fredda lo riprende. Tanya lo prende in braccio e lo porta sul letto. Lui urla. Lo mette sul letto. "Queste braccia non ti aiuteranno mai più a scappare". Prende un'accetta.
"Ti prego Tanya non farlo! Non scapperò più, lo giuro!"
"Dato che hai alzato il braccio destro per aprire la porta, ne risentirà solo quello". Alza le braccia impugnando l'accetta. Mira alla spalla destra. Lascia cadere le braccia. Si sente il rumore della carne che si sfracella. Erez urla.
"Amore vado a farti una minestrina.. Riposati"
Lui cerca di inventarsi qualcosa per scappare. Pensa. Suda. È agitato. Passa un'ora.
"Eccomi amore mio, è una minestrina deliziosa. Ti accendo un po' la musica, e nel frattempo, mentre mangi, spazzo via il corpo del tuo zietto"
"Ma non sono mancino!"
"Ti ci abituerai"
Lei si allontana. Non ha acceso la musica. Lui piange. È disperato. Passa due giorni in quel letto, senza muoversi. Il terzo giorno arriva Tanya.
"Amore mio! Non ti sei neanche mosso.. Mi ami davvero!"
"Posso fare una telefonata? Ho un'amica che potrebbe aiutarci.."
"Vuoi provarci con un'altra?!?"
"No! Voglio andarmene da questo posto!"
"Stai scherzando spero..". La donna prende un martello. Prende la mano di lui. Rompe due dita. "Mettiti in testa che sei mio". Si allontana, piangendo. Erez capisce che è impazzita sul serio. Piange. Pensa. Deve rubargli il cellulare. Capisce che è l'unico modo, e che per salvarsi nel frattempo deve assecondarla. Passano quattro ore. La donna rientra. "Tieni, l'ho fatto per te". Gli consegna un piccolo centrino ricamato a mano.
"Ti ringrazio di cuore.."
"Non c'è di ché.. Sai quanti sono disposta a farne per il mio tesoro?"
"Grazie, ancora grazie"
"Vado a farti altri regalini. Trattali con amore"
"Aspetta! Non mi dai un bacino?"
La donna si avvicina. Lui cerca di prendere il cellulare dalle tasche dietro. Non ci riesce. Si addormenta in preda al panico. "Sveglia!". Sobbalza sul letto e si sveglia. Sono passati due quarti d'ora.
"Dimmi cara"
"Ti ho fatto un piccolo regalino"
"Grazie, è un bel ricamo"
"Di nulla amore! Vuoi anche una tovaglietta?"
"Beh.. Io.."
"Ok! Vado a cucirtela subito!"
"Mi dai il bacio?"
Si avvicinano. Cerca nelle tasche. Il telefonino non c'è. Lui si fa coraggio: "Posso avere il cellulare? Vorrei chiamare un mio amico.."
"Il cellulare è in carica. Se hai un'amante ti sgozzo"
"Non ho amanti.."
"Vado e torno con una tovaglietta nuova di zecca!"
Erez chiude gli occhi ma non dorme. È disperato. Vuole scappare da lì. Ha appena avuto un idea fantastica. Quando lei rientrerà, le chiederà di poter andare dal suo cane. Sa quanto si è affezzionato a quel cucciolo. Acconsentirà sicuramente. Passano due ore, tre ore, quattro... La donna entra. "Non riesco a cucire il bordo della tovaglia.. Potrai mai perdonarmi?"
"Certamente! Ma voglio chiederti una sola cosa.."
"Che cosa?"
"Posso andare a vedere il nostro cagnolino, Fragola?"
"Quindi tu ami un'altra?"
"No! Non lo pensare neanche!"
"Vedo che menti: non vedrai mai più Fragola. Ci penso io a lei.."
"Non la uccidi vero?!?"
"Può darsi.. Sono liberà di fare ciò che voglio"
"No!"
Tanya esce, senza ascoltarlo. Rientra un quarto d'ora dopo. "Ho deciso che potrai vedere il cane. L'ho sistemata in questa scatola". Tira su il coperchio. Erez grida. C'è solo la testa della povera cagnetta. "Ma come non sei felice? Hai visto il cane!"
Erez scuote leggeremente la testa. Usa dei movimenti quasi impercettibili. "Voglio chiamare il mio amico, voglio parlargli di te, la mia nuova ragazza"
"Davvero sei disposto a fare ciò?"
"Si.." Risponde, cercando di non far scendere le lacrime..
"Corro a prendere il cellulare!". Ritorna pochi minuti dopo con il telefono in mano. "Resterò qui con te, per sentire che belle cose gli dici.."
"Beh, di solito i maschi parlano in privato.."
"Resto qui. Che ti piaccia o no!"
Lui, con il cuore in gola, compone il numero di Alicia e finge che sia un maschio.
"Ciao! Ascolta, vorrei presentarti una persona, vieni qui, più in fretta che puoi. Sei obbligato! Ti prego! Prima che puoi.. Si... Ti dico la via ed il numero, porta assolutamente degli adulti, muoviti" Attacca. Cancella in fretta e furia il numero dalle chiamate effettuate. "Tieni Tanya.. Grazie. Tra poco conoscerai il mio migliore amico, porta anche la sua famiglia". In realtà ha paura.
"Ci vediamo dopo amore!". Il tempo passa. Due ore. Nessuno arriva. Tre ore. Qualcuno suona il campanello. Sente Tanya che li invita ad entrare. "Benvenuti! Vi porto dal ragazzo! Ma quella non può entrare.. Non voglio che si faccia amanti!"
"Lei, signora è molto spiritosa.." Fa il padre di Alicia. "Forza vieni, la signora scherzava.."
"Ok.. Vieni, ma che non si azzardi a varcare la soglia della porta di camera di Erez!"
Gli altri scoppiano a ridere, ma Tanya non ci fa caso. Salgono le scale. Arrivano alla porta. Alicia aspetta fuori sul serio. Suo padre è sconcertato quando vede la situazione del ragazzo.
"Piacere, Erez. Ti prego Tanya, facci parlare da soli per qualche minuto, ho una sorpresa per te. Stai tranquilla.."
"Scommetto che mi sposerà!" Grida lei, ridendo ed uscendo dalla camera.
"Signore, questa donna ha disturbi psichici e mi ha rapito. Vi prego, portatemi via da qui, mi ha tagliato un braccio. Ho chiamato voi perchè il numero di sua figlia era l'unico che ricordavo. La conosco perchè siamo vicini di classe"
"Oddio.. La cosa è sconcertante, vedrò cosa posso fare. Vado a parlare con Tanya.."
"No! È pazza, ti potrebbe uccidere, se le dici che mi vuoi portare via da qui! La prego non lo faccia! Ci vuole un'altra soluzione.. Voglio tornare a casa.. Ha sparato a mio zio! Dice di essere innamorata di me e mi porta in camera cose ricamate da lei ogni cinque minuti! È davvero velocissima, ma non solo a ricamare. Ha tagliato la testa al mio cane! La prego non scappi.. Mi salvi! Quando sarò fuori da qui l'unica cosa che farà per me sarà riportarmi a casa. Io non posso più camminare.."
"Cosa dovrei fare..?!?"
"Uccidila.."
"Non posso!"
"Addormentala! Questi sono i sonniferi.. Lì, sul comodino"
"Ci proverò, ma sarà difficile farle bere qualcosa da me? Insomma.. Non so quale potrebbe essere la reazion..."
Si sentono degli spari provenire dal piano di sotto. Urla disperate miste ad urla di soddisfazione. L'uomo si alza e corre di sotto. Sua figlia a terra, Tanya con la pistola in mano ed un sorriso amaro stampato in faccia..
"Cos'hai fatto?!?"
"Avevo paura che Erez potesse tradirmi, con questa ragazza.. Sono stata costretta a farlo, devi capirlo buon uomo.."
"Puttana!"
Le salta addosso. Vuole strapparle la pistola dalle mani. Erez sta urlando. Si butta giù dal letto, si spinge con le mani giù per le scale. Le scende meglio che può. Allunga il braccio verso la scultura in acciaio di un porcellino d'india. Lo prende dopo innumerevoli sforzi. Finisce di scendere le scale. Vede i due che stanno ancora lottando. Si avvicina, lentamente. Alza il braccio sinistro, punta alla testa della donna. La colpisce alla tempia. Un rumore leggero. Silenzio. Vive il momento lentamente. Ancora una volta. L'uomo è immobile.
"Portiamo Alicia all'ospedale.."
"Ormai è morta. L'ha colpita alla testa.."
"No! Alicia!!"
"Calmo ragazzo.. Anche io l'amavo.. Sto soffrendo come te"
"Cosa ne sarà di me?"
"Ti porto all'ospedale.."
Le lacrime scendono sul viso di entrambi. Sono in macchina. Nessuno fiata, finché l'uomo non rompe il silenzio bruscamente.
"Non era vera"
"Cosa?" Chiede lui, singhiozzando.
"Non era la mia vera figlia. È adottata. L'amavo"
"Posso capirti. Ho perso quasi tutta la mia famiglia. Cosa ne sarà del suo cadavere?"
"L'onorerò con uno dei funerali migliori, tornerò a prenderlo presto"
"Vorrei essere con te.."
"Ci sarai".
Sono all'ospedale. Erez è in sala operatoria, forse tornerà a a camminare. Invece il padre di Alicia sta medicando le ferite leggere che Tanya gli ha provocato con le unghie. Sono un po' infettate. Passano quattro ore. La porta si apre. Erez che sorride. Ha una protesi al posto del braccio destro. Si arregge sulle stampelle e trema. Cammina incerto, ma cammina. L'uomo lo stringe.
"Potrei adottare anche te, sai?"
"Vorrei, ma ora andiamo a prendere Alicia". Entrambi hanno gli occhi pieni di lacrime. Escondo dall'ospedale e salgono in macchina.
"Ti fanno male le gambe?"
"Molto. Ma ora posso usarle. Quei dottori sono stati bravissimi!"
"Sono felice per te.."
"Io soffro per te."
Sono arrivati. Entrano. Guardano il cadevere di Alicia, e piangono ancora. L'uomo la stringe. Ma Erez è turbato. "Dov'è il cadavere di quella donna?"
"Non ci posso credere.."
"Era ancora viva!"
"Prendi Alicia.. Scappiamo!"
Sentono dei passi. Corrono. Sono in macchina. Partono e scappano. Corrono dalla polizia. L'uomo sta andando a 185 Km/h. Corrono. Passano veloci venti minuti. Sono dalla polizia. Raccontano tutto. La polizia si reca sul posto, ma non trova nessuno. Nessuno. Passano i giorni, i mesi, gli anni. Niente.
12 Dicembre 2010, diciannovesimo compleanno del ragazzo. Esce di casa lasciando la porta leggermente accostata e si avvia per la strada che porta al bosco.
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